Savino Pezzotta, in una foto del 2009, scattata durante l'assemblea nazionale dell'Udc (LaPresse)

Lettere

La lezione di Pezzotta ai sindacati sul green pass nelle fabbriche

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Mi trovo costretto a chiederti, a tutela della mia immagine e onorabilità, di rettificare la grave inesattezza contenuta nell’articolo a firma di Salvatore Merlo il quale scrive di un mio “licenziamento” dall’incarico di capo ufficio stampa del presidente del Senato. In realtà, come si sarebbe potuto con molta facilità verificare, ho lasciato anticipatamente il suddetto incarico al fine di poter tornare a Milano, al mio giornale di appartenenza Economy, dal quale – all’approssimarsi della scadenza dell’aspettativa che mi era stata concessa – ho ricevuto (e scelto di accettare) la proposta di rientrare per occuparmi di un nuovo progetto editoriale. Grazie.
Francesco Condoluci


 

Al direttore - Sulla questione green pass nelle mense aziendali (che negli altri paesi europei nessun governo si sogna di introdurre) stiamo assistendo a un dibattito mediatico che poco approfondisce e troppo sentenzia contro il sindacato italiano. Additare la Fim Cisl e il sindacato in genere come sostenitori dei No vax rientra in quell’attitudine a banalizzare i problemi del lavoro e il ruolo del sindacato che purtroppo contraddistingue da sempre larga parte dei media italiani, inclini a spettacolarizzare anche questioni che più di altre richiederebbero riflessione e approfondimento. È questa banalizzazione che respingiamo. Come Fim da mesi ci stiamo impegnando a sostenere la campagna di sicurezza nei luoghi di lavoro. Lo abbiamo fatto all’inizio della pandemia, siglando i protocolli per la sicurezza che hanno permesso a migliaia di lavoratori metalmeccanici di lavorare nella massima sicurezza nelle fabbriche. Lo stiamo facendo in queste ore con decine di operatori e delegati che, quotidianamente nei luoghi di lavoro, sono impegnati a vigilare nel rispetto dei protocolli e a sostenere la campagna vaccinale. Ci ha stupito l’orientamento del governo, che su questo tema ha rifiutato il confronto con noi. Non siamo pertanto contrari al green pass, chiediamo solo che ci si occupi del problema di quei lavoratori che ancora non hanno ricevuto il vaccino e che hanno tuttavia il diritto di consumare un pranzo decente durante l’orario di lavoro, fermo restando il pieno rispetto dei protocolli per la sicurezza. L’atteggiamento positivo verso la campagna vaccinale va coltivato attraverso il dialogo. Ma anche attraverso la cura delle parole che si usano e i messaggi che i media e la politica mettono in circolo. Nel nostro piccolo, come Fim, lo abbiamo detto più volte: siamo pronti a metterci in gioco già dal mese di settembre nelle fabbriche con i lavoratori per supportare la campagna vaccinale, meglio se insieme alle stesse imprese che oggi vivono anch’esse la difficoltà di gestire una situazione prodotta dal governo attraverso una semplice faq. Una modalità di comunicazione a dir poco discutibile. Se poi l’esecutivo vorrà affrontare l’ormai inevitabile tema dell’obbligo vaccinale, invece che continuare con mezze soluzioni, noi non ci opporremo ma agiremo con responsabilità. Vogliamo scongiurare un’altra ondata e nello stesso tempo affrontare la questione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Dall’inizio del 2021 abbiamo una media di due morti al giorno, ma su questo non vediamo, a parte l’indignazione e l’emotività del momento, una grande mobilitazione da parte di media e politica. Le imprese non possono diventare un luogo di scontro e battaglia tra Sì vax e No vax. I luoghi di lavoro sono articolazioni della nostra società, con gli stessi pregi e difetti. I problemi vanno affrontati con il dialogo, non in maniera divisiva. Ora, ci aspettiamo che, passata questa polemica sul green pass nelle mense aziendali, si continui a porre attenzione al mondo del lavoro, ma seriamente e non strumentalmente. La transizione green, che riteniamo convintamente sia necessaria per la salute del pianeta e dei nostri figli, non sarà un pranzo di gala poiché metterà a rischio nei prossimi anni migliaia di posti di lavoro. Che faremo? Ci metteremo a fare polemiche tra chi dice che è necessaria e chi no, mentre saltano i posti di lavoro, oppure ci metteremo intorno a un tavolo a studiare insieme dei piani sociali che non lascino indietro nessuno e rendano questa transizione socialmente sostenibile? 

Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl

Caro segretario. Chi vuole “garantire a tutti il diritto alla sicurezza” ha solo un modo, a nostro avviso, per essere coerente. Uno e solo uno: invitare tutti a vaccinarsi, sposare senza se e senza ma la battaglia sul green pass e costruire insieme con le aziende protocolli che incentivino le vaccinazioni e che disincentivino la presenza in ufficio dei lavoratori non vaccinati. Su questo, spiace dirlo, ha ragione al cento per cento l’ex segretario della Cisl, Savino Pezzotta, che due giorni fa ha consegnato queste parole preziose a Luciano Capone, sul Foglio: “La posizione sui vaccini di Cgil, Cisl e Uil è sbagliata, non risponde ai princìpi e ai valori del sindacalismo che sono solidarietà e responsabilità. Storicamente il sindacato ha sempre avuto un ruolo pedagogico, e dovrebbe esercitarlo”. Prendere appunti, grazie.

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