Il cervello è più grande del cielo

La recensione del libro di Giulio Maira (Solferino, 304 pp., 17 euro)

Complesso, oscuro, misterioso. E altri aggettivi del genere si potrebbero usare per descrivere il cervello, l’organo che tutto controlla ma che resta – e non solo per i comuni mortali non istruiti in materia – qualcosa di poco esplorato: “Ciò che sappiamo del cervello e della mente è ancora una minima parte del tutto”, scrive l’autore in conclusione del libro. Si cercano le risposte a malattie gravi, l’Alzheimer e il Parkinson, le demenze e l’autismo. Ma si vorrebbe sapere di più, anche solo per mera curiosità, sul perché un colore ci piace più dell’altro, o perché la notte può essere affollata di sogni. Giulio Maira è un neurochirurgo di fama, non ha bisogno di troppe presentazioni e celebrazioni. Il suo curriculum parla per lui. Ha scelto una strada diversa per raccontare la sua grande passione per il cervello: non un trattato scientifico, denso di rimandi a piè di pagina e note varie. Il suo è un testo divulgativo, fatto di citazioni letterarie e agganci a episodi di vita vissuta, a metafore dispensate quando serve, a pillole tratte dal cinema (si parla anche di “Blade Runner”). Il risultato finale corrisponde all’auspicio iniziale. “Queste pagine vogliono spiegare con parole comprensibili e semplici quanto sia complesso e prezioso il funzionamento del cervello e come tutto ciò che caratterizza la nostra vita e il progresso che la accompagna sia possibile proprio grazie a lui. Tutto quello con cui entriamo in contatto ogni giorno, la nostra macchina, il cellulare, la radio che accendiamo andando al lavoro, il computer in cui custodiamo tanta parte della nostra vita, i sogni che ci trasportano in un mondo fantastico, il ricordo delle persone care, l’amore, il senso del bello, i pensieri, senza il cervello non potrebbero esistere”. Sembra un’ovvietà, ma non lo è se ci si ferma a meditare un po’. Tutto dipende da lì, manifestazioni artistiche, l’osservazione di un’opera d’arte, il restare colpiti dalla bellezza di una cattedrale. E poi, “viene dal nostro cervello anche l’identità che ognuno di noi ha di sé; è lui che ci suggerisce a cosa pensare e costruisce per noi l’immagine del mondo che ci circonda, che è il risultato dell’elaborazione di tutte le nostre esperienze. Confida a noi, e solo a noi, le sue riflessioni, le sensazioni, le conclusioni a cui giunge. Per tutto ciò che sappiamo, dobbiamo ringraziare il cervello. In ultima analisi, noi siamo il nostro cervello; senza di lui, noi, come siamo nella realtà, non esisteremmo”, scrive Maira. Il cervello allora è un po’ meno misterioso: è un “capolavoro sconcertante e noi siamo fortunati ad appartenere a una generazione che ha gli strumenti tecnici e la preparazione culturale per studiarlo. E’ la cosa – scrive il neurochirurgo – di gran lunga più bella che si sia scoperta nell’universo”. E’ un viaggio meraviglioso, quello descritto (ma sarebbe più opportuno dire “narrato”) da Maira, quasi fosse un romanzo d’avventura: “Agli albori dell’evoluzione, sulla Terra, non c’era traccia alcuna di coscienza o di libero arbitrio; prevalevano l’istinto e la lotta per la sopravvivenza. Poi, pian piano, l’acquisizione nel nostro cervello di sempre maggiori capacità e funzioni portò l’Homo sapiens a poter prevedere le conseguenze future delle proprie azioni, ad avere un primo barlume di coscienza”. Così, aggiunge, “la coscienza nasce con il cervello, sboccia quando il cervello sviluppa reti rigogliose e le consolida, e poi invecchia con esso. Quando il cervello muore, anch’essa muore”. Senza la coscienza, insomma, “non esisterebbe nulla”.

 

Il cervello è più grande del cielo

Giulio Maira
Solferino, 304 pp., 17 euro

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