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Tra Piattaforma Milano e quasi-fughe a centrodestra è caos “maoista”

Nel centrodestra le idee non mancano ma non si può dire che l’equipaggio remi tutto dalla stessa parte

Intanto il centrodestra non salvinista si affida a Mao – “Grande è la confusione sotto il cielo” – e non è detto che sia un male, per loro. Questa volta tra i moderati la confusione potrebbe produrre qualcosa di buono. O almeno lo credono Mariastella Gelmini, coordinatrice di Forza Italia in Lombardia (e capogruppo alla Camera) e il redivivo a Milano Stefano Parisi, manager prestato alla politica, candidato a palazzo Marino contro Sala, poi fondatore di Energie per l’Italia con Piano B alla Regione Lazio.

 

Parisi e Gelmini hanno dato vita a Piattaforme Milano, un movimento destinato ad accogliere il mondo associativo e dei comitati per preparare la corsa del prossimo candidato contro Sala ma soprattutto per costruire, un mattone sopra l’altro, una casa per il mondo liberale, dei cattolici, dei riformisti che non si sentono rappresentati né dal sovranismo di Salvini, né tantomeno da una sinistra alla Zingaretti. 

 

Energie Per l’Italia, Forza Italia, Milano Popolare insieme ad associazioni del terzo settore, a comunità civiche, associazioni di quartiere, organizzazioni imprenditoriali e sindacati il 31 marzo eleggeranno con sistema popolare il coordinamento cittadino di Piattaforma Milano: potranno partecipare tutti, dai partiti promotori al mondo delle comunità e dei corpi intermedi. Per Mariastella Gelmini “un’occasione importante per costruire un nuovo profilo alla città metropolitana, lontano dalle alchimie e vicino ai bisogni di cittadini e imprese”. “Piattaforma Milano ha lo scopo di creare oggi le condizioni perché Milano mantenga il suo ruolo di grande capitale economica del paese e riferimento per tutti i giovani europei anche in futuro”, spiega Stefano Parisi. L’orizzonte è quello del 2021. Ma nel centrodestra c’è fermento e non solo perché Matteo Salvini ha messo un segnaposto al primo piano di palazzo Marino, ma anche perché la candidatura alle Europee di Silvio Berlusconi ha costretto proprio i “fiancheggiatori” di Salvini in Lombardia ad uscire allo scoperto. Anche se il Capitano, col vento dei sondaggi in poppa, non ha nessun interesse a imbarcare la fronda, dentro Forza Italia c’è chi morde il freno per trovare un posto al sole sulla scia di quel 30 e rotti per cento col quale la Lega potrebbe eleggere parlamentari europei e non solo. Magari con una lista di appoggio. I segnali si erano già visti con la fuoriuscita (gruppo misto) della pasionaria Silvia Sardone, consigliere regionale esclusa dalla giunta Fontana, che ora spera di ottenere un posto in lista in Europa sotto le insegne della Lega. Ma ad agitare le acque di FI c’è anche il “Fregoli” della politica bergamasca, Alessandro Sorte che, dopo aver sostenuto a lungo il presidente Pd della provincia di Bergamo, Matteo Rossi, entrato nella giunta Maroni in quota Gelmini, eletto in Parlamento, è diventato un fedele scudiero di Giovanni Toti. E’ lui ad organizzare le truppe lombarde degli amici di Salvini con cene e convegni ai quali il governatore ligure non manca mai. E’ lui ad aver apparecchiato il pranzo, mercoledì scorso a Roma, che doveva dare il via alla secessione di un gruppo di parlamentari a sostegno (non richiesto) di Salvini e ha scatenato un vero pandemonio in rete. Ma il Cav., con la sua discesa in campo, ha rotto le uova nel paniere dei “golpisti”. Poi c’è Paolo Romani che, in perfetta solitudine (o quasi) da mesi corteggia Carlo Calenda e il suo progetto politico. Nel centrodestra le idee non mancano ma non si può dire che l’equipaggio remi tutto dalla stessa parte.

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