LA FAVORITA

La recensione del film di Yorgos Lanthimos, con Olivia Colman, Rachel Weisz, Emma Stone, Nicholas Hoult

Mariarosa Mancuso

Dispetti. All’inizio del Settecento il dublinese Jonathan Swift era a Londra per perorare la propria causa presso la regina Anna: voleva che la sovrana concedesse al clero irlandese un’esenzione fiscale già concessa al clero inglese. Non la ottenne, e poiché non era tipo da porgere l’altra guancia, si vendicò nei “Viaggi di Gulliver”. A Lilliput brucia il Palazzo Reale – una damigella si era addormentata leggendo un romanzo alla luce di una candela – e Gulliver spegne l’incendio con una pisciata gigantesca. Si spiega così il manifesto del film, due minuscole favorite a cavalcioni sulla faccia di una gigantesca regina (si spiega, ma resta inguardabile). La regina Anna è capricciosa, gottosa, indecisa se continuare la guerra contro la Francia aumentando le tasse, mentre in Parlamento i whig litigano con i tory (a Lilliput la disputa oppone i “tacchi alti” ai “tacchi bassi”, e via con la satira). La duchessa di Marlborough è lì per consigliarla, non senza conflitti d’interesse. Sembrano andare d’amore e d’accordo, quando a Palazzo arriva una lontana cugina, caduta in disgrazia. Coperta di fango – molestie da carrozza, “o me la dai o scendi” – si guarda in giro e comincia a tramare. Ai piani bassi non resterà per molto tempo, prima un massaggio alle gambe doloranti della regina, poi qualche parola sapientemente lasciata cadere, poi i colpi bassi. La regina Olivia Colman (Coppa Volpi a Venezia, Golden Globe come migliore attrice comica, sua una delle dieci nomination agli Oscar che “La favorita” ha ricevuto), la duchessa Rachel Weisz, l’intrigante Emma Stone sono bravissime. Va detto che le battute del copione – firmato da Deborah Davis e Tony McNamara – sono il sogno di ogni attrice intelligente. E che il regista greco (per la prima volta su copione altrui, e noi siamo per la divisione del lavoro tra chi scrive e chi mette in scena) svecchia i film in costume con un’energia che non gli conoscevamo. Grandangoli, panoramiche “a schiaffo” (son quelle velocissime, da giramento di testa), costumi vissuti e strapazzati, corsa delle anatre (con scommesse), battaglia delle arance, profezie di sventura: “i francesi pianteranno aglio nei vostri campi”.

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