Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato di Pirelli (Foto Imagoeconomica)

Chi sarà il nuovo presidente di Confindustria?

È iniziata la partita per il successore di Boccia. C’è chi fa il tifo per Tronchetti Provera

La lunga corsa al rinnovo dei vertici di Confindustria – sgambetti del governo gialloverde permettendo – è iniziata. A poco più di un anno dal rinnovo della presidenza dell’organizzazione che riunisce più di 150 mila aziende italiane, i vari ambiti territoriali hanno iniziato le consultazioni (assolutamente informali) e i colloqui sottotraccia per trovare i nomi migliori da portare alla valutazione finale, superando i vari step intermedi: leggasi i “paletti” regionali e gli scontri grandi contro piccoli (imprenditori). Ma che profilo dovrà avere il successore di Vincenzo Boccia, eletto il 31 marzo 2016 e in carica formalmente dal 25 maggio di tre anni fa? Nella logica dell’alternanza, questa volta, ossia nel 2020, dovrebbe toccare a un esponente di una “big”, dopo che nel testa a testa finale Boccia aveva superato l’ostacolo Alberto Vacchi, patron della quotata Ima e sostenuto da buona parte dei cosiddetti “grandi”, a partire dalla Assolombarda dell’ex presidente Gianfelice Rocca.

 

Ecco,allora diciamo che con una Milano che sta brillando di luce propria nel panorama nazionale, che sta elevandosi a mini-metropoli in stile europeo (nel 2030 arriverà alla soglia degli 1,4 milioni di abitanti), la città, e il sistema di potere economico che la sorregge, vorrebbe esprimere un proprio candidato forte. Una figura di rango che possa ridare slancio alla Confederazione, coinvolta nel non trascurabile caso (finito in tribunale) del Sole 24 Ore, il suo principale asset. Non va poi trascurato il fatto che l’attuale governo in carica ha una forte matrice “del Nord” e che Matteo Salvini, leader della Lega, assieme al fidato luogotenente, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, vorrebbe giocare un ruolo e dire la sua (magari con un selfie su Instagram, e indossando giacca e cravatta, per una volta).

 

Ma quale potrebbe essere l’identikit del candidato ideale del sistema milanese-lumbard? Nei salotti che contano, nei centri di potere, nelle banche, inizia a farsi largo un’idea suggestiva: quella che porta a un nome blasonato e di prestigio trasversale, Marco Tronchetti Provera. L’industriale, con una gran passione per l’Inter e il mare, oggi come oggi è impegnato a pieno regime nella gestione della Pirelli made in China: è il vice presidente esecutivo e amministratore delegato del gruppo degli pneumatici riportato a Piazza Affari sotto l’egida di China National Chemical Corporation, primo azionista con il 45,5 per cento. Ma come più volte annunciato formalmente dallo stesso Tronchetti Provera, nel 2020, all’età di 72 anni, “un numero molto giusto per vedere da fuori il cammino dell’azienda”, uscirà di scena, dopo aver indicato il suo successore (il cui nome “è sempre dentro una busta ed è all’interno della mia squadra”).

 

E, per una pura coincidenza del fato, a metà del 2020, Boccia dirà addio alla poltronissima di Confindustria, cedendo lo scettro al suo successore. Magari proprio a quel Tronchetti che tra l’altro ha archiviato con onore tutte le vicende giudiziarie – all’inizio dello scorso novembre è stato assolto perché il fatto non costituisce reato al terzo dibattimento di Appello per il cosiddetto caso Kroll – e che ha posto fine, in maniera consensuale, al suo terzo matrimonio della sua vita, quello con l’ex modella tunisina, Afef Jnifen, il più duraturo della sua vita, 17 anni. Si tratta di uno scenario che chi conosce bene Mr. Pirelli bolla come “una chiacchiera senza fondamento”. Ma ove mai la sua candidatura prendesse forma – in una Milano in cui le figure carismatiche pronte a spendersi non sono mai troppe – e si tramutasse, tra 14-16 mesi, in successo allora sì che, esattamente a distanza di 20 anni, potrebbe fregiarsi di quel titolo di “nuovo Agnelli” che nel 2000 il Financial Times gli attribuì, strappando un sorriso all’Avvocato, presidente di Confindustria nel lontano biennio 1974-1976. 

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