Milano (foto LaPresse)

Cosa guadagna Milano dalla Brexit

Mariarosaria Marchesano

Torna in città il mercato telematico dell’eurodebito. Buona notizia (ma il governo non era anti Europa?)

Il trasferimento da Londra a Milano del mercato telematico dell’eurodebito rappresenta una notizia rilevante almeno sotto quattro aspetti. In primo luogo perché l’Italia incassa un “dividendo” della Brexit proprio nel momento in cui il governo Lega-M5s è arrivato ai ferri corti con l’Unione europea provocando l’apertura di una procedura d’infrazione per eccesso di debito pubblico. Sembra un paradosso, ma proprio il nostro paese che si è “ribellato” alle regole europee sul deficit si ritroverà ad ospitare un’infrastruttura strategica per lo scambio di titoli di stato denominati in euro che oggi viene utilizzata da almeno una dozzina di stati tra cui Austria, Repubblica Ceca, Olanda, Irlanda e Portogallo. In secondo luogo, perché le due piattaforme informatiche che il London Stock Exchange si prepara a spostare a Piazza Affari sono figlie del più grande sistema Mts (Market treasury security) che è stato partorito proprio in Italia alla fine degli anni Ottanta, grazie a un’iniziativa congiunta di Bankitalia e ministero del Tesoro, quando alla guida c'erano, rispettivamente, Carlo Azeglio Ciampi e Giuliano Amato.

  

Era la fase storica in cui il debito pubblico tricolore cominciava a lievitare e per assicurarne una corretta gestione fu istituito un mercato su circuito informatico in modo da indicare i prezzi in modo trasparente. Ebbene, questo apparato di tecno-finanza è diventato nel tempo un modello di riferimento in Europa, al punto, si dice, da aver rappresentato il vero motivo che spinse il London Stock Exchange ad acquisire nel 2007 Borsa italiana che ne aveva il controllo. Oggi Mts è un sistema complesso attraverso cui transitano emissioni e scambi di obbligazioni per 130 miliardi di euro al giorno. La sua capacità di rappresentare una cabina di regia del commercio mondiale del debito pubblico – i denigratori sono arrivati a definirlo la “fabbrica dello spread” – è cresciuta al punto da aver indotto Lse a rinunciare alla fusione con Deutsche Börse lo scorso anno, quando divenne chiaro che per portare a termine l’operazione avrebbe dovuto disfarsi di Mts.

   

Ora – e veniamo al terzo motivo per cui tutta la faccenda è importante – il fatto che un pezzo di questa infrastruttura tecnologica torni a Milano, comporta che la vigilanza sul mercato degli eurobond ricadrà sulla Consob italiana, nella fase più delicata della sua storia, con un presidente spinto alle dimissioni dalla politica (Mario Nava) e una sostanziale “vacatio” al vertice che dura ormai da oltre due mesi: la candidatura di Marcello Minenna, su cui c’è l’accordo delle forze di governo, è al vaglio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma l’esito della valutazione appare ancora incerto. Intanto, la macchina si è messa in moto e a partire dal primo marzo 2019 ci sarà il trasloco delle due piattaforme informatiche (si chiamano Ebm e Mts Cash) che, in sostanza, fanno da ponte tra i paesi che emettono i titoli di debito pubblico e le banche di investimento che li acquistano. Da quel momento preciso l’autorità di vigilanza italiana dovrà cominciare a occuparsene predisponendo uomini e mezzi per esercitare questo nuovo compito che deve essere svolto in raccordo con l’Esma, l’autorità di vigilanza europea.

   

In tutto questo – e arriviamo al quarto motivo – Milano si trova a beneficiare, insieme con altre città europee come Amsterdam e Berlino, del riposizionamento di alcune funzioni finanziarie che si è reso necessario in seguito alla Brexit. Fino ad oggi Londra è stata un importante centro per il commercio e la compensazione dei titoli di stato, ma l’Unione stessa e la Bce hanno chiesto al London Stock Exchange di ricollocare tale mercato nella zona euro, dove sarà possibile regolarlo direttamente, e in questo senso Milano assicurerà la continuità operativa transfrontaliera anche in caso di hard Brexit. Si tratta chiaramente di funzioni molto tecniche che si porteranno dietro non migliaia di posti di lavoro ma una discreta quantità di professionisti, studi e operatori del settore che presto cominceranno a cercare uffici e case nel capoluogo lombardo e a intraprendere relazioni con il sistema finanziario e universitario locale. Una svolta positiva, dopo la mancata aggiudicazione della sede dell’Agenzia del farmaco, che ha fatto esultare il sottosegretario al Mef, il milanese Massimo Garavaglia (“Gran bella notizia, Milano è la sede ideale per lo sviluppo del Fintech”, ha commentato a caldo) facendogli forse dimenticare che il governo di cui fa parte ha appena aperto un fronte di conflitto con quell’Unione europea di cui l’Italia è stato membro e che proprio per questo motivo è stato possibile sceglierlo come nuova sede del mercato degli eurobond.

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