Foto di Ansa 

arte e resistenza

Alain Delon va a Kyiv a declamare versi di libertà

Mauro Zanon

Il divo 86enne, mito del cinema francese amato dal popolo di Zelensky, gira uno speciale nella sua ex dimora: l’Istituto culturale ucraino

Parigi. Ai tempi dell’Unione sovietica l’attuale ambasciatore ucraino a Parigi, Vadym Omelchenko, come molti dei suoi connazionali, poteva soltanto desiderare, sognare la Francia attraverso il cinema. “Quando avevo sette anni, mia mamma mi ha portato a vedere un film, Il tulipano nero”, ha raccontato Omelchenko a TV5 Monde. Nella pellicola del 1964, firmata da Christian-Jaque, il protagonista è Alain Delon che interpreta due gemelli nascosti sotto una stessa maschera: uno onesto, irreprensibile, ma inetto, l’altro cinico, spietato, ma abilissimo nella scherma, oltre che nelle alcove (tra le protagoniste femminili, c’è Virna Lisi).

 

L’eroe mascherato del Tulipano nero incarnato da Delon motivò Omelchenko a dedicarsi alla scherma. “Ho praticato questo sport per dieci anni”, ha dichiarato l’ambasciatore ucraino a Parigi, prima di aggiungere: “All’epoca sovietica, quando c’era la cortina di ferro, immaginavamo la Francia grazie al cinema. Uno dei volti era Alain Delon”
Il divo del cinema francese ha da sempre un posto speciale nel cuore degli ucraini. La passione è ricambiata, tanto che, secondo quanto rivelato ieri dal settimanale Point, l’attore 86enne si recherà prossimamente a Kyiv per manifestare il suo sostegno alla causa ucraina. “Ha risposto con entusiasmo all’invito di Volodymyr Zelensky, trasmessogli venerdì tramite l’ambasciatore ucraino in Francia Vadym Omelchenko”, ha riportato il Point.

 

La visita di Alain Delon costituirà uno dei momenti forti dello speciale televisivo realizzato e prodotto dall’amico giornalista Cyril Viguier per Canal Plus e TV5 Monde: speciale che sarà trasmesso in duecento paesi e in ventidue lingue. Secondo le informazioni del Point, Delon ha già girato alcune scene a Parigi, in dei luoghi tenuti segreti dalla produzione, e nel quadro del documentario declamerà una serie di testi consacrati alla libertà tratti dal libro La nostra anima non può morire, opera del poeta Taras Shevchenko, eroe nazionale in Ucraina. Altre scene saranno girate alla fine di luglio all’Istituto di cultura ucraina a Parigi, situato al 22 di avenue de Messine, dove è attualmente in corso una mostra dedicata all’attore francese frutto di un’idea personale del presidente Zelensky.

 

Curiosità evidenziata dal Point: l’hôtel particulier che ospita attualmente l’Istituto culturale ucraino non è altro che l’ex dimora di Alain Delon, che ha vissuto sotto quel tetto le sue travolgenti storie d’amore con Romy Schneider e Nathalie Delon. All’interno dell’attuale sede dell’istituto, c’è una sala interamente consacrata al “samurai” del cinema francese. “Abbiamo creato una sala in suo onore. E’ un gesto di riconoscimento da parte dello stato ucraino e del popolo ucraino verso l’apporto di Alain Delon alla cultura universale. E’ un piccolo gesto modesto e abbiamo deciso di farlo. Ho ottenuto l’accordo del presidente Zelensky che ha calorosamente sostenuto questa idea”, ha raccontato l’ambasciatore ucraino in Francia. 

 

L’hôtel particulier è stato anche lo sfondo del celebre fatto di cronaca noto come l’affaire Markovic: dal nome del factotum di Delon e playboy jugoslavo Stevan Markovic, che abitava al piano terra e fu ucciso nell’ottobre del 1968. L’affaire, che creò parecchi problemi a Delon, si trasformò in un intricato scandalo politico (Markovic sosteneva di avere avuto rapporti sessuali con la moglie del primo ministro dell’epoca Georges Pompidou, oltre che con Nathalie Delon). L’attore francese abbandonò quel luogo nel 1971 e non ci ritornò mai più. L’ambasciatore ucraino ha fatto sapere a Delon che lo considera ancora come il “comproprietario” dell’hôtel particulier e che sarà sempre il benvenuto. Secondo quanto riportato dal Point, sulla scia del suo omologo americano Sean Penn, recatosi più volte a Kyiv negli ultimi mesi, Delon spera di far beneficiare le autorità ucraine di una parte della sua notorietà, soprattutto in Asia, per denunciare l’invasione scatenata da Vladimir Putin.

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