Difesa della legittima difesa, con replica. Un voto per Le Pen

Al direttore - Cnel rinnovato, ora Parigi.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Si dice che la notte porti consiglio. Speriamo che nottetempo qualcuno di quei buontemponi che ieri si sono sbizzarriti a celiare sulla nuova norma sulla legittima difesa abbiano avuto il tempo di leggerla e capire che ci si può difendere in casa propria sia di giorno che di notte (“si considera legittima difesa… la reazione a un’aggressione commessa in tempo di notte ovvero la reazione a seguito dell’introduzione nei luoghi ivi indicati con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno”, la congiunzione “ovvero” significa che le varie ipotesi sono alternative). Ma chiarito questo, anche il dibattito sulla notte è sintomatico. Ora toccherà spiegare e giustificare perché il Vangelo dice che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte, ovvero titoli come “uno sparo nel buio”, ovvero frasi quali “con il favore delle tenebre”, e anche perché di notte accendiamo le luci pubbliche e denunciamo le amministrazioni che non lo fanno altrimenti le strade diventano “buie, deserte e pericolose”. E allora potremo continuare a leggere senza rovinarci il cervello l'immortale Linus, che in realtà era Dumas: “Era una notte buia e tempestosa”.

Buona notte.

Ubaldo Casotto

Insisto, però: l’unica legittima difesa sulla quale vale la pena investire tempo non riguarda una legge o un’altra ma riguarda semplicemente la certezza che la giustizia agisca con il buon senso. Tutto sta nel dire cosa significa “proporzionato” – quando si parla di legittima difesa – e il problema resta anche con la nuova legge. Sulla legittima difesa come su tutto il resto il problema è sempre lo stesso: non l’interpretazione di una legge ma la velocità e l’accuratezza con cui si fanno le indagini. Tutto il resto è politica, non sicurezza.

 


 

Al direttore - “Leggo per legittima difesa”: propongo l’obbligo di incorniciare questo aforisma di Woody Allen nelle aule parlamentari e negli uffici pubblici, nelle scuole e nelle università, nelle sedi dei partiti e dei sindacati, nei bar e nelle osterie, nei teatri e nei cinema, nei locali notturni e negli alberghi, nei luoghi di culto e negli ospizi, nelle banche e nelle fabbriche, negli stadi e nelle palestre, nelle redazioni dei giornali e negli studi televisivi. E, prima di tutto, nelle case degli italiani.

Michele Magno

 


 

Al direttore - Sì, d’accordo, le balle sui vaccini viaggiano sui clic della rete – specialità 5 stelle. Ma la verità sui vaccini, quella, c’è qualcuno a cui interessa davvero? Aberto Sordi-Nando Moriconi – Santi Bailor in “Un americano a Roma” diceva: “A me m’ha rovinato la guera”, a noi che cerchiamo d’immettere un po’ di pensiero critico nel pensiero unico vaccinista rozzo e tetragono c’ha dunque rovinati Beppe Grillo? Ok, lui senz’altro, ma con la complicità di tanti altri ai quali della verità sui vaccini non interessa una beneamata cippa.

Roberto Volpi

La verità sui vaccini dovrebbe essere auto-evidente: i vaccini obbligatori sono obbligatori e chi dice il contrario, in politica e non solo, non fa altro che portare acqua al mulino del partito che alla scienza preferisce la stregoneria.

 


 

Al direttore - Si è scatenata una canea mediatica contro la riforma della legittima difesa. Che invece è seria ed efficace. Partiamo da una considerazione: i reati predatori (furti in abitazione e rapine) sono in diminuzione negli ultimi due anni, e tuttavia sono aumentati drammaticamente dal 2006 a oggi, e questo ha aumentato la sensazione di insicurezza degli italiani. Per contrastarli servono prevenzione, repressione, una migliore organizzazione delle forze di polizia, pene più certe. Cose che questa maggioranza ha cercato di perseguire, con più risorse alle forze di sicurezza, e un ritocco rilevante delle pene contenuto nella legge sul processo penale. La legittima difesa invece non ha alcun effetto deterrente o preventivo, come prova la circostanza che dopo la riforma del 2006 sulla legittima difesa fatta dal centrodestra quei reati anziché diminuire sono decollati. Tuttavia la crescente sensazione di insicurezza, il cambiamento di modalità di esecuzione di quei reati, ha reso opportuno un ritocco al principio della difesa legittima, quanto meno per evitare che cittadini che hanno dovuto subire aggressioni vengano sottoposti a estenuanti processi per valutare la legittimità della loro reazione. Su questo è intervenuta la riforma, in modo calibrato e puntuale, introducendo una esimente particolare nel caso in cui la reazione sia stata causata da un grave turbamento psichico causato dall’aggressore. In tal caso, quando ciò abbia determinato un errore nella valutazione delle circostanze, la reazione è sempre considerata legittima. Un principio preso pari pari dal codice tedesco, e che da domani consentirà di meglio tutelare le vittime di reati odiosi che abbiano reagito in preda al panico. Una riforma giusta, corretta, equilibrata e mirata. Tutto il resto è rimasto inalterato, e anche la parte di norma introdotta relativa alle aggressioni notturne nulla innova, perché si tratta della specificazione di un principio pacifico, e che si applica a tutti i reati, fatti di giorno, di notte, di pomeriggio, di mattino. Si poteva evitare di dirlo, è vero, si tratta di un’aggiunta figlia di un compromesso politico: ma giuridicamente è insignificante. E’ un dettaglio contro il quale oggi si scagliano tutti coloro che urlano fissando il dito, e non scorgono la luna che esso mostra.

Alfredo Bazoli

Caro Bazoli, dalla sua lettera si capiscono alcune cose importanti, che confermano ciò che abbiamo scritto ieri: la vostra legge sulla legittima difesa non cambia granché, come lei stesso lascia intendere, ma punta a cambiare qualcosa che riguarda quasi esclusivamente la sicurezza percepita. Capisco che la politica debba fare i conti anche con la percezione ma quando la politica si occupa troppo di percezione esiste un rischio che va considerato: non si ferma l’indignazione, ma si compra soltanto un po’ di tempo prima di dover rispondere alla prossima emergenza (spesso percepita). Grazie.

 


 

Al direttore - Se è vero che in politica la retorica non è un orpello fatuo ma ciò che informa la sostanza del discorso, magari dalle urne uscirà pure vincitore Macron, ma per quello che si è letto e sentito in queste ultime due settimane, Marine Le Pen la partita l’ha vinta a mani basse. E fossi francese non avrei dubbi domani su chi votare. Affermare, come ha fatto Emmanuel Macron, che “non esiste una cultura francese, esiste una cultura in Francia, essa è diversa, essa è molteplice”, non solo la dice lunga sulla statura politica dell’uomo ma è una tale belluria che basterebbe da sola a giustificarne una sonora bocciatura. A meno di non voler ancora prestar fede – dopo i disastri provocati dal marxismo e suoi derivati – alla fuffa del primato dell’economia su tutto il resto (ciò che peraltro rivela quanto il centrismo di Macron sia solo presunto e di facciata, e quanto nella realtà continui a essere fortemente ancorato alla matrice socialista da cui proviene), quando la stessa crisi scoppiata un decennio fa e che ancora oggi fa da sfondo a buona parte del discorso politico europeo e non solo, è primariamente figlia di una crisi culturale e morale, e solo dopo, molto dopo, un fatto economico. Poi possiamo stare a discutere quanto si vuole sul programma della Le Pen (e magari anche come mai ha vinto in 19.000 comuni contro i 7.000 del suo rivale), per altro fatta oggetto di una campagna mediatica a reti unificate a dir poco vergognosa che manco Trump; ma resta il fatto che consegnare un paese come la Francia nelle mani di uno come Macron, sarebbe come dare in gestione un’azienda da risanare a Gordon Gekko.

Luca Del Pozzo

Caro Del Pozzo, mi spiace ma sbaglia. La partita è un’altra. La partita è tra chi vuole distruggere l’Europa e chi vuole migliorarla. La partita è tra chi vuole governare la globalizzazione e chi vuole fermarla. La partita è tra chi scommette sulla riforma profonda di un paese e chi scommette sulla chiusura di un paese. La partita, mi consenta, si gioca qui ma anche su altro. E tra un candidato che crede magnificamente nel libero mercato e uno che gioca con la paura, con il razzismo e a volte anche con l’antisemitismo non capisco come si faccia ad avere dubbi.