Il villaggio che votò la teoria della Terra piatta

Francesca Parodi
Rudyard Kipling
Elliot, 61 pp., 7,50 euro

    Rudyard Kipling è uno scrittore a cavallo tra Ottocento e Novecento, noto al grande pubblico soprattutto per “Il libro della giungla”, che gli valse il Premio Nobel per la letteratura nel 1907, a soli 41 anni. Scrisse anche  altri romanzi (i più famosi sono “Kim” e “Capitani coraggiosi”), oltre a reportage, racconti e poesie, nella maggior parte dei quali si affronta il tema del rapporto tra il singolo individuo e la società, tra la civilizzazione e i mondi ancora “selvaggi”. Poco conosciuto è il suo breve racconto “Il villaggio che votò la teoria della Terra piatta”, una divertente e pungente satira contro la credulità popolare, il potere della stampa e l’oppressione giudiziaria. L’intera vicenda muove da un desiderio di vendetta: un gruppo di amici, formato da un imprenditore, un giornalista, un deputato e la voce narrante stanno viaggiando in auto vicino a Huckley, un anonimo villaggio campagnolo, quando vengono fermati dalla polizia per eccesso di velocità, portati in tribunale e costretti a pagare multe salatissime. I malcapitati si rendono conto che si tratta di un raggiro da parte degli abitanti per arricchirsi e architettano un elaborato piano di rivincita mediatica. Portano il nome di Huckley all’attenzione della cronaca di tutto il paese con false notizie riguardanti le presenza di mucche malate (proprio in quei giorni in Parlamento si stava discutendo della diffusione di un virus). Successivamente, orchestrano una messinscena e, fingendosi membri di una fantomatica “Società Geoplanaria”, organizzano una riunione nel villaggio per convincere i cittadini a votare la teoria della Terra piatta. La gente si lascia trascinare e da allora pullman carichi di turisti affollano Huckley, che diventa improvvisamente famosa come cittadina legata a credenze primitive. Grazie alla complicità di un impresario teatrale, la situazione paradossale arriva anche sui palcoscenici di Londra, dove viene eseguita un’antica danza druidica. Attraverso la cassa di risonanza dei giornali, tutta la nazione ride di questo villaggio, finché la vicenda approda persino in Parlamento, trasformandosi in una questione politica. E’ un racconto graffiante e acuto, che, come tutte le opere di Kipling, si nutre delle esperienze di vita dell’autore, in questo caso ispirandosi al suo lavoro come giornalista e conoscitore dei meccanismi della stampa. Il susseguirsi di eventi sfiora volutamente l’assurdo per esagerare il legame tra il potere mediatico e le vicende giudiziarie, e per mostrare gli effetti (portati all’estremo) della manipolazione dell’informazione. Un tema che, nonostante sia passato quasi un secolo, è più che mai attuale.

     

    IL VILLAGGIO CHE VOTO' LA TEORIA DELLA TERRA PIATTA
    Rudyard Kipling
    Elliot, 61 pp., 7,50 euro