l'intervista

“Sull'Ucraina il Pd è con Mattarella. L'Italia ha bisogno di più spese militari”. Parla Guerini

Luciano Capone

“Il presidente ha pronunciato un discorso importante, che richiama all’unità l’Europa e l’Occidente perché nell’aggressione russa sono ‘in gioco gli elementi che caratterizzano l’odierna esperienza occidentale, a partire dalla libertà’", ci dice l'ex ministro

Sostegno all’Ucraina “finché è necessario” e unione euro-atlantica, su cui si riconosce tutto il Pd. Ma anche dissenso rispetto a Elly Schlein sulle spese militari, anche se lui, il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, preferisce parlare di continuità con gli impegni presi dal Pd e dal paese.

 

In Polonia Mattarella ha parlato di aiuto militare all’Ucraina e unità tra Europa e Nato, il Pd di oggi riesce a dire le stesse cose con uguale chiarezza? “Il presidente Mattarella ha pronunciato un discorso importante, che richiama all’unità l’Europa e l’Occidente – dice al Foglio Guerini – perché nell’aggressione russa sono ‘in gioco gli elementi che caratterizzano l’odierna esperienza occidentale, a partire dalla libertà’. Per fronteggiare questa e le altre sfide dell’oggi bisogna innanzitutto, e utilizzo ancora una volta le illuminanti parole del Capo dello Stato, ‘respingere la tentazione della frammentazione della solidarietà tra i paesi liberi, cementata nell’esperienza dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea’. Parole chiarissime, che sottoscrivo pienamente. E nelle quali certamente si riconosce tutto il Pd”.

 

La segretaria Schlein si dice favorevole al supporto militare all’Ucraina, ma contraria all’aumento delle spese militari dell’Italia. È una svolta rispetto alle posizioni del Pd ultimi governi e che lei ha espresso da ministro della Difesa. Il partito ne ha discusso? “Vorrei sottolineare che Schlein ha riconfermato, con nettezza, la linea che il Pd ha mantenuto fin dal 24 febbraio dello scorso anno: l’Italia deve sostenere l’Ucraina nello sforzo eroico con cui sta difendendo il proprio popolo dalla scellerata aggressione decisa da Putin in tutte le forme, a partire dall’invio di forniture militari. E fino a quando sarà necessario. Sulle spese militari le potrei rispondere che sono abituato a stare in minoranza. Battute a parte, il tema attraversa in modo controverso l’opinione pubblica, e quindi anche la politica. Vogliamo tutti più sicurezza ma pensiamo che questa esigenza debba essere demandata alla responsabilità di altri. Agli Stati Uniti, alla Nato, all’Europa. Quasi dimenticandoci che la Nato e la Ue siamo anche noi. La tutela della libertà, delle democrazie, dello stato di diritto, richiede anche di rafforzare le nostre capacità di difesa. Il tema non è solo rispettare gli impegni assunti in ambito Nato da tutti, e sottolineo tutti, i governi italiani dal 2014 a oggi. Ma risponde anche a un’esigenza nazionale di ammodernare il nostro strumento militare che ha risentito di anni di ipofinanziamento, sia sul piano degli investimenti che su quello della manutenzione e dell’addestramento”.

 

Quasi trent'anni fa, un suo predecessore al ministero della Difesa e padre del centrosinistra come Beniamino Andreatta diceva che gli europei dovevano passare dal ruolo di “consumatori di sicurezza” a quello di “produttori di sicurezza”. Per una difesa comune europea basta mettere le attuali risorse in comune o servono maggiori investimenti? “Andreatta aveva pienamente ragione. Passare da consumatori a produttori di sicurezza è l’essenza della sfida della costruzione della Difesa europea. E’ la linea definita con ambizione dalla Bussola Strategica approvata dagli stati membri anche come risposta sia alla conclusione, per certi versi drammatica, della nostra ventennale presenza militare in Afghanistan, sia all’aggressione russa all’Ucraina. Per farlo c’è certamente l’esigenza di superare egoismi nazionali, razionalizzare la spesa – penso ad esempio alla frammentazione dei sistemi d’arma –, spingere sulla cooperazione industriale, costruire più robuste capacità militari e decidere di impiegarle nella gestione delle crisi. Con tutti i mezzi di cui l’Ue dispone: più forti capacità militari, ma anche aiuti allo sviluppo, capacità diplomatiche, institution building, investimenti sulla società civile. Non solo più investimenti quindi, che sono comunque necessari, ma innanzitutto volontà politica. Una partita che dobbiamo giocare fino in fondo capendo che l’unità è essenziale affinché l’Europa sia all’altezza della sua ambizione”.

 

Si discute animatamente del caso Uss, dell’evasione di questo rampollo della nomenklatura putiniana prima di essere estradato negli Usa. Governo e magistratura si rimpallano le responsabilità. La nostra intelligence dice di non essere stata avvisata da nessuno, ma non dovrebbe essere il ruolo dell’intelligence quello di arrivare prima e avvisare gli altri? “Non vorrei apparire reticente, ma essendo presidente del Copasir sono tenuto a doveri di riservatezza e sobrietà comunicativa. Ciò che posso dire è che il Comitato che presiedo ha svolto e continuerà a svolgere, sulla questione, il proprio lavoro di vigilanza. Certo, l’evasione di Uss solleva molti interrogativi su cosa non abbia funzionato e ha esposto il nostro paese a una situazione oggettivamente imbarazzante. In ossequio al dovere di sobrietà a cui debbo attenermi in virtù del ruolo che ricopro – conclude Guerini – non ritengo opportuno esprimere ulteriori osservazioni, anche perché come ha detto il ministro Nordio nella sua informativa alla Camera sono in corso altri approfondimenti, e lascio alle valutazioni di chi ha ascoltato ieri il ministro se la sua relazione abbia o meno fornito risposte esaustive”.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali