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Tra Coppola, Miller e Costner, a Cannes torna la vecchia guardia

Mariarosa Mancuso

La scommessa sulla Palma d’oro a un film che piace al pubblico. Cosa aspettarsi e cosa no dal festival del cinema francese

Ogni anno arrivano i tradizionali scongiuri. Parlando di festival, vuol dire: non è stato un anno buono, molti film erano in ritardo con la post produzione, c’è stato lo sciopero. A Cannes bisogna aggiungere “era un film Netflix che non prevedeva l’uscita in sala”. Succede quando i distributori e gli esercenti sono forti, averli contro è un rischio da non correre. Non che il direttore Thierry Frémaux non ci avesse provato. Gli hanno subito fatto capire che l’eccezione culturale francese contava anche in materia di cinema.

Ogni anno attendiamo la lista, sperando in qualcosa di nuovo. E’ più facile scoprirlo a posteriori, nessuno l’anno scorso avrebbe scommesso su Justine Triet e su “Anatomia di una caduta”, vincitore della Palma d’oro. E nessuno, a Cannes, si spinge mai fino a scommettere sulla vittoria di un film che può piacere al pubblico (basta ricordare l’altra Palma francese, a “Titane” di Julia Ducournau). Variety spende subito il nome di Francis Ford Coppola, che sta lavorando dagli anni 80 a un film su una New York alternativa chiamata New Rome (nel senso dell’impero). Ci ha investito 100 mila dollari suoi, guadagnati con il vigneto californiano.

A contorno del grande vecchio, che da quando lavora in proprio – senza un produttore come Robert Evans che lo aveva scelto per “Il padrino” e visto il primo montaggio gli disse “troppo corto, e poi non si sente il profumo del sugo con le polpette” – non azzecca più un film, troviamo George Lucas, Palma d’oro alla carriera. George Miller, classe 1945, porterà fuori concorso “Furiosa”, prequel di “Mad Max: Fury Road” (quell’anno, sembrava il più giovane tra i registi della selezione). Anya Taylor-Joy prende il posto di Charlize Theron – e sapremo come mai si ritrova con un braccio monco. Per finire con la vecchia guardia, Kevin Costner: ha dieci anni di meno, ma è rovinato dalla pubblicità delle scarpe Valleverde. A Cannes porterà la prima puntata del suo epico western: “Horizon: An American Saga”.

Yorgos Lanthimos dopo “Povere creature” ha già pronto “Kinds of Kindness” (“gentilezze assortite”, se dovessimo tradurlo noi). Tre episodi con Emma Stone e Willem Dafoe, speriamo non torni ai suoi incomprensibili primi film greci. Tra i sempre grandi, c’è Paul Schrader con “Oh, Canada”: un grande regista per il grande scrittore-sceneggiatore Russell Banks, morto a gennaio. L’attore, che da un po’ non si vedeva, è Richard Gere.

Jacques Audiard, figlio d’arte e colonna del cinema francese, ha girato un musical messicano, con Zoe Saldana e Selena Gomez. La palma della bizzarria va fin d’ora ad Ali Abbasi, danese di origine iraniana che aveva girato “Holy Spider” (da una storia vera: serial killer a Mashhad, luogo di pellegrinaggio per gli sciiti). A Cannes 2024 porta “The Apprentice” – ebbene sì, un film su Donald Trump. Paolo Sorrentino con “Parthenope” è l’unico italiano in concorso. “Napoli Napoli e ancora Napoli, l’alto e il basso”: così lo ha celebrato il direttore Thierry Frémaux con un trasporto maggiore del solito.