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Sul 2 per cento per le spese militari, Schlein ha perso la memoria

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - La segretaria del Pd ha detto di essere d’accordo con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che ha posticipato al 2028 l’obiettivo del 2 per cento del pil per l’aumento delle spese militari. Se non sbaglio, è esattamente ciò che ha deciso il governo Draghi dopo una (estenuante) trattativa, in particolare con il M5s. Ma lasciamo stare. Il punto è un altro. Può un grande partito che aspira alla guida del paese mescolarsi con la pietanza del “no alle armi” condita da giganti del pensiero pacifista come Michele Santoro, Luigi de Magistris, Giuseppe Conte? La verità è che, quando scarseggiano le idee, abbondano i richiami ai valori. Purtroppo, come diceva Leo Longanesi, “qui si vive alla giornata, tra l’acqua santa e l’acqua minerale”.

Michele Magno

 

Il rischio di trasformare il Pd in un Movimento 5 Schlein esiste. Ma oltre a questo rischio esiste anche quello di regalare al centrodestra un’altra battaglia di buon senso. Non la “battaglia in difesa delle armi”. Ma la battaglia in difesa della capacità della Nato di poter proteggere con maggior vigore rispetto al passato i suoi paesi membri. Un dettaglio poi ulteriore. La prima dichiarazione che impegna i membri della Nato a destinare almeno il 2 per cento del pil alle spese militari è stata firmata nel 2014. Da allora, l’impegno è poi stato confermato da tutti i governi avuti dall’Italia. Nel 2016 dal governo Renzi. Poi dal governo Gentiloni. Infine nel 2018 e nel 2019 anche dal governo Conte. Quando scarseggia la memoria, abbondano i richiami ai valori.


 

Al direttore - Lo stile di guida scelto dalle forze di destra e di sinistra in questo momento della nostra storia nazionale sembra improntato a un continuo testacoda. Che consente, quando eseguito in modo professionale, di invertire la direzione di marcia in un attimo. Ma spesso invece succede per inesperienza e goffaggine del guidatore. I casi in cui questo è avvenuto fino a oggi sono stati più volte elencati dal direttore di questo giornale. E la linea sulla quale, secondo Bobbio, andrebbero distribuiti il peso di libertà individuale, valore che dovrebbe essere caro alla destra, e giustizia sociale redistributiva, valore caro alla sinistra, si è trasformata in un arabesco in cui le linee si incrociano continuamente rendendone difficile l’identificazione e l’origine. Capita così che la sinistra sia costretta ad applaudire una misura come la tassazione dei profitti delle banche, decisa da una Meloni che aveva promesso di “lasciar lavorare le imprese senza interferire”. O che il sovranismo alimentare di Lollobrigida assomigli molto, anzi ne è il  fratello gemello,  al chilometro zero di Carlo Petrini, uno degli estensori del manifesto fondatore del Pd. Meloni non riduce le accise sui carburanti per conservare entrate fiscali importanti e tenere sotto controllo il debito pubblico e la sinistra, una volta attentissima  a questi due obiettivi, protesta, dimenticandosi che con l’altra parte del cervello chiede l’abolizione dei sussidi ambientalmente dannosi. La qual cosa significherebbe esattamente aumentare, e non diminuire, la tassazione sui carburanti. All’origine di questi comportamenti schizofrenici ci sono, a mio parere, due fattori. Il primo: la fine delle ideologie salvifiche a sinistra e l’improvvisa immersione nel presente a destra. Fenomeni simili che hanno costretto i due schieramenti a fare i conti con una realtà nuova. Nella quale si sono avventurati zigzagando a vista. Costretti quindi a esasperare i temi divisivi, diritti, fascismo, orientamenti sessuali, per preservare identità distinte. Il secondo. L’onda lunga del populismo da Tangentopoli in avanti che ha prodotto un’estrema semplificazione di ogni problema a discapito della complessità di molte questioni. Ma dal male potrebbe nascere il bene, come si ostina a credere questo Foglio ottimista. La presidente del Consiglio ha mostrato un discreto realismo e le posizioni già convergono sul punto essenziale della politica internazionale con l’appoggio deciso all’Ucraina, nonostante qualche mal di pancia a destra e a sinistra. Per uscire dai fortini una piccola idea. Il 4 settembre di questo si discuterà a Roma in un convegno promosso da due associazioni, Ottimisti e Razionali, di ispirazione liberal, e Nazione Futura, centro studi conservatore. Sperando di aiutare a crescere un sano spirito repubblicano, che vinca su faziosità e settarismi. 

Chicco Testa

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