Foto di Michel Euler, via LaPresse 

Il figlio

Anthony Delon ha fatto i conti con se stesso attraverso il corpo e la fama del padre

Giacomo Giossi

Studia il genitore e prova a cambiare verso alla sua vita, lo fa prima di tutto perché è l’unico modo di esistere al di là di quel cognome amato quanto pesantissimo da portarsi addosso. E usa due armi: accettazione e sopportazione

Nulla può essere più ingombrante di un padre assente, tanto più se è Alain Delon, l’ultima vera star cinematografica europea, nonché considerato patrimonio della nazione in Francia. Attorno alla  sua vita  si è detto di tutto: dai rapporti con Luchino Visconti suo primo maestro e pigmalione, alla relazione dolcissima e straziante con la sempre amata Romy Schneider. Non sono mancate nemmeno illazioni sui suoi legami equivoci e a tratti inquietanti con la mala marsigliese, il mondo delle scommesse e con tutto quello che poteva ruotare al tempo attorno al mondo della boxe. Tuttavia a questo ritratto già ricco e sfaccettato, fatto di contraddizioni e conflitti mancava ancora un punto di vista – probabilmente fondamentale – quello del figlio. Quello di chi, come è avvenuto per Anthony – il primogenito – è cresciuto accanto a lui subendone nel bene e nel male il peso della sua ombra.

 

Dolce e crudele, ora tradotto in italiano e pubblicato da Sperling & Kupfer, non è semplicemente un’autobiografia e tanto meno il racconto dettagliato di una famiglia inevitabilmente fuori dal comune, ma il resoconto di un viaggio a tratti estenuante che ha portato Anthony a fare i conti con se stesso attraverso il corpo e la fama di suo padre. Dopo una giovinezza vissuta sempre sull’orlo della tragedia, tra continue cadute e maldestri tentativi prima ancora che di rappacificazione di costruzione di una relazione possibile, Anthony diviene il primo analista di suo padre: prova a comprenderne l’ira improvvisa, la dolcezza sorprendente e i continui cambi di direzione dettati da un’istintualità totale, ma anche da una depressione che anno dopo anno lo mangia un pezzo per volta. Anthony studia il padre e prova a cambiare verso alla sua esistenza, lo fa prima di tutto perché è l’unico modo che ha per salvarsi la pelle, per esistere al di là di quel cognome amato quanto pesantissimo da portarsi addosso.

 

Sarebbe troppo facile individuare come semplicemente dolce la figura materna, Francine Canovas, più nota come Nathalie Delon che a differenza del padre ha offerto a Anthony un affetto visibile e un riparo sicuro. L’impressione è che il carisma di Alain Delon fatto di un miscuglio di erotismo e maschilismo, costruito attraverso la bellezza e la violenza (reduce già a vent’anni dalla guerra d’Indocina) abbia trascinato con sé, tra dolcezza e crudeltà, tutta la sua famiglia, tutti i suoi affetti in un legame seduttivo quanto perverso. Sedurre sempre, questo pare essere il motto esistenziale di Alain Delon, un padre incapace ad ascoltare il proprio figlio anche durante un colloquio in carcere dove Anthony è finito dopo aver rubato un automobile e dove Alain pensa fondamentale portare con sé il proprio fotografo personale.

 

Dolce e crudele descrive bene lo stato di smarrimento di un figlio abbandonato a se stesso, la cui unica ancora di salvezza è rappresentata da un padrino, l’agente cinematografico George Baume che si oppone al padre naturale per dolcezza e affettuosa presenza e che diviene l’unico possibile riferimento prima che tutto possa declinare in una tragedia annunciata. 

 

Anthony Delon si rialza, scaccia i propri incubi e diviene un apprezzato attore in Francia, nonostante la distanza affettiva del padre. Il figlio coglie così l’opportunità di avvicinarsi al padre non più con le regole paterne figlie di un’infanzia tremenda e mai elaborata, ma proponendo esattamente l’opposto: accettazione e sopportazione. Il padre è un esempio da non seguire, il cultore di un’infelicità da cui stare lontani e non più il modello stoico di un uomo sempre invincibile. Sul volto del vecchio grande seduttore ecco allora apparire una forma di tenerezza, una bellezza diversa, finalmente capace di amare e non solo di essere amata. 

Di più su questi argomenti: