Foto di Giorgio Cosulich/Getty Images 

La satira del foglio

Con il Cav. al Quirinale, più poteri ai cacciatori di Calabria e Sardegna

Maurizio Milani

Come sarà la presidenza di Berlusconi? Il quinto episodio del nostro inviato nel futuro

Quinto giorno di Berlusconi al Quirinale. Alle 0:30 di notte il presidente telefona ai segretari di tutti i partiti che sono rappresentati in Parlamento: “Riunione segretissima! Gentilmente siete convocati alla sede della presidenza della Repubblica entro l’una di notte”. Tutti arrivano, nell’ordine Salvini, Letta, Conte, Meloni, Tajani (vedi elenco completo sul sito del Foglio). Berlusconi li riceve vestito da sergente di artiglieria (nel 1956 aveva prestato servizio di leva per diciotto mesi in questo corpo, caporale maggiore, si era congedato da sergente). Tutti applaudono. A sorpresa anche Giuseppe Conte si è presentato vestito da sottotenente dei bersaglieri (aveva espletato la leva come ufficiale di complemento). A quel punto Salvini fa: “Un attimo che torno”, poco dopo si presenta vestito da Vam (aeronautica, Vigilanza armata militare). Dice: “Era il mio sogno rimanere nell’arma azzurra e pilotare i Tornado, purtroppo all’Accademia di Pozzuoli non mi hanno preso per motivi razziali”.
Tajani: “A questo punto, vado un attimo a casa anch’io”. Si presenta dopo 11 minuti esatti vestito da volontario del Wwf: “Ho fatto l’obiettore di coscienza e il distretto militare mi destinò all’oasi Wwf di Orbetello, dovevo mettere l’anellino alla zampa delle anatre che sostavano nell’oasi… però adesso che ci penso era meglio servire nell’esercito”.
Berlusconi: “Ne ho facoltà, Antonio, ti nomino caporale dei lancieri di Montebello, vai in sartoria al piano terra”. 
Dopo meno di un’ora si presenta Tajani vestito da sergente maggiore: “Non avevano la giacca con i gradi di caporale”.
Berlusconi: “Sbaglio per sbaglio, dovevano darti la giacca da tenente colonnello, l’età ce l’hai”. Tutti applaudono.
Berlusconi: “Amici così conciati, andiamo a fare un’ispezione notturna a sorpresa nella guarnigione della capitale, anche per prevenire eventuali colpi di stato”.

 

Escono dal Quirinale due camionette verdi targate esercito italiano, ci sono su tutti i segretari di partito dell’arco costituzionale. Iniziano con la Castro Pretorio. Il corpo di guardia è attonito nel vedere i politici in divisa militare. Berlusconi li rassicura: “Colleghi! Non è un colpo di stato, anzi è un anti golpe, o meglio una prevenzione”.
Passano poi alla caserma stato maggiore dell’aeronautica. Qui il plotone guidato dal presidente, che nel tragitto si è nominato maresciallo ordinario (un binario), dicevo, il plotone fa un’ispezione nelle camerate. La truppa risulta tutta presente. Tajani chiama il trombettiere e ordina un’adunata. In piazza d’armi in brevissimo si hanno 5 compagnie di avieri. Berlusconi saluta e dice: “Giovani militari della Repubblica, in qualità di comandante in capo delle forze armate di alzo d’ufficio tutti di un grado”. 
Dalle file schierate sull’attenti parte: “Hurrà! Hurrà!” (15 volte).
Berlusconi: “Si parte stanotte stessa per la caccia ai latitanti! Il vostro capo squadra vi darà indicazioni sulla vostra destinazione. Vi nomino agenti di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza. Ci vediamo qui domani per vedere quanti latitanti avete giustamente catturato”.
E’ quasi l’alba, la notizia dell’azzardo di Berlusconi scuote i palazzi di chi è preposto alla sicurezza del paese, Viminale e Viale Romania in primis. Quest’ultimo comando generale della benemerita. Il colonnello dei cacciatori di Sardegna della benemerita telefona all’addetto militare del Quirinale, un suo collega. La telefonata è intercettata da Berlusconi: “L’alto ufficiale si sente scavalcato nelle sue prerogative”. Il presidente interviene nella telefonata per rassicurare entrambi: “Gentili colonnelli della benemerita, non dovete temere un ridimensionamento, anzi sto firmando adesso: ‘Poteri speciali ai cacciatori di Calabria e Sardegna per la caccia ai latitanti. Anche che si rintanano all’estero. Riportateli in Italia. Qui saranno sottoposti a giusto processo davanti a un tribunale militare. L’accusa: alto tradimento… ma nemmeno tanto’”.

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  • Maurizio Milani
  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E' fidanzato con Monica.