L'Australia continua a bruciare, ecco perché

Già distrutti 40 mila chilometri quadrati di boschi. Morti e sfollati. Da venerdì inizia una settimana di stato d'emergenza nel Nuovo Galles del Sud. Ma i roghi non sono dovuti solo all’attività antropica

Le autorità del Nuovo Galles del Sud, lo stato dell'Australia sud-orientale dove si trova Sydney, hanno proclamato lo stato di emergenza per l'allarme incendi. Si prevede infatti che continueranno le alte temperature e i forti venti, le due principali cause dei roghi insieme alla siccità. La primavera appena conclusa, che nell’emisfero australe corrisponde al nostro autunno, è stata infatti la più secca di sempre nel paese. L'esercito si sta anche preparando a evacuare alcune delle 4.000 persone intrappolate dagli incendi nel vicino stato di Victoria. Da settembre 18 persone sono morte e oltre 1.200 case sono state distrutte. Solo questa settimana, almeno 17 persone risultano disperse.

 

 

Il premier del Nuovo Galles del Sud, Gladys Berejiklian, ha spiegato che lo stato d'emergenza entrerà in vigore domani, venerdì, e durerà sette giorni, concedendo maggiori poteri al commissario per la gestione degli incendi. Tra questi ci saranno le evacuazioni forzate, la chiusura delle strade e la possibilità di ordinare alla polizia di compiere determinate azioni. “Qualsiasi cosa necessaria per salvaguardare i nostri residenti e proteggere le proprietà”, ha spiegato il premier.

 

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via Bbc


  

Nei giorni scorsi in tutti gli stati del paese le temperature hanno superato i 40° C, dopo che a metà dicembre era stato registrato il giorno più caldo della storia dell’Australia (41,9° C). Finora sono bruciati oltre 40 mila chilometri quadrati di boschi nel solo Nuovo Galles del Sud, e 50 mila in totale, più di sei volte la superficie bruciata negli incendi del 2018 in California.

 

Molti australiani si stanno chiedendo se questi roghi sono collegati ai cambiamenti climatici, ma “dare una risposta scientificamente corretta è complicato”, spiega la Bbc. Di certo un clima più caldo e più secco contribuisce a rendere gli incendi più frequenti e più intensi. Su questo la comunità scientifica è chiara. Ma in queste settimane i conservatori, che governano il paese dal 2013, sono stati molto criticati per non avere preso una posizione altrettanto trasparente sul cambiamento climatico, anche a causa degli interessi nazionali nell'industria mineraria e del carbone. 

 

Il governo ha riconosciuto l’emergenza, ma ha ricordato che in Australia ci sono sempre stati incendi, che fanno parte del clima e degli ecosistemi australiani. Nel 1974, ad esempio, gli incendi furono provocati da una crescita eccessiva della vegetazione dovuta alle forti piogge, e la superficie bruciata fu simile a quella odierna. Il disastro peggiore in Australia per quanto riguarda gli incendi boschivi è stato il “sabato nero” nel febbraio 2009, quando circa 180 persone sono morte nello stato di Victoria. I dati dell'Ufficio di meteorologia mostrano che l'Australia si è riscaldata complessivamente di poco più di un grado Celsius dal 1910, con la maggior parte del riscaldamento dal 1950. 

 

Quest'anno a dicembre, in Australia è stato battuto per due volte il record, con la temperatura più alta mai registrata. Un massimo medio di 40,9° C è stato rilevato il 17 dicembre, superato il giorno dopo con 41,9° C. Ma il principale fattore climatico dietro il caldo è stato un dipolo dell'Oceano Indiano positivo, un evento in cui le temperature della superficie del mare sono più calde. E se studi come lo State of the Climate 2018 dicono che c’è stato un aumento della lunghezza della stagione degli incendi e della sua intensità dovuto al riscaldamento globale, gli esperti sostengono anche che tracciare un collegamento diretto tra l’attività antropica e gli incendi australiani è sconsigliato.

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