Un valzer tra gli scaffali

La recensione del film di Thomas Stuber, con Franz Rogowski, Sandra Hüller, Gerdy Zint, Matthias Brenner

Mariarosa Mancuso

Film di nicchia. Perché di nicchia è nato: il regista Thomas Stuber non attira le folle, l’unica attrice con un nome che ricorda qualcosa agli spettatori si chiama Sandra Hüller e l’abbiamo vista in “Vi presento Toni Erdmann”, raro caso di film tedesco divertentissimo (si sta preparando il remake americano, diretto da Lisa Cholodenko di “I ragazzi stanno bene”, con Kristen Wiig). Tutto all’interno di un supermercato: il valzer di Strauss tra gli scaffali lo balla il carrello elevatore – muletto, per chi lo guida – che serve a spostare le merci. Il nuovo impiegato Christian non può neppure toccarlo, all’inizio: la casta dei mulettisti è chiusa e permalosissima. Gli trovano un grembiule della sua misura, e pian piano viene messo a parte dei segreti e dei conflitti: “Noi andiamo d’accordo con i Dolciumi ma non con i Cibi in Scatola, che invece guardano male con i Surgelati e i Cibi Gourmet” – la peste del gourmettismo è arrivata anche a Lipsia dove il supermercato, che sembra abbastanza popolare, è situato. Altri misteri restano, tra le corsie del magazzino: perché hanno messo i Cibi per Animali assieme ai Detersivi? Non succede quasi niente, come è d’uso in questi film (abbiamo letto recensioni che nello sforzo di trovargli un messaggio tirano in ballo il consumismo, il lavoro notturno, la solitudine delle provincia: tutti messaggi aggiunti e posticci, il regista aveva letto un racconto di Clemens Meyer e aveva trovato originale l’ambientazione). Quel che succede, succede alla macchinetta del caffè. Christian incontra un’impiegata carina e intraprendente, che però è sposata. “Riordinatrice come tutte le donne”, sentenzia il caporeparto brusco ma buono. Miss Dolciumi stuzzica e avvia un flirt, Christian l’impiegato tatuato sembra seriamente coinvolto (e intanto impara a guidare il muletto, inquadrato dal regista come un cavallo selvaggio da addestrare). Non succede quasi niente – è la poesia del quotidiano, capace di attirare solo gli spettatori seriali in grave crisi di astinenza. Ma per via della tenerezza esce a San Valentino, perfetto riciclo per ogni storia d’amore – anche minima e appena accennata.

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