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La notte non è fatta per essere attraversata da soli. Resta qui. L'ultimo romanzo di Kent Haruf

Annalena Benini

È così evidente a noi che leggiamo che Louis e Addie stanno facendo invece qualcosa di magnifico, consolante, vivo

Dimmi, disse Louis.

Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me.

Cosa? In che senso?

Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare.

Kent Haruf, “Le nostre anime di notte” (NN editore)


 
Questo ultimo romanzo di Kent Haruf è uscito dopo la sua morte. Haruf è riuscito a terminarlo mentre già era malato ai polmoni e l’ha ambientato, come gli altri suoi cinque libri, tutti tradotti da Fabio Cremonesi per NN editore, nella piccola città immaginaria di Holt, in Colorado, cinquecento persone, l’intero universo. Haruf racconta il quotidiano attacco della vita, e il suo crepuscolo, la ricerca di una quiete e di uno spazio di felicità, spazzare il vialetto dalla neve, dormire con una donna. È Addie, vedova, a proporre a Louis, vedovo, questa specie di matrimonio notturno. “Se ci fosse qualcuno a letto con me, credo che ricomincerei a dormire bene. Una persona carina, un senso di intimità. Parlare di notte, al buio”. Addie ha settant’anni, i capelli bianchi tagliati corti, per Louis è ancora bella, e coraggiosa: non  vuole più attraversare la notte da sola. Il libro di Haruf comincia proprio da questa conversazione, una vicina di casa che entra da un uomo che conosce da sempre e gli chiede di dormire insieme. Per ricominciare una vita. Louis accetta, anche se è molto nervoso, ha paura di russare, si sente goffo, ma Addie si addormenta così facilmente, e lui le guarda le spalle nude. Chissà quanto ha meditato la sua proposta, chissà che cosa le si è mosso dentro per arrivare a dire a Louis, lì a Holt, dove tutti si conoscono: “Passa dalla strada, entra dalla porta principale. Ho deciso di non badare a quello che pensa la gente. L’ho fatto per troppo tempo – per tutta la vita. Non voglio più vivere così. Dà l’idea che stiamo facendo qualcosa di sbagliato o scandaloso, qualcosa di cui vergognarci”. È così evidente a noi che leggiamo che Louis e Addie stanno facendo invece qualcosa di magnifico, consolante, vivo. Starsi accanto, parlare, bere un bicchiere di vino insieme, tenersi la mano di notte e raccontarsi la vita che è stata: ognuno conosceva la vita dell’altro, il marito e la moglie, ma è tutto, adesso, completamente nuovo. Più leggiamo e piùm siamo rapiti, commossi, curiosi. Lui racconta a Addie il suo adulterio, la volta in cui lasciò la moglie, e di come tornò da lei. Lei gli racconta la morte di sua figlia Connie, e di come poi tutto cambiò. In quelle notti Louis e Addie conquistano un’intimità, una semplicità, e anche la forza di non pensare ai pettegolezzi che in città stanno facendo su di loro. All’inizio ci sembra una cosa piccola, perfino divertente, ed è stupendo che Louis proponga a Addie di andare al ristorante sabato a mezzogiorno, fare una passeggiata in Main Street, mostrarsi a tutti. “E’ proprio quello che ci vuole”, risponde Louis, “Io quasi quasi mi metto una camicia rossa”. Si sentono forti, scandalosi perfino, e questo sentimento riaccende una vita che si era addormentata, una bellezza che Louis non aspettava più. “Chi l’avrebbe mai detto? Per noi le novità e le emozioni non sono finite. Non siamo diventati aridi nel corpo e nello spirito”. Chi legge è assalito, trascinato dalla tenerezza, da questa nuova speranza di una piccola salvezza, di una gioia semplice che non può fare male a nessuno. Ma la letteratura ha il compito di spostare lo sguardo, di mostrarci l’uomo anche per quello che non sa di essere, nella timidezza del male, nel traballare e poi cadere, nell’apparente incapacità di resistere a un vento contrario. Louis e Addie, che cercavano una quiete, trovano la battaglia, ma anche la forza segreta di combatterla.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.