Concerto per catastrofi

Mario De Simoni

Musica per terremoti, eruzioni e tsunami. Una playlist nata in parallelo al percorso della mostra “Pompei e Santorini: l'eternità in un giorno”

“Terremoti, eruzioni vulcaniche, incendi, inondazioni, diluvi, mutando di colpo, con la faccia della terra, il corso delle società umane, le hanno combinate in modo nuovo, e queste combinazioni, le cui cause prime erano fisiche e naturali, sono divenute, col tempo, le cause morali che mutano lo stato delle cose”. La mostra alle Scuderie del Quirinale Pompei e Santorini: l'eternità in un giorno ha scelto questa frase di Jean-Jacques Rousseau per raccontarsi. Mario De Simoni, presidente e amministratore delegato di Ales spa, la società “in house” del ministero per i Beni e le Attività Culturali che ha curato la mostra, ha pensato una scaletta di brani connessi al tema della mostra: un confronto inedito fra due città del passato – Pompei e Santorini, appunto – accumunate da una identica, catastrofica, fine. Due interi insediamenti umani seppelliti dalle eruzioni, con i loro ideali, il loro credo, le loro culture. Due siti che rivelano sotto un mantello di cenere come l’istante della fine diventa elemento d’ispirazione per l’arte. E infatti dalla tragedia rinasce un percorso, parallelo, di opere d'arte moderna e contemporanea: da Turner a Damien Hirst, passando per Valenciennes, Warhol, Burri e Giuseppe Penone. Un percorso da fare, perché no, ascoltando queste suggestioni musicali.


    

CARLY SIMON – YOU’RE SO VAIN (1972 e 2010) – 3’51”

Questa scelta si riferisce all’ultima mostra delle Scuderie del Quirinale prima di Pompei e Santorini: Ovidio. Nel 2010, Carly Simon incide una nuova e diversa versione di You’re so vain. A lungo si è discusso su chi fosse l’uomo così vanitoso della canzone. Nella registrazione si sente Carly sussurrare un nome, che ai più sembra David, e molti pensano a David Geffen, produttore musicale che si aggiunge così alle tante ipotesi già fatte. Ma dopo pochi giorni Carly Simon in persona smentisce. Aveva detto “Ovid”, perché questo le era venuto in mente pensando che stava cambiando una sua canzone, trasformandola in qualcosa di diverso, perché Ovidio è il maestro del cambiamento.

  

   
PAUL KANE E KATIE O’LOONEY - SEVEN CATASTROPHES IN FOUR MOVEMENTS (2013) – 1’48”

Si tratta di readings del poeta americano Paul Kane, accompagnato dall’improvvisatrice polistrumentista irlandese Katie O’ Loney. I testi sono testi ispirati alla teoria delle catastrofi, ove il numero sette gioca un certo ruolo, in quanto sette sono i possibili modelli di crollo dei sistemi complessi quando questi si spingono troppo in là.

 

   
NONPOINT – CHAOS AND EARTHQUAKES (2018) – 3’51”

Gruppo metal della Florida. Il titolo è metafora di una società divisa e divisiva, che lascia le cose in uno stato di chaos and earthquakes.

Entire societies are falling Without a net underneath ‘em and no one digging ‘em out.

 

  

PETER GABRIEL - HERE COMES THE FLOOD (1977) – 5’34”

Dal primo album solista di PG. Un testo poetico ed evocativo, ma alla fine anche speranzoso di nuove isole dove sopravvivere.

We’ll say goodbye to flesh and blood.

 

  

U2 – VOLCANO (2014) - 3’14”

Volcano, something in you wants to blow

 

 
DVBBS AND BORGEOUS – TSUNAMI (2013) - 3’56”

A Santorini l’eruzione fu seguita da uno spaventoso tsunami, con onde sino a 130 metri e con effetti sino all’isola di Creta.

 

 
REM – IT’S THE END OF THE WORLD AS WE KNOW IT (AND I FEEL FINE) (1987) - 4’05”

E’ un brano che non parla di catastrofi naturali ma di conflitto, anche se comincia con un terremoto. Sembra che la domanda “a che ora è la fine del mondo?” sia stata posta da un ascoltatore al centralino del New York Times dopo la celeberrima e terrificante trasmissione (1938) di Orson Welles su La Guerra dei Mondi di Herbert George Wells, e che tale domanda abbia ispirato la canzone.

 

 
‘E ZEZI – VESUVIO (1994) – 4’07”

Una potente tammurriata, con un testo denso di rispetto verso il Vesuvio incombente. Benché il pezzo parli di una minaccia sulla vita di tutti, Madonna nel suo video dei 59 anni la balla scatenata titolando su Instagram “We celebrate life”.

Montagna fatta ‘e lava ‘e cient’ lengue

Tu tien’ ‘mman a te’ sta vita meja

L’unica verità pe’ tutt’quante sarria chell’ ‘e fuì

   

  

PROCOL HARUM – A WHITER SHADE OF PALE (1967) 4’00”

La canzone risuonava ovunque a Santorini nell’estate 1967, secondo il percussionista John Kerrison (cit. dal libro It ain’t Rock and Roll: Biography of drummer John Kerrison). Il 1967 è l’anno della moderna scoperta dell’antica città di Akrotiri sull’isola di Santorini

   
EDDIE VAN HALEN – ERUPTION (1978) – 1’43”

Uno dei più grandi assoli di chitarra di tutta la storia del rock.

   

  

BASTILLE – POMPEII (2013) – 3’52”

Il testo è un drammatico dialogo fra due corpi inceneriti a Pompei. Il bellissimo video del brano tratta di un uomo che fugge e che si rende drammaticamente conto di non farcela più, e di essere arrivato alla fine quando vede gli occhi anneriti delle altre persone, occhi anneriti dalle ceneri. E neri, nell’ultimo frame, diventano anche i suoi occhi.

We were caught up and lost in all of our vices

In your pose as dust settles around us

 

  
SIOUXSEE AND THE BANSHEES – CITIES IN DUST (1985) – 4’03”

E’ forse l’unico brano che non solo si sofferma sul tragico destino di Pompei, ma che fa chiaramente cenno al momento della scoperta archeologica.

Your city lies in dust

We found you hiding, we found you lying

 

   
PINK FLOYD – LIVE IN POMPEII – ONE OF THESE DAYS  ( 1971) – 3’57”

E’ uno dei tre brani (con Echoes e A Saucerful of Secrets) registrati a Pompei. Gli altri furono registrati a Parigi.

  

  

SUFJAN STEVENS – VESUVIUS (2010) – 5’27”

Un testo complesso, che si presta a varie interpretazioni, ispirato comunque dalla fortissima attrazione che, nel corso di una escursione, l’imponente Crater Lake esercitò su Sufjans. La canzone parla dunque dell’attrazione verso la caduta che un grande cratere può provocare.

Sufjans follow your heart

Follow the flame

  

 
DONOVAN – ATLANTIS (1968) – 5’00”

Platone nei suoi scritti fa riferimento a un’isola, Atlantide, inabissatasi dopo un cataclisma, e vari storici hanno ritenuto che a ispirare il mito platonico sia stata l’eruzione di Santorini. Donovan nella sua canzone situa invece Atlantide nell’oceano Atlantico.