CDB, Scalfari, la lotta fratricida. Ma tra il Cav. e Di Maio con chi sta Rep.?

Al direttore - Lo scontro a Repubblica ha registrato un altro capitolo, con l’intervista di Marco De Benedetti, molto dura con il padre Carlo. Resta un punto ancora da chiarire: ma alla fine chi ha vinto tra CDB e Scalfari?

Luca Marchini

 

Il mistero in realtà è un altro. Tutto comincia con Scalfari che dice che tra Berlusconi e Di Maio sceglierebbe il Cav. CDB, pochi giorni dopo, lo accusa di essere un vanitoso. Repubblica, pochi giorni dopo, difende Scalfari. CDB, poi, riattacca Scalfari, dalla Gruber. Repubblica, quindi, riattacca CDB. Il figlio Marco, infine, attacca il padre Carlo. Il direttore di Repubblica, per completare, attacca l’ex editore di Rep. Tutto chiaro? Più o meno. Manca solo un dettaglio che Repubblica ha scelto di non chiarire: in tutta questa confusione, quando Rep. difende Scalfari dagli attacchi di CDB sta dicendo che tra Di Maio e il Cav. voterebbe il Cav.? O ci sta dicendo che al contrario di Scalfari voterebbe Di Maio. Fateci sapere: sarebbe delizioso.

 

Al direttore - Adesso, dopo la crisi demografica è il turno della solitudine. In Inghilterra il governo ha istituito addirittura un ministero per la solitudine, per far fronte a quella che a tutti gli effetti sta diventando, anzi è già diventata un’emergenza sociale. Il fatto cioè che tanta, troppa gente vive sola come un cane. Anziani, in primis, ma non solo. E anche qui da noi si inizia a riflettere su un problema niente affatto banale, anzi drammatico. Insomma, la politica vive e lotta con noi. Bene, no? Mica tanto. Perché se siamo arrivati dove siamo arrivati, non è certo per caso né per qualche strana congiunzione astrale. Ma per precise scelte politiche, a loro volta figlie di quella altrettanto precisa cultura  che  da mezzo secolo a questa parte tiene in ostaggio l’Italia (e non solo) e che ha imposto una virulenta e implacabile laicizzazione della vita pubblica in tutti i gangli della società. L’inverno demografico che stiamo stiamo attraversando e la piaga della solitudine sono non soltanto due facce della stessa medaglia, ma soprattutto sono  uniti dalla stessa  linea rossa (e non è un caso che sia rossa), non sottile ma  bella spessa,  le cui maglie tengono insieme anche  divorzio e aborto, eutanasia e  unioni civili same-sex, utero in affitto e pillole del giorno dopo e via elencando  le gloriose  conquiste di civiltà che la parte migliore del paese ha combattuto e vinto. Non sarà mica il caso di fermarsi, prima di fare altri danni, e riflettere  se non convenga ripensare i modelli culturali di riferimento,  essendo questo “il” problema da cui dipende tutto il resto?  Quest’anno è il cinquantesimo  del ’68. Con questi  risultati, un’ottima occasione per seppellirlo una volta per tutte. E  lanciare una “costituente culturale”.

Luca Del  Pozzo 

 

Al direttore - Le proposte riguardanti l’istituzione, a somiglianza della Procura antimafia e antiterrorismo, di una Procura nazionale per i reati economico-finanziari appare espressione di una concezione taumaturgica di questa funzione inquirente per cui ci sarà da attendersi in futuro che, qualora si verifichino fenomeni similari, si tornerà a sostenere, per i comparti interessati, il modulo della procura nazionale, verticalizzando così l’attività di indagine e di contrasto e avvicinandoci, piano piano, al giudice-inquirente speciale tassativamente escluso dalla Costituzione. Insomma, vi è necessità di migliorare il contrasto e la repressione di alcuni gravi illeciti? Allora si istituisce una procura speciale: questa appare la “ratio” delle proposte. La motivazione di fondo fa leva sulla matrice similare che i reati economico-finanziari presentano sull’intero territorio nazionale. Ma, allo scopo, basta questa similarità? E se la si osserva in molti altri reati avrà come sbocco, anche per questi, la costituzione di altrettante procure nazionali? Molto più realisticamente, occorrerebbe, invece, riflettere sul fatto che ciò di cui si ha soprattutto bisogno è una specializzazione degli inquirenti in questa materia e di una estesa dotazione di tali competenze nelle procure presso i tribunali e/o le Corti di appello. Allora, la soluzione non potrà non essere quella di prevedere, a livello inquirente e a quello giudicante, l’istituzione di sezioni specializzate in questo campo, affrontando, naturalmente, la questione dell’adeguatezza degli organici della magistratura e prevedendo, nella netta distinzione dei ruoli, raccordi con la Banca d’Italia e la Consob. Altro che sperare in un illusorio “arrivano i nostri”. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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