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L'ipocrisia della Cop28: chi fa già tanto, dovrà fare ancora di più

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa 

Al direttore - Alla fine alla Cop28 le parole giuste sono state trovate per mettere d’accordo tutti, dai petrolieri agli ambientalisti. Come ci si è riusciti? Sommando anziché contrapponendo. Il documento finale elenca tutte le possibili tecnologie low carbon su cui investire. Le rinnovabili, l’efficienza energetica, il nucleare, il sequestro del carbonio. E dichiarando l’intenzione di “transition away” dai fossili, ma in modo equo e giusto, qualunque cosa questo significhi. Un po’ hanno mollato gli ambientalisti sul nucleare e sulla “carbon sequestration” e un po’ i petrolieri sulla “transition away”. Ma alla fine sarà l’economia reale a dire come andranno veramente le cose. Che dipendono da tre fattori. La velocità di implementazione di tutte le nuove tecnologie, il tasso di crescita dell’economia nei prossimi vent’anni e la conseguente crescita dei consumi di energia. Se come è auspicabile l’economia dovesse spingere soprattutto nel sud del mondo nessuno rinuncerà a produrre l’energia necessaria con ogni mezzo. Appuntamento l’anno prossimo, sperando che nel frattempo le emissioni non continuino a crescere come hanno fatto negli ultimi 30 anni nonostante 28 Cop. Che rimangono comunque un bello e pacifico appuntamento di tutto il mondo.
Chicco Testa

Tutto giusto, caro Testa, ma resta anche l’idea di una grande ipocrisia di fondo. Nel caso specifico, l’ipocrisia non è quella del mondo globalizzato che accetta un accordo senza vincoli sulla decarbonizzazione futura (senza un impegno sui tempi). L’ipocrisia di fondo è legata al fatto che ancora una volta i paesi che fanno molto per decarbonizzare (cioè i paesi occidentali, cioè l’Unione europea, cioè gli Stati Uniti) verranno accusati di fare poco per occuparsi dell’ambiente, del clima e del nostro futuro. E l’ipocrisia di fondo è legata al fatto che i paesi che fanno già molto subiranno pressioni crescenti per fare ancora di più senza capire che i paesi che dovrebbero fare di più sono invece quelli che nell’indifferenza degli attivisti climatici continuano a costruire centrali a carbone (come la Cina) rifiutandosi di sottoporsi agli stessi sacrifici economici con cui deve fare i conti l’occidente brutto e cattivo. La transizione logica è quella che individua un obiettivo (la decarbonizzazione) senza svincolarlo dagli altri obiettivi (la crescita). La Cop di Dubai ancora una volta ha mostrato chi ha a cuore i due obiettivi (Stati Uniti ed Europa), chi ha a cuore solo un obiettivo (la crescita senza decarbonizzazione) e chi ha a cuore solo l’altro obiettivo (la decarbonizzazione senza la crescita). Scegliere dove gettare la vernice non dovrebbe essere così difficile. 


Al direttore - Per mesi durante la guerra nell’Ucraina aggredita i pacifisti nostrani, i Landini, i Santoro, l’Anpi, eccetera hanno chiesto di cessare l’invio di armi a Kyiv, di deporre le armi per avviare una trattativa. Il Foglio dice che se l’Onu vuole fare qualcosa per Gaza chieda a Hamas di arrendersi. Non è una brutta idea. I pacifisti nostrani dovrebbero condividerla per par condicio di provocazione, così come avevano chiesto agli ucraini di deporre unilateralmente le armi e alla Nato di non inviarle. Due pesi e due misure? Suvvia, oltre che crocifiggere Israele si chieda un gesto anche a Hamas ormai riconosciuto come interlocutore.
Marco Cecchini

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