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Spiace per Caracciolo, ma l'abisso oggi è davanti più a Putin che all'Ucraina

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

 

Al direttore - L’Europa apre la porta all’Ucraina e Putin la chiude definitivamente alla pace. Se le falangi pacifiste e criptoputiniane che avevano pronosticato la stanchezza dell’occidente e l’abbandono di Kyiv avessero un briciolo di onestà intellettuale (e di rettitudine), si dovrebbero chiudere nell’Eremo delle Carceri dove san Francesco pregava, meditava e faceva penitenza. Lo spazio per accoglierli ci sarebbe. Ma quel briciolo non ce l’hanno.
Michele Magno

Stanchezza un tubo. Slava Ukraïni!


Al direttore - Leggo le dichiarazioni di Putin sugli Stati Uniti: “Quando cercheranno dei compromessi senza provare a risolvere le proprie questioni con sanzioni e azioni belliche, allora potremo ripristinare le relazioni”. Sotto Natale, bue e asino dovrebbero far pensare alla santa grotta. Invece parla Vladimir, e viene in mente il famoso proverbio. 
Simone Bemporad

Piccola chicca. Mentre Putin parlava durante la sua conferenza annuale in tv, giovedì, alcuni messaggi di testo con critiche feroci sono apparsi dietro al presidente russo su uno schermo gigante. Messaggi di questo tipo (traduzione del Telegraph). “Quando il nostro presidente presterà attenzione al proprio paese? Non abbiamo istruzione, né assistenza sanitaria. L’abisso è davanti a noi”. “Signor presidente, perché la vera Russia è diversa da quella televisiva?”. “Ciao. Quando sarà possibile trasferirsi in quella Russia di cui ci parlano su Channel One?”. I messaggi potrebbero essere sfuggiti, il che, suggerisce il Telegraph, equivarrebbe a un imbarazzante errore di sicurezza. Ma prima di farsi prendere dall’entusiasmo – ehi, una falla nel sistema! – meglio ascoltare Mikhail Khodorkovsky, il quale è convinto che postare quei messaggi potrebbe essere stato intenzionale per creare una falsa impressione di libertà di parola in Russia. Finzione o realtà il punto resta: l’abisso oggi è davanti più a Putin che all’Ucraina. Spiace per Caracciolo. 



Al direttore - Il Foglio del 15 dicembre: in prima pagina un pezzo dal titolo “Un anno bellissimo (o quasi)” del direttore, un primo rendiconto del 2023; in terza pagina un piccolo-grande articolo di Giulia Pompili, titolato “Il patto di Difesa tra Italia, Regno Unito e Giappone diventa strategico anche per noi”. Quando la terza pagina di un giornale, tradizionalmente destinata ad argomenti culturali e letterali, diventa giustamente lo specchio di una buona notizia strategica. Concordo con il direttore: un anno bellissimo.
Alberto Bianchi

Al direttore - Il tira e molla del governo sul Mes è un atto di bullismo istituzionale. E quando Giorgia Meloni si avvale in Aula del fatto che nessun paese, fino a ora ne ha chiesto, per sé, l’attivazione (e ciò dimostrerebbe che non se ne vede l’utilità) sembra un governatore che si rifiuta di modernizzare l’attrezzatura di un ospedale perché i cittadini per adesso si curano a casa.
Giuliano Cazzola


Al direttore - Non so se il 2023 si può definire un anno quasi bellissimo come lei scrive. Sicuramente è stato un anno migliore di quel che si prevedeva anche e soprattutto per l’apporto extranazionale, ma senza trascurare alcune politiche nazionali, in particolare, e almeno fino a un certo punto, quella estera. Non elencherò, ripetendo quel che solitamente avviene nel confronto politico-economico, il raffronto che viene autorevolmente effettuato con il 2000 del reddito pro capite, degli investimenti fissi, della produttività totale dei fattori, dei salari nominali, etc. , confronto che vede in questi anni nulli o limitatissimi avanzamenti. Né il raffronto con la Germania può essere valido fino in fondo: “Quod Jovi, non bovi”. La Germania può pure permettersi di star male, noi no. Ovviamente l’accennato ventennio non può certo caricarsi su questo governo. Ora, però, bisogna vedere come questo procederà per gli aspetti strutturali che sono tutti, in specie per il Pnrr, nella sua piena disponibilità. Prima ancora, come affronterà definitivamente il tema cruciale Patto di stabilità-Mes chiudendo con le indicazioni delle responsabilità politiche, vere o no, dei passati governi oppure elencandole una volta per tutte se fondate e precludendosi di richiamarle a ogni piè sospinto. Con i più cordiali saluti. 
Angelo De Mattia

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