Jurij Gagarin (Publifoto Press Torino/LaPresse) 

Il Bi e il Ba

I "Responsabili" a lezione dall'URSS

Guido Vitiello

Il nome scelto per identificare i "costruttori" del Conte ter lasci perplessi: troppo neutro. I vecchi propagandisti sovietici, loro sì che sapevano come sbrogliare queste matasse con un gusto vivo per la grandiosità

È il nome, Responsabili, che mi lascia perplesso. Troppo neutro, anodino, messo lì per passare inosservato. I vecchi propagandisti sovietici, loro sì che sapevano come sbrogliare queste matasse con un gusto vivo per la grandiosità. La stessa identica cosa, o la stessa identica persona, avevano due nomi perfettamente antitetici a seconda che ricadessero nel regno della libertà socialista o in quello dell’oppressione capitalista – due campi semantici in perenne guerra fredda.

  

Per esempio, l’agente segreto di una potenza straniera era stigmatizzato come “shpion”, uno spregevole ficcanaso, in contrapposizione con il glorioso agente sovietico, il “razvedchik”. Ma pensiamo anche alla retorica delle missioni spaziali. L’astronauta americano, imperialista per vocazione, per ingordigia e per necessità della dialettica storica, si lanciava alla “conquista” del cosmo; il suo collega sovietico, ambasciatore di una grande potenza mansueta e incamminata pacificamente verso il progresso, era dedito invece all’“esplorazione” e alla “valorizzazione” dello spazio.

   

Ah, i russi! Sapevano dare una veste verbale sfavillante e corrusca ai conflitti, facendo scorrere la spola melodrammatica, così congeniale alla loro letteratura, sul telaio hegeliano che li aveva conquistati già prima di Marx. E tu potevi passare da eroe a nemico del popolo nel tempo di prender fiato tra due parole. Non come il povero senatore Vitali, che in poche ore è riuscito al massimo a farsi declassare da responsabile a mica tanto responsabile.

  

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