(foto EPA)

un foglio internazionale

Raccolte fondi per soldati e resistenza, un successo di massa in Ucraina

Da quando è iniziata l’invasione russa, prosperano le donazioni. Una pratica giudicata vitale e un modo per partecipare allo sforzo bellico. L'articolo del Monde

Quest’anno, per il suo compleanno, Valeria Avramenko non ha chiesto regali – scrive Faustine Vincent. Al loro posto, questa ucraina di 30 anni ha aperto una raccolta fondi online per racimolare dei doni a beneficio dell’esercito e del personale medico. Sui social network, ha affiancato alla richiesta una foto che la ritrae, scattata nel 2015 nella casa vacanze di famiglia, a Bucha, dove festeggiava il suo compleanno. La giovane indossava un abito e gli occhiali da sole, aveva una torta tra le mani, ed era pronta a spegnere le candeline. All’epoca, questa città della periferia di Kiev non era ancora il simbolo dei crimini di guerra commessi dalla Russia, ma un luogo pacifico, delimitato dalla foresta dove Valeria passava tutte le sue estati. “Il mio più desiderio più grande, oggi, è che l’Ucraina vinca questa guerra. Mi sembra dunque logico destinare delle risorse finanziarie all’esercito”, spiega al Monde dai Paesi Bassi, dove vive in esilio. La sua iniziativa è lungi dall’essere isolata. Da quando è iniziata l’invasione russa, le raccolte fondi per l’esercito sono diventate onnipresenti in Ucraina. I social network traboccano di appelli di cittadini a fare donazioni. Questo tipo di collette è apparso nella fase attiva della guerra del Donbass, dal 2014 al 2015, ma restava un’iniziativa locale. Il fenomeno è diventato di massa dopo l’invasione russa, nel 2022.

 

“Ormai è la norma”, spiega Anton Hrushetskyi, direttore del Kyiv International Institut of Sociology (Kiis). “Tutti conoscono qualcuno sul fronte, dunque tutti danno il loro contributo. È un modo per partecipare allo sforzo bellico e alla resistenza”. Per quelli che non sono al fronte o che sono scappati dall’Ucraina, è anche un modo per mostrare la propria solidarietà, e talvolta anche di “lottare contro un senso di colpa”, secondo Anton Hrushetskyi. Non è apparso ancora nessuno studio sul tema. Ma secondo un’inchiesta del Kiis sull’impatto della guerra pubblicata a gennaio, l’88 per cento degli ucraini ha già dato dei soldi all’esercito dall’inizio dell’invasione. I contribuenti, che si trovino in Ucraina o siano rifugiati all’estero, hanno profili e età diversi tra loro, che vanno dal giovane tecnofilo di Kiev alla nonna che viva in campagna. Anche i bambini partecipano. “Ne vediamo regolarmente vendere i loro disegni o raccogliere delle donazioni per l’esercito alle stazioni di servizio”, sottolinea il sociologo. Le donazioni variano tra una manciata di grivnia, la moneta locale (1 euro = 41 grivnia) e diversi milioni di euro. Gli ucraini lo ripetono ad ogni raccolta fondi: “Nessuna donazione è piccola”. Valeria Avramenko, invece, ha optato per dei versamenti automatici: 800 euro ogni mese, ossia il 20 per cento del suo stipendio di ingegnere. Ma più la guerra dura, più le risorse si esauriscono. Più del 64 per cento degli ucraini ha visto i suoi stipendi diminuire a causa del conflitto, e il 29 per cento ha perso il lavoro, secondo il Kiis. “Le persone devono scegliere sempre di più quali sono le priorità: dare soldi all’esercito, ai feriti o per i funerali”, spiega Tetyana Orgarkova, docente all’Università Mohyla, a Kiev, e responsabile del dipartimento internazionale presso l’Ukraine Crisis Media Center. Ciononostante, nonostante un calo relativo, le somme raccolte sono colossali. “Le persone fanno degli sforzi finanziari enormi per continuare a sostenere l’esercito”, riassume Hrushetskyi.

 

Le iniziative individuali per raccogliere dei fondi sono centinaia di migliaia. La banca più utilizzata dagli ucraini, Monobank, raccoglie da sola quasi 10mila collette al giorno, ossia 300mila al mese. In totale, più di 23 miliardi di grivnia (557 milioni di euro) di donazioni sono transitati da Monobank dall’inizio dell’invasione. “Non percepiamo alcuna percentuale su queste raccolte fondi”, precisa Anatoliy Rogalskiy, direttore marketing dei Monobank. “È il nostro modo di contribuire allo sforzo bellico”. Parallelamente a queste collette individuali, la piattaforma ufficiale di finanziamento partecipativo United24, lanciata dopo l’invasione, e le due grandi fondazioni caritative private, Come Back Alive e Fondation Prytula, organizzano a loro volta delle raccolte fondi per sostenere l’esercito e l’aiuto umanitario. Dal 2022, queste tre organizzazioni rivendicano di aver raccolto rispettivamente più di 373, 193 e 108 milioni di euro (…). Ogni crimine di guerra, ogni bombardamento russo alimentano uno slancio finanziario collettivo: “Le persone fanno delle donazioni in maniera spontanea ogni volta che si verifica un attacco. È diventato un riflesso, come lavarsi i denti”, osserva Tetyana Ogarkova. Lei stessa raccoglie regolarmente dei fondi per acquistare delle auto usate per poter trasportare i feriti dal fronte.

(Traduzione di Mauro Zanon)

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