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Dal romanzo amuleto di Chiara Gamberale, un film in cui si rinasce e si cambia

Giuseppe Fantasia 

"Per dieci minuti" è arrivato al cinema. Dal libro, Maria Sole Tognazzi ha tratto "Dieci minuti". E la storia di Chiara è diventata quella di Bianca (Barbara Ronchi)

Sono passati poco più di dieci anni da quando Feltrinelli pubblicò Per dieci minuti di Chiara Gamberale, “un libro amuleto”, lo definisce oggi la scrittrice, “l’unico mio romanzo a essere uscito dalle pareti delle librerie per entrare nelle terapie, nelle scuole, nelle amicizie e negli amori”. Un libro in cui un’intera frase – imposta come regola all’autrice dalla mitica Dottoressa T, “la psicoterapeuta un po’ sciamana con cui tutti dovrebbero parlare almeno una volta nella vita” – è stata fatta propria dai tanti lettori che l’hanno ripetuta come un mantra: “Dieci minuti al giorno, tutti i giorni, per un mese. Dieci minuti per fare una cosa nuova, mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti schemi per smettere di avere paura e tornare a vivere”. Un gioco quotidiano, insolito e necessario, perché tutto quello su cui Chiara era abituata ad identificare la propria vita – matrimonio, casa e lavoro – all’improvviso non esiste più. Un gioco iniziato con diffidenza e timore che la porta ad accogliere una realtà che non avrebbe mai immaginato. Quel libro è adesso divenuto Dieci Minuti, il nuovo film di Maria Sole Tognazzi, appena uscito nelle sale per Vision Distribution che l’ha prodotto con Indiana Production, Sky e Netflix. Il colore celeste della copertina del libro diventa più scuro nel film e lo ritroviamo in diverse nuances – l’ottanio su tutti - negli oggetti, negli abiti dei protagonisti e negli occhi di Margherita Buy, la psicoterapeuta a cui la regista e sceneggiatrice del film con Francesca Archibugi, ha cambiato nome (Brabanti).

La storia di Chiara è diventata quella di Bianca (Barbara Ronchi) che rompe con Niccolò (Alessandro Tedeschi), facendo venir meno ogni certezza. Lei che è figlia di due genitori (Anna Ferruzzo e Marcello Mazzarella) che non le hanno mai parlato come avrebbero dovuto, “subisce un abbandono che è la crisi essenziale di ogni esistenza”, ci ha detto Maria Sole Tognazzi, regista capace ogni volta di raccontare storie con donne che prendono vita sullo schermo (i suoi ultimi film, Viaggio Sola, Io e lei e la serie tv Petra con Paola Cortellesi, ne sono la prova), “una crisi rivoluzionaria, raccontata mentre prende vita all’interno di una giovane donna”. Solo quando Bianca comincerà a vedere cosa c’è fuori, avvolta più o meno dal principio di realtà freudiano, anche gli altri personaggi si faranno vedere e prenderanno vita, facendola uscire dal suo essere ego-riferita. Il film è sì ispirato al libro, ma ha una libertà che lo contraddistingue con dettagli autonomi (le sedie che si rompono), personaggi (su tutti, Jasmine, la sorella che Bianca non sapeva di avere, interpretata da una sorprendente Fotinì Peluso, un’attrice da tener d’occhio) e luoghi (Palermo).

Entrambi però, film e romanzo, hanno in comune la capacità di entrare nell’intimità e di dividersi tra leggerezza e drammaticità: sono un racconto introspettivo che è un percorso di rinascita e viceversa, una riscoperta di affetti che si credevano perduti tra genitori e figli, un’avventura di vita che scorre veloce e non si ferma mai, anche quando pensiamo che sia tutto fermo e senza senso. Dieci Minuti è uno spunto per capire che tutti ci rompiamo e che viviamo momenti di vertigine, gli unici in cui corriamo il rischio di poter cambiare, “è un film al femminile”, lo definisce la regista, “ma che non ho fatto solo per le donne di cui amo raccontare la forza, la fragilità e la complicità”.

“L’ho fatto con uno sguardo che è quello di un autrice sensibile che racconta in assenza di giudizio, e nel parlare a tutti, mi auguro che gli uomini possano vederlo con altri occhi immedesimandosi e -perché no?- fare i loro dieci minuti nel corpo di una donna per vedere cosa si prova”.

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