La sconfitta di Farsalo

Alessandro Litta Modignani

Sergio Valzania
Salerno, 180 pp., 14 euro

Dopo il recente Sparta e Atene (Sellerio) Sergio Valzania propone un altro saggio storiograficamente perfetto, incentrato questa volta sulla Roma delle guerre civili, quel lungo “momento critico di passaggio da grande polis a realtà imperiale”, che dura circa un secolo e mezzo. L’autore mette sotto la lente di ingrandimento “due visioni del potere”, in un conflitto endemico che culmina nella battaglia campale fra Pompeo e Cesare. Tra le sue fonti primarie, egli cita le Storie di Polibio, Plutarco, Appiano e, ovviamente, il De bello civili di Giulio Cesare. A partire dal Terzo secolo a. C., Roma si ritrova dominatrice di un territorio immenso. Le mutate condizioni geografiche e demografiche esigono nuove forme statuali. La repubblica non basta più, occorre un forte potere centrale e governatori locali capaci di gestire la politica con abilità e lungimiranza. Serve il ricorso alla leva di massa, per grandi e costosi eserciti, le cui truppe sono sempre più fedeli ai valorosi generali che le hanno condotte in battaglie vittoriose. “Come avviene nelle aziende a conduzione familiare”, osserva Valzania, il Senato si oppone alle radicali riforme sociali e politiche necessarie. Dominato dalle famiglie patrizie, è espressione di un ceto agrario “inadeguato”, preoccupato solo di perdere privilegi e rendite di posizione. Nasce così un lungo e cruento periodo di instabilità, costellato da violenza politica, guerre servili, lotte sociali, infine da vent’anni di aperta guerra civile. Grazie a nuove conquiste, alcune forti personalità emergono e riescono a imporsi, prefigurando la trasformazione imperiale. In momenti diversi, prima Silla, poi Pompeo, dopo ancora Cesare, sembrano arrivare assai vicini alla meta, ma le forze conservatrici li neutralizzano. Le simpatie dell’autore vanno a Pompeo – come si intuisce già dal titolo del libro. Questi possiede visione politica, doti organizzative e capacità di moderazione. Quando Cesare occupa Roma, Pompeo si rifugia oltre l’Adriatico. Sa di poter contare su vaste risorse periferiche, e cerca di rinviare quanto più è possibile lo scontro decisivo. Il tempo sembra giocare a suo favore, ma alcuni aristocratici gli forzano la mano e infine, il 9 agosto del 48 a. C., a Farsalo, in Tessaglia, Giulio Cesare ottiene una facile vittoria, sbaragliando l’esercito senatorio numericamente superiore. Pompeo, commenta Valzania, era stato per Cesare “un nemico migliore di molti falsi amici”, come i fatti si sarebbero presto incaricati di dimostrare. Il secondo triumvirato (43 a. C.) segna la fine, anche simbolica, della repubblica. Dopo altri spietati bagni di sangue, il primo imperatore sarà Ottaviano.

 

LA SCONFITTA DI FARSALO
Sergio Valzania
Salerno, 180 pp., 14 euro

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