Il figlio

Un tirassegno con al centro la mia faccia. La voce delle stelle

Annalena Benini

Fino a che punto ci si può offrire in pasto all’adolescenza come zimbello zodiacale?

Ho scoperto recentemente che mia figlia e una sua cara amica si scambiano opinioni e cronache sulle rispettive madri. Sono consapevole quindi, non con stupore ma con terrore, di essere oggetto di conversazione, sia davanti a birre e sigarette, sia su WhatsApp, soprattutto con vocali che vengono ascoltati a velocità 2 (la velocità giovane), ma anche con registrazioni rubate di momenti di vita quotidiana. Tipo, un video di me con una padella in mano che dico: hai studiato? Hai fame? Perché non hai fame? Dov’è tuo fratello?, e noiose scene domestiche in cui non c’è niente di epico né di interessante. Una cosa fatta per dirsi a vicenda, immagino: guarda con chi mi tocca avere a che fare. Questo interesse, queste grandi risate e grandi disappunti sono determinati dal fatto che l’altra madre e io abbiamo lo stesso segno zodiacale.
 

Non ci conosciamo, non ci siamo mai incontrate, ma siamo nate sotto il segno dei Gemelli e questo per le nostre figlie è sufficiente per individuare tratti in comune (e sbalzi d’umore) da deridere e da condividere. Siete Gemelli, quindi doppie, fate finta di essere buone poi all’improvviso esplodete, poi siete permalose, poi siete vanitose, poi siete iperattive, poi avete la delusione facile, poi siete pazze. Una specie di tirassegno, con al centro le nostre facce, in cui qualunque cosa facciamo o diciamo viene portata in alto fino alle stelle e fatta subito dopo precipitare sulla didascalia: carattere assurdo, madre assurda. Da un lato, lo ammetto, sono gratificata da tanta attenzione perché sentivo ormai uno scolorimento prossimo all’invisibilità. Ma chiaramente mi offendo, perché questo tirassegno è prossimo allo zimbello. Anche la frase: hai mangiato? diventa un affronto, un tentativo di manipolazione, un’arma a doppio taglio. Una frase che secondo mia figlia non significa mai semplicemente: hai mangiato? Mi trovo nella difficile condizione di dover negare un secondo fine, amore voglio solo sapere se hai mangiato, ma lei ridacchia e dice: sì certo certo. Potrei chiedere di cancellare i video, eliminare gli audio, smetterla di prendermi in giro con la scusa del segno zodiacale, ma sarebbe censura, sarebbe coercizione, sarebbe un altro elemento a mio carico. Quindi decido di fare finta di nulla e anzi di sorridere, penso a Gandhi, in realtà no, penso alle madri di adolescenti e in particolare all’altra madre Gemelli. Faccio finta di nulla e sorrido ed è allora che lei dice: sei proprio Gemelli, stai facendo finta di non esserti offesa e sorridi. E intanto manda un messaggio alla sua amica.  

Ora, mi chiedo, quand’è che una madre Gemelli, o anche una madre Pesci per carità, può lanciare un piatto contro il muro senza essere accusata di gravi sbalzi d’umore tipici del suo segno zodiacale? Fino a che punto ci si può offrire in pasto all’adolescenza come vittime sacrificali? Per distrarmi telefono a una mia amica, non esattamente un’adolescente, e chiacchieriamo di questo e di quello, ci lamentiamo con  soddisfazione reciproca, gareggiamo per chi è più stanca, per chi è più incompresa, per chi è più agnello sacrificale, insomma a poco a poco sento che sto riprendendo le forze quando la mia amica inizia a parlare di sua madre. Non so quale grave offesa, quale frase di enorme egoismo le abbia  detto  sua madre, ottant’anni. Mi indigno per solidarietà, ma con distrazione. E la mia amica dice: “Ma sai, mia madre è Gemelli, è tutta la vita che è così, ha gli sbalzi d’umore”.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.