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Il Bi e il Ba

La geometria delle bolle

Guido Vitiello

Quel microcosmo di relazioni e scambi nevrotici che diventa, agli occhi di chi vi partecipa, l’unico vero mondo. Una logica che ormai si insinua ovunque, dalla politica alle istituzioni. Fino a Palamara

Dalla lettura dei giornali di ieri non sono emerso con la solita depressione ma con un incubo geometrico tra Piranesi, Escher e “Flatlandia”. L’incubo ha due muse incolpevoli. La prima è Mara Carfagna. La vita insocievole imposta dalla pandemia, ha scritto al Foglio, ha tagliato gli ultimi ponti di comunicazione tra la “classe dirigente” e il “mondo reale” (le virgolette, opportune, sono sue), rischiando di trasformare il sistema politico in una bolla autoreferenziale.

 

La seconda musa è in realtà un muso, l’avvocato Cataldo Intrieri, che recensendo su Linkiesta “Il sistema” ha osservato che le chat di Palamara riflettono gli stessi meccanismi claustrofobici dei gruppi sui social: un microcosmo di scambi nevrotici che diventa, agli occhi di chi vi partecipa, l’unico vero mondo. Ed ecco la risultante di questi due vettori nella mia mente: preoccupati com’eravamo delle bolle elettorali, non ci siamo accorti che la stessa logica si stava insinuando nelle vita delle istituzioni.

 

Può reggere un sistema composto di bolle? Per difetto di immaginazione geometrica, sono ricorso a un volume illustratissimo di Michele Emmer, “Bolle di sapone. Tra arte e matematica” (Bollati Boringhieri). Ci sono strabilianti architetture formate interamente di bolle, come la piscina olimpica di Pechino. Il guaio è che sembrano sempre lì lì per crollare.

  

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