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un foglio internazionale

Il problema della libertà d'espressione se il censore è un algoritmo (segreto)

L’Online Safety Bill inglese, in via di approvazione in Parlamento, darà al governo il potere di decidere cosa può e cosa non può essere detto online, scrive lo Spectator

"Dopo tre secoli in cui non è riuscita a esercitare il proprio controllo sulla carta stampata, la Camera dei Comuni scopre che il mondo digitale è più facile da conquistare. L’Online Safety Bill (il pacchetto legislativo del governo britannico per regolare il Big Tech, ndt) in via di approvazione in Parlamento darà al governo il potere di decidere cosa può e cosa non può essere detto online, consentendogli di vietare ciò che è considerato ‘dannoso’. Questa parola non viene definita nei dettagli, conferendo grande potere al governo-regolatore che dovrà dargli un significato. Sarà una delle leggi censorie più ambiziose che il mondo ha mai visto”. Così inizia l’articolo del direttore dello Spectator, Fraser Nelson, sulla libertà di espressione e il mondo del tech. 
Il nuovo proprietario di Twitter, Elon Musk, si è ripromesso di pubblicare gli algoritmi utilizzati per censurare alcuni messaggi, in modo che tutti possano vedere le decisioni prese nelle segrete stanze.  Finora Twitter si è adeguata alle pressioni politiche, rimuovendo di fatto un presidente in carica come Donald Trump dal dibattito pubblico. Se la Gran Bretagna riuscirà a regolamentare i social media, questo sarà dovuto in gran parte all’incapacità dei giganti del tech di difendere la propria indipendenza. Ai Mark Zuckerberg del mondo non importa nulla del pluralismo; a loro interessa fare soldi, e collaborare con la politica è un modo per mantenere il proprio potere monopolistico.


Attraverso l’Obs, il governo pretende che i giganti del tech diventino degli editori: gli chiede di selezionare, censurare e filtrare ciò che leggono miliardi di utenti ogni giorno. Molto dipenderà da come reagiranno i padroni delle piattaforme tech. Il libertario Musk può ignorare le regole del governo – al costo di pagare multe salate – o invece adottare un approccio più morbido, dato che la difesa della libertà di stampa può facilmente sconfinare nella difesa di opinioni inqualificabili. 
Le notizie digitali vengono filtrate in modo invisibile e incomprensibile, si lamenta Nelson. Molti articoli della sua rivista vengono censurati online e lui non sa darsi una spiegazione, dato che gli algoritmi sono segreti. La ministra Nadine Dorries, spiega Nelson, gli ha garantito che lo Spectator verrà esentato dalle nuove regole digitali. Ma questo è qualcosa di preoccupante: perché la libertà di espressione deve essere garantita ad alcune pubblicazioni, ma non al cittadino medio? si domanda Nelson. In questo modo, il governo esercita una forma di pressione sulla stampa, perché può rimuovere questo status quando vuole. “Prima di completare l’acquisto, Musk ha etichettato Twitter come la nuova ‘piazza cittadina’ – conclude Nelson – Questo spiega bene quale sia il problema di fondo. Cosa bisogna fare se la sfera pubblica ha solamente un proprietario? L’unica opzione è sperare che il padrone sia una brava persona (…). Musk sostiene di esserlo. Chi vuole proteggere la libertà di stampa online si deve augurare che abbia ragione”.