Giorgia Meloni - foto Ansa

Il foglio della moda

Patri-look: premiata la sartoria di Fratelli d'Italia

Simone Canettieri

"Attenzione: questo non è nero, ma blu navy", spiega il senatore divertito. "Fermati: il mio look è sì Anni Quaranta, ma America Anni Quaranta", specifica il deputato. Il mondo maschile degli eletti del partito di Meloni si divide tra chi osa (pochissimi intrepidi) e chi preferisce rimanere anonimo

“Attenzione: questo non è nero, ma blu navy”, spiega il senatore divertito. “Fermati: il mio look è sì Anni Quaranta, ma America Anni Quaranta”, specifica il deputato mentre ti fa l'occhiolino. Si scherza con ventenni e colori come si gioca con l'ago e il filo dalle parti dell'atelier del momento. Nella premiata sartoria “F.lli d'Italia” il mondo maschile si divide tra chi osa (pochissimi intrepidi) e chi preferisce rimanere anonimo, senza sbavature ma con la giusta colonia. Insomma, come mamma Giorgia li ha fatti e candidati. Anche le donne non sono da meno, o quasi. D'altronde è il partito della nazione a guida femminile (doppio rosa, se si considera anche l'altra Meloni: Arianna, sorella madre della Real Casa). “L’abito farà il patriota!”. O almeno deve aver sperato Meloni quando all'inizio della legislatura regalò cravatte e foulard (con richiami al tricolore, ovvio) ai suoi parlamentari, spuntati copiosi da dentro le urne, da nord a sud al centro, isole comprese.

 

 

Chiaro: la “capa” voleva vestire di sobrietà istituzionale quella che sarebbe diventata la nuova razza padrona del paese: onorevoli, ministri e sottosegretari. Il tutto partendo da simboli e dettagli, ricami e risvolti. Un grande abito disegnato in anni e anni di opposizione nella sartoria sotterranea di Colle Oppio, alla macchina da cucire di Tolkien. Non proprio alta moda politica, ai tempi. Ora però tutto è cambiato. Se la premier è partita dalle fantasie di Elisabetta Franchi, passando per quelle di Giorgio Armani e di Alberta Ferretti, i suoi fratelli di governo non si distinguono per look particolari. Sartoria napoletana per il prezzemolino Gennaro Sangiuliano. Su (evidente) misura per il corazziere Guido Crosetto. Grisaglia ultra democristiana per il felpato Raffaele Fitto. Solo Francesco Lollobrigida, il fisicato della compagnia ministeriale, ha sfoggiato in passato completi blu elettrico con pantalone slim in un purissimo effetto Ken di Barbie. Per l'elegante ministro Adolfo Urso - sacerdote del made in Italy, almeno come delega ministeriale e per mancanza di prove - c'è una ormai, persino, sobria Daniela Santanchè: non esistono più le mezze stagioni e nemmeno la pitonessa di una volta su tacco dodici. Se il Transatlantico fosse una passerella di stile - e in fondo lo è - l'attenzione di tutti se la contenderebbero quattro onorevoli: tre uomini e una donna. Fratelli di stile, patrioti del gusto.
 

Per distacco, ecco Alessia Ambrosi, da Negrar di Valpolicella, passato da aspirante Miss Italia, in stretti tubini bianchi, ma anche rossi, verdi e blu, con décolleté per spezzare. Ammirata dai colleghi, punzecchiata dalle compagne di partito. È miss FdI, al punto che mesi fa twittò una roba tipo: “Cara Elly, invece di pagare un'armocromista potevi chiedere consigli a me, ti avrei aiutata gratis. Hasta lo shopping siempre”. Tra gli uomini c'è Federico Mollicone, lisergico presidente della commissione Cultura della Camera, corrente Gabbiani, ma in smoking. Sembra uscito dalla serie "Madmen". Maniacale, raccontano i colleghi, nei dettagli del suo look. Quasi alla stregua delle nomine nel mondo della cultura (il famoso “immagggginario”). Er Mollica si disegna da solo i gemelli delle camicie. Spesso si rifanno ai monumenti dell'Antica Roma. Sceglie i tessuti per gli abiti, usa rare stoffe giapponesi per le pochette. Rigorosamente sempre con pantaloni a vita alta, gira per mercatini alla ricerca di cravatte di Ferragamo. Un dandy per Giorgia. Un dandyssimo. Come lui solo Salvatore Caiata, l'onorevole in doppio petto e lupetto, con occhiale nero importante. Indossa spesso scarpe con le fibbie (monk strap, modello Draghi): rarità in questo oceano di derby stringate.
 

È casual chic, ma si vede che c'è della ricerca, Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro, anche lui passato in anni non sospetti dal M5s a Fratelli d'Italia, l'atelier del momento. Dove alla fine si preferisce la sostanza - e non si sa se sia un bene - alla forma. Se ne infischia (o se ne frega) Marco Osnato, sposato con la figlia di Romano La Russa fratello di Ignazio, che per lo stile trasandato e la battuta fulminante chiamano tutti “Bukowski”. In generale, le donne - che vestono italiano per evitare scomuniche della capa: vanno segnalate Ylenja Lucaselli e Sara Kelany - non disdegnano il doppiopetto. Sì, la giacca del potere che fu del Cav. e che ora sta addosso alla premier nelle occasioni che contano. Con Pantone variegato. A tre o a quattro bottoni, non conta. Meloni la indossa con la sicurezza (politica) di chi pensa che non passerà presto di moda.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.