Paragone e i campioni del nulla

Le lettere al direttore del 3 gennaio 2020

Al direttore - “Sono stato cacciato dal nulla”: così Gianluigi Paragone ha commentato la sua espulsione dal M5s. Da fine latinista quale certamente egli è, il senatore con tutta evidenza si riconosce nel principio enunciato da Lucrezio nel primo libro del “De rerum natura”: “Ex nihilo nihil fit” (dal nulla non può nascere che il nulla).

Michele Magno

A voler chiosare Oscar Wilde, si potrebbe dire che il modello Paragone è il perfetto modello del nulla: di chi ama cioè molto parlare di niente essendo questo l’unico argomento di cui sa tutto.


  

Al direttore - Come giudicare il M5s rispetto agli altri partiti? Non c’è Paragone!

Giuliano Cazzola

 

Alla fine con la Gabbia il M5s ha avuto il coraggio di fare quello che a suo tempo avrebbero dovuto fare altri datori di lavoro.


   

Al direttore - Caro Cerasa, concordo con Lei quando dice che dobbiamo schierarci contro il partito unico disfattista. In questi ultimi anni si sta alimentando il dibattito sul contributo delle scienze comportamentali all’arricchimento degli strumenti in mano agli economisti. Il Nobel dell’Economia, assegnato a Richard Thaler nel 2017 e a Michael Kremer, Abhijit Banerjee ed Esther Duflo nel 2019, pur non rinnegando la rilevanza dei modelli tradizionali, ci fa capire altresì l’importanza di elaborare modelli di analisi alternativi capaci di tener conto sia dei “limiti” degli agenti economici reali, sia delle interazioni tra gli stessi e le influenze esterne, al fine di valutarne gli effetti. Ma per fare previsioni accurate abbiamo bisogno di arricchire quelle stesse teorie con le intuizioni di altre, figlie delle scienze sociali adattando a modelli economici modelli sociali per migliorare l’accuratezza della scienza economica. Così potremmo essere più ottimisti e meno disfattisti.

Andrea Zirilli

 

Il partito unico disfattista tende a descrivere il domani come un qualcosa da cui proteggersi e quando il futuro diventa fonte di pericolo e non si opportunità i professionisti della paura tendono a prevalere non sull’ottimismo ma sulla realtà.

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