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Il figlio

Via dal passato. Come diventare un altro? Rabbia, controindicazione e malinconie di una vita 

Giacomo Giossi

"Metodo per diventare un altro", l’opera più compiuta di Édouard Louis, mette per la prima volta esplicitamente al centro non tanto il desiderio di essere un individuo altro, ma il come diventarlo e le controindicazioni che se ne determinano

Quella che spesso superficialmente viene definita banlieue contiene una realtà complessa, attorcigliata e soffocante dentro cui milioni di francesi conducono le proprie vite. Se è difficile spiegare l’elettricità che attraversa la società francese e la voglia di rivolta che attraversa le giovani generazioni, è altrettanto complicato decriptare le biografie di una massa di individui considerati socialmente “a parte”. 

Operai, disoccupati, lavoratori precari, un mondo accomunato da un generico rancore e da una sostanziale impossibilità di emancipazione, sia per assenza di istruzione e sia per classismo. Da questo mondo emerge in maniera scintillante la figura di Édouard Louis, figlio della Francia povera del nord, e tra le voci più autentiche e solide della letteratura contemporanea. Da sempre la sua opera indaga attorno (e attraverso) l’autobiografia, una perlustrazione che ricorda in parte Annie Ernaux da cui Louis si discosta però sia nello sguardo più fortemente sociologico sia nell’ambizione che si intreccia al desiderio di emancipazione. Due movimenti, l’ambizione e l’emancipazione che agiscono in una logica fortemente trasformativa. Non la fuga e nemmeno il riconoscimento di sé, ma la trasformazione di sé quale obiettivo continuo, da perseguire ostinatamente. Metodo per diventare un altro (La nave di Teseo) per la traduzione di Annalisa Romani, è l’opera più compiuta di Louis. Un lavorio continuo in cui ogni libro di Louis diviene un tassello che ricompone e completa un approfondito quadro autobiografico. Metodo per diventare un altro mette per la prima volta esplicitamente al centro non tanto il desiderio di essere un individuo altro, ma il come diventarlo e le controindicazioni che se ne determinano. 

Il metodo necessario per liberarsi del paese d’origine e della sua povertà, del padre e della madre e della loro violenta ignoranza. Un percorso vibrante ed emozionante che Louis racconta con spudoratezza e sincerità. Un cambiamento che passa prima di tutto da una visione diversa di sé e della propria rappresentazione. Il metodo fa leva inevitabilmente sull’affetto di chi gli sta attorno e lo sostiene nella sua necessità di evoluzione continua. Nel libro compaiono foto che mostrano il prima e il dopo: prima dell’avere letto e dopo aver letto, prima di essere stato a Parigi e dopo esserci stato. Un cambiamento che diviene estetico, negli abiti, nel taglio di capelli e quindi nei luoghi e nelle persone frequentate. Questo movimento parte dalla rabbia e dal rifiuto, ma porta alla fine l’autore a fare i conti con quell’incomprensione generazionale e culturale che lo distanzia dai genitori. Da un padre dedito all’alcol e da una madre esausta e consumata dalla vita. Una mutazione che gli permette per la prima volta, proprio per la distanza accumulata e per l’emancipazione ottenuta, di mettere a fuoco l’amore di cui è stato circondato. 

Un amore grezzo e prima incomprensibile, ostacolato da un dolore reciproco mai riconosciuto per paura e per mancanza di possibilità. Édouard Louis oltre la rabbia e il rancore ricostruisce un affetto paterno e materno dettato nella sua durezza da una condizione di indigenza che violenta pensieri e corpi. Diventare un altro per ritrovare un se stesso libero da condizionamenti economici e sociali. E’ un’azione che passa dalla consapevolezza che il lavoro culturale è necessario per vedere e per capire e quindi per esistere. “Una domanda si è imposta al centro della mia vita, ha catalizzato ogni mia riflessione, occupato ogni momento di solitudine: come avrei potuto prendermi quella rivincita sul mio passato, con quali mezzi?” Édouard Louis sa però che per liberarsi dalla rabbia è necessario anche accettare la malinconia.

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