Giovanni Tria (foto LaPresse)

Ocse e Istat ci ricordano che un cambiamento serve: cacciare il governo

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Dice Conte che l'Ocse non ha valutato tutti gli effetti della manovra. Shhhhh.


Giuseppe De Filippi

 

L’Ocse, come raccontiamo oggi nel nostro primo editoriale, prevede per il 2019 una recessione allo 0,2 per cento, un deficit al 2,5, un debito oltre il 134 per cento. L’Istat, contestualmente, ci ricorda che in nove mesi di governo sono stati bruciati 116 mila posti di lavoro, di cui 88 mila a tempo indeterminato e 17 mila indipendenti, con una disoccupazione totale che sale dello 0,2 per cento e una disoccupazione giovanile che sale dello 0,9 per cento. A tutto questo, il governo risponde promettendo nuove riforme per combattere la recessione ma non capisce quello che ormai risulta chiaro a tutti coloro che tentano di osservare la realtà senza il velo dell’ipocrisia: la recessione è stata generata anche dalle riforme fatte dal governo e più passa il tempo più risulta evidente che il cambiamento necessario per il paese oggi è uno e soltanto uno, ed è sbarazzarsi il prima possibile di questo governo.

 

Al direttore - Il fucile a pompa per chi è sorpreso, di notte, a rovistare intorno all’auto parcheggiata sotto casa. Presto, la castrazione (per ora) chimica per i violentatori. A quando l’amputazione della mano destra dei borseggiatori?

Giuliano Cazzola

 

Al direttore - Nel suo articolo del lunedì Ferrara descrive la tremenda, nativa, caratteristica del semplice: racchiudere in sé, essere, il massimo della complessità. Libertà: concetto semplice, no? In effetti rifiuta ogni restrizione e il limite della responsabilità dell’usarla. Accade ed è inevitabile quando la si promuove a domina delle passioni umane. Libertà di pensiero, libertà d’espressione, libertà di stampa, libertà di costumi, sfociano nelle rispettive conflittuali libertà d’azione e di comportamenti. Fino a far ritenere che libertà e licenza possano anche coincidere. Non esiste esegesi del lemma che possa annullare questa realtà e che possa ridimensionarla fuori dalla diretta proporzionalità: più libertà più problemi.

Moreno Lupi

 

Al direttore - Caro Cerasa una proposta alla mia generazione egoista (da 55 a 80 anni) meno 10 miliardi di euro di pensione, sui 280 di totale, con prelievo progressivo tutti a favore di nuova natalità (30 mila euro per secondo figlio più altri eventuali 30 mila euro per terzo figlio). Obiettivo portare attuale natalità da 450 mila nati a 650 mila di cui 300-350 mila avranno il contributo. Slogan: qualche euro meno in banca e qualche nipote in più da curare. Per ultimo ricordo che con la politica del figlio unico, che non condivido, il nipote sarà ricco perché eredita da quattro nonni e due genitori. Cordiali saluti.

Franco Malandra

 

A proposito di difesa delle famiglie: Lega e M5s hanno proposto un emendamento, insieme, per dare la possibilità ai bambini non vaccinati di andare a scuola. Spiace per i paladini del leghismo a cinque stelle ma ancora una volta è chiaro che l’unica famiglia a cui sono affezionati Lega e M5s è quella dell’estremismo. Ma poi: quello lì, non parlava da papà?

 

Al direttore - Nel 1987 il professore neozelandese James Flynn è  divenuto famoso perché,  dopo approfonditi studi e comparazioni in tutto il mondo, ha potuto certificare che il quoziente intellettivo umano aumentava e migliorava di generazione in generazione. Recentemente l’Università di Oslo, sempre con studi e comparazioni, ha verificato che negli ultimi anni il trend s’è invertito. Insomma siamo diventati più stupidi. Difficile non credere che anche gli andamenti elettorali e referendari nostrani non abbiano concorso alla conferma della tesi degli studiosi norvegesi.

Valerio Gironi 

 

Al direttore - Il Foglio del Sabato è quasi sempre istruttivo e lodevolissimo dovreste trovare il modo di propagandarlo. Il discorso di La Malfa del dicembre 1978 mi delizia per l’alto senso dello stato, la visione del futuro, il coraggio d’affrontare le inevitabili sfide che il divenire del mondo ci presenta.

Alberto Fariano

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