Una scena di "Westworld", il telefilm della Hbo arrivato alla seconda stagione

Argine necessario

Mariarosa Mancuso

Dagli androidi da violentare alla serie femminista a rischio torture porn. Cercasi raggio di sole

Vien voglia di cambiare la dieta, ogni tanto. Viene voglia di porre un argine ai drammi che stanno per abbattersi sullo spettatore seriale. Questa settimana su Hbo – per noi su Sky Atlantic, in contemporanea o in leggera differita, doppiati o sottotitolati, così si conquista il pubblico abituato al fai da te – è cominciata la seconda stagione di “Westworld”, showrunner Jonathan Nolan e Lisa Joy. Ambientazione: un parco giochi per adulti, popolato di androidi da violentare e uccidere. Sennonché gli androidi son sempre a rischio di coscienza, o di qualcosa che alla coscienza somiglia (seguono complicazioni).

  

Questa settimana su Hulu – per noi su TimVision, a 24 ore di distanza dalla messa in onda americana – comincia la seconda stagione di “The Handmaid’s Tale”, showrunner Bruce Miller. Ambientazione: Gilead, il regime teocratico dove non nascono quasi più bambini, e le poche donne fertili sono schiave e ridotte a fattrici. La stagione non era prevista nel romanzo di Margaret Atwood Il racconto dell’ancella, ma la scrittrice ha supervisionato gli orrori, ora estesi alle colonie. Sono state consultate l’Onu e le organizzazioni umanitarie, per evitare che una serie femminista scivolasse nel torture porn.

  

Pare strano imbattersi, cercando un raggio di sole e un filo di speranza, in una serie girata da Rainer Werner Fassbinder per la Wdr, WestDeutscherRundschau. Il regista aveva appena girato “Le lacrime amare di Petra von Kant”: la più amara delle storie lesbiche che sia mai capitato di vedere. Nulla lasciava immaginare una serie familiare e tutto sommato tranquilla come “Acht Stunden sind kein Tag”, “Otto ore non fanno un giorno”. Girato nel 1972, fu un grande successo popolare. Ma a differenza di “Berlin Alexanderplatz” – altre 14 puntate per la televisione dal romanzo di Alfred Döblin – uscì presto dal radar dei critici. Restaurata, la serie si trova in Dvd.

  

Le famiglie raccontate da Rainer Werner Fassbinder sono solitamente un nido di vipere. In “Martha” un marito salta addosso alla moglie che si è appena scottata al sole. In “Il diritto del più forte” l’amore con un giostraio finisce quando il giostraio portato in società non sa da come cavarsela con i cannoncini alla crema (abbiamo scelto apposta le torture più light). La famiglia di Colonia fa eccezione. Ci sarebbero gli estremi per un dramma, ma la sceneggiatura vira subito verso la commedia.

  

L’operaio specializzato Jochen corteggia e poi sposa Marion, la segretaria con i ricciolini biondi (lavora in un giornale, quando ancora i piccoli annunci venivano telefonati e battuti a macchina). I mobili di casa, le tende, i completi con i pantaloni appena un po’ svasati, oggi fanno l’effetto di un film in costume: sessant’anni sono più che sufficienti per finire in un museo del modernariato. La più simpatica è la nonna, che porta i cappellini a fiori e rimorchia ai giardinetti. La sorella di Jochen ha sposato un uomo ricco che la tratta male, ma anche qui la situazione non precipita. Troverà un altro che la merita e la farà felice.

 

Dopo “Otto ore non sono un giorno”, l’infaticabile Fassbinder – una quarantina tra film, testi teatrali, progetti per la tv in appena 37 anni di vita, è morto nel 1982 – girò il fantascientifico “Welt am Draht”. Tratto da un romanzo del 1964 intitolato “Simulacron 3”, “L’uomo sul filo” racconta un mondo virtuale fabbricato al computer. Gli abitanti non sanno di esserlo, naturalmente. Visto oggi, oltre a qualche rudimentale somiglianza con “Westworld”, si godono gli ambienti. Dovrebbero essere futuri, e restano fatalmente anni 70.

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