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Meno ipocrisia su B-XVI. Il voto per il Colle non tradirà l'Italia

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ci sarebbe da schiantarsi dal ridere se non ci fosse da piangere. Sono quattro (leggi bene: quat-tro) i casi di presunti abusi sessuali di matrice pedofila perpetrati negli anni dal 1977 al 1982 – periodo in cui il Papa emerito Benedetto XVI era titolare della diocesi di Monaco di Baviera – da esponenti del clero, rispetto ai quali l’allora arcivescovo Ratzinger è stato accusato di “cattiva condotta”. Avrebbe cioè agito scorrettamente nei confronti dei predatori omettendo di intervenire. Questa l’accusa infamante contenuta nel rapporto commissionato dalla stessa diocesi a uno studio legale sedicente indipendente, ciò che ha comportato l’esposizione del reo sulla pubblica piazza mediatica per il giubilo dei rapaci sempre volteggianti sopra i sacri cieli. Di fronte a cotanta notizia ci sarebbe da piangere non una ma due volte. La prima per il fatto in sé di questo ennesimo studio, più che sospetto quanto a tempistica e finalità il cui piatto forte vorrebbe essere la messa in stato d’accusa di un quasi novantacinquenne Papa emerito nonché tra i giganti della teologia cattolica del XX secolo, il quale incidentalmente è stato anche colui che più di ogni altro ha fatto (e detto e scritto) contro la piaga della pedofilia. Il secondo motivo di pianto riguarda e sottolinea invece un aspetto non secondario della crisi in atto nella Chiesa. Il fatto cioè che tra un sinodo e l’altro la barca di Pietro sembra essere sempre più afflitta da un assai poco sacro furore masochistico, nella misura in cui si illude che per purificarsi delle colpe del passato sia necessario affidarsi a soggetti presuntamente terzi che operano – questo il punto – né più né meno applicando alla storia ecclesiastica i canoni della cancel culture. Intendiamoci, non si vuole qui certo sminuire la gravità, laddove sia accertata, di chi si è macchiato di simili abusi. Anche un solo caso è di troppo. Con la stessa chiarezza va però ribadito che quando ci si esercita in ricerche come quelle di cui si sta parlando, si commette sempre un errore e non da poco nel trascurare quali fossero il clima e il contesto dell’epoca in cui i fatti sono accaduti. Tanto più che parliamo dello stesso clima e dello stesso contesto che in nome e per conto della rivoluzione sessuale pretese sdoganare la pedofilia come un orientamento sessuale come gli altri, salvo poi stracciarsi le vesti quando questo orrendo peccato riguarda qualche uomo di Chiesa. Meno masochismo ma anche meno ipocrisia, grazie.
Luca Del Pozzo 

Sul tema riporto qui un formidabile Giuliano Ferrara, di qualche settimana fa: “Anche Lutero accusò di meretricio la curia romana, ebbe parole le più spesse e rozze per affermare la sua vertiginosa teologia della croce, ma lo faceva nella pretesa o nell’illusione di dare al cristianesimo una nuova base di autonomia della coscienza mistica, non nel progetto di sradicarlo dalla faccia della terra governandolo e orientandolo col favore dei pasticcioni della Compagnia di Gesù”. 


Al direttore - Massimo Introvigne, tra i più eminenti studiosi delle società segrete e delle religioni minori, ha definito “metafisici” i complotti le cui finalità sono talmente astruse e vaghe da sfuggire a qualunque comprensione, talvolta perfino a quella degli stessi complottisti (“Gli Illuminati e il Priorato di Sion”, Piemme, 2005). Ciò significa che laddove la ragione fa cilecca, ci si affida a una volontà imponderabile come i fatti che essa intende determinare. La storia parlamentare italiana presenta un vasto campionario di complotti metafisici. L’ultimo in ordine di tempo lo vedremo forse all’opera già da lunedì prossimo. E’ quello dei franchi tiratori (o “liberi pensatori”, come li ha chiamati Paolo Cirino Pomicino), che con “inscienza e incoscienza” cercheranno di scongiurare in ogni modo l’ascesa di Mario Draghi al Colle.
Michele Magno 

Guardiamo però cosa è successo con la Tav. Guardiamo cosa è successo con il governo gialloverde. Guardiamo cosa è successo con la giustizia. Guardiamo cosa è successo con il ddl Zan. Guardiamo cosa è successo con il sostegno all’Europa. Alla prova del nove, il Parlamento non ha mai tradito e ha sempre votato per far fare un passo in avanti all’Italia. Difficile che la regola possa presentare un’eccezione proprio sul futuro del capo dello stato.

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