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Lettere

Via della seta e privatizzazioni. Chiamateli Fratelli di Draghi. Ops!

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - L’idea di desalvinizzare il governo con il consenso di Salvini (bella la formula), un Salvini che sembra sempre più risucchiato su posizioni perdenti dandosi arie da vincente, sembra, come giustamente sottolinea il Foglio, la cifra della politica interna delle alleanze in vista del voto europeo. Di questo, l’uscita in punta di piedi ma ben calibrata nei tempi e nei modi dallo “sciagurato” accordo sulla Via della seta è l’ultimo esempio di un percorso atlantista ed europeista su cui si fonda la credibilità del governo Meloni. C’è tuttavia un altro aspetto per certi versi paradossale su cui si fonda la credibilità meloniana ed è quello che potremmo definire un approccio nello stile del tanto vituperato Soros alla politica economica internazionale. Bilancio prudente, attenzione alle variabili finanziarie con lo sguardo costantemente rivolto ai mercati. Quante volte viene citato lo spread basso, la crescente nazionalizzazione del debito sempre più in mani italiane per rintuzzare le critiche dell’opposizione. I toni e le scelte usate da Meloni su tali questioni sono molto sorosiani. Chi l’avrebbe mai detto.
Marco Cecchini

Aggiunga anche la privatizzazione di Mps. La vendita della rete di Tim. La vendita speriamo imminente di Ita. La privatizzazione in vista di Ferrovie. La privatizzazione ulteriore di Poste. Chiamateli Fratelli di Draghi. Chiamatelo il governo Britannia. Ops!


Al direttore - In questo momento globale di protesta contro la violenza verso le donne c’è qualcosa che manca. Manca una parte della storia, che inizia con l’uccisione di quella povera ragazza, Giulia Cecchettin,  prosegue con il miracoloso film della Cortellesi e termina con le centinaia di migliaia di persone in piazza per manifestare. Niente di più orrendo che la violenza del più forte sul più debole, niente di più ingiusto che impedire la libertà e la vita di qualcuno. Ma se le donne meritano il rispetto che viene invocato da tutti, che ne è del ruolo del corpo delle donne utilizzato in tutti i modi possibili e immaginabili nella comunicazione attuale e nell’intrattenimento? Che la sessualità sia una pulsione genetica e insostituibile lo spiegava bene Freud e lo rimarcava un suo maestro, Schopenhauer, descrivendo il moto continuo della natura che si autogenera e si difende. Dalla pulsione nasce il desiderio e dal desiderio il rapporto e i figli. Ma il desiderio maschile è utilizzato ormai come propellente per qualunque attività commerciale. Alcune trasmissioni, all’ora di punta, fanno ballare su un tavolo due veline seminude, alcuni conduttori allestiscono scherzosamente sagre di donne nude, ogni automobile, ogni materasso, ogni profumo, ogni detersivo utilizza il corpo femminile per pubblicità e per attrarre gli sguardi. Anche il cinema vive di visioni intime. Come è possibile  dunque ignorare questi richiami sessuali, moltiplicati da internet, o le notizie che riguardano vigilesse o poliziotte che moltiplicano il loro stipendio comparendo in guêpière su OnlyFans? Siamo tutti costernati quando una mente fragile, per possesso, per gelosia, per odio compie un atto omicida contro una donna. E non è mai superfluo ricordare che la violenza deve essere punita nel modo più severo possibile senza possibilità di giustificazione. Ma le menti fragili, gli uomini che perdono il controllo, sono abitanti di una società, di un ambiente che continua a risvegliare pulsioni sessuali senza dare risposte se non commerciali, rendendo il corpo nudo della donna, come dice Galimberti, intoccabile come dietro a un vetro trasparente. Il ritmo marziale delle indossatrici, la loro velocità di esposizione, danno la misura di un’esca gettata e ritirata, di un piacere che la mano non riesce a toccare, e di una frustrazione che alcuni uomini senza ritegno superano solo col possesso della donna che sono riusciti a catturare e che, come le bestie feroci, devono possedere in esclusiva. Resta pertanto il dubbio che nella lotta per la libertà, le donne abbiano dimenticato di combattere il ruolo assegnato a molte di loro, quello di animatrici delle pulsioni e dei comportamenti. 
Michele Lo Foco


 

Al direttore - La Cisl ha espresso una condanna netta e inequivocabile dell’azione terroristica di Hamas nei confronti della comunità libera e democratica di Israele. Il segretario generale  della Cisl, Luigi Sbarra, è stato tra i primi a definirlo “un attacco criminale, inumano, pianificato per colpire civili inermi, concepito per far strage indiscriminata. Un cinico colpo al cuore della democrazia, che punta solo alla destabilizzazione, con effetti devastanti anche sul dialogo tra popoli”. Non a caso lo stesso leader Cisl ha condiviso pubblicamente l’appello e la mobilitazione del Foglio con le parole d’ordine: Israele siamo noi. Per questo appare davvero singolare e destituita di  fondamento l’accusa di essere stati “silenti”  che ci è stata rivolta giovedì da Giuseppe Pecoraro (Coordinatore nazionale per la lotta all’antisemitismo) dalle colonne del Foglio. La Cisl sa da che parte stare: stiamo con Israele, con la sua gente e le sue vittime innocenti. Tra l’altro dopo il deprecabile e sanguinoso atto terroristico di Hamas,  la condanna della Cisl  è stata scandita dal segretario Luigi Sbarra anche nel suo comizio del 25 novembre a piazza Santi Apostoli alla presenza di 13 mila cislini. E con questa stessa convinzione chiara qualche giorno fa la Cisl ha partecipato a Roma con una sua delegazione  a piazza del Popolo alla manifestazione  nazionale: no all’antisemitismo, no al terrorismo. Noi siamo anche per una pace giusta nel medio oriente e per la convivenza di due popoli e due stati liberi, indipendenti e democratici: Israele e Palestina. Con questo intendimento la Cisl sarà presente domenica prossima con un’ampia  delegazione anche alla  marcia della  pace Perugia - Assisi. Cordialmente. 

Salvo Guglielmino, capo ufficio stampa Cisl
 

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