Sigismondo e Isotta

Flaminia Marinaro

di Maria Cristina Maselli, Piemme, 612 pp., 20 euro

Ezra Pound l’ha definito “il miglior perdente della storia”, in realtà ora come allora, chiunque si sia avvicinato alla figura di Sigismondo Malatesta, Signore di Rimini e Fano, ne è rimasto folgorato. Sigismondo continua a compiere incantesimi come quello sul cuore di Isotta degli Atti quando nel 1437 la incontra per la prima volta. Lui completamente rivestito da un’armatura di metallo con il solo volto scoperto e l’elmo legato alla sella, i loro sguardi si incrociano, l’immagine “di lei traboccante d’innocenza e candore, la sua naturale grazia ed il suo sguardo verde chiaro che lo fissa con ammirazione”, lo colpiscono in modo inconsapevole. Sigismondo ha 20 anni e Isotta 5, è ancora troppo presto ma il destino è già compiuto. Maria Cristina Maselli, giornalista e autrice televisiva, immagine eterea e sguardo soave come quello di Isotta, è una sorpresa nelle vesti di romanziera di un genere letterario così complesso. Lei stessa confessa di essere stata travolta da una passione impetuosa per i suoi personaggi quando per la prima volta ha varcato la soglia del Tempio malatestiano. L’opulenza marmorea e l’intreccio delle iniziali di Sigismondo e Isotta ripetute migliaia di volte a simbolo del divino che si trasforma in amore l’hanno condotta a uno studio lungo e approfondito il cui risultato è un romanzo con cui esordisce magnificamente nella narrativa storica riuscendo a ricostruire le atmosfere, le mentalità e soprattutto le passioni dell’epoca. Sembra un diorama il suo racconto, la storia si accomoda sul fondale mentre i personaggi in primo piano si muovono con grazia in uno spettacolo tridimensionale vivace e appassionato. Sigismondo, in perenne lotta con Federico da Montefeltro, scomunicato da Pio II, escluso dalla Pace di Lodi, mecenate, patrono delle arti, padre di una quantità enorme di figli naturali nati durante le sue nozze ufficiali con Ginevra d’Este e poi con Polissena Sforza. Tutto questo fino al momento in cui Isotta degli Atti fa il suo ingresso nella sua vita e nella storia. Ed è da qui che riparte Maria Cristina Maselli. Una narrazione che cattura il lettore fin dalle prime righe, che celebra questo straordinario personaggio nella sua pubblica esaltazione di un amore talmente unico da scardinare i pregiudizi di allora e che paradossalmente hanno preso ancor più vigore molti secoli dopo, quando la critica storica europea lo accusa di idolatria pagana. Tutto quanto è rimasto del mecenatismo di Sigismondo, dal Tempio al monumento funebre, alle medaglie, ai ritratti, alle poesie come il Liber Isottaeus – un canzoniere amoroso tra i più caratteristici della produzione letteraria del tempo –, fino al “torrione Isotteo”, è parte integrante del libro di Maselli.

 

Sigismondo e Isotta

Maria Cristina Maselli

Piemme, 612 pp., 20 euro

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