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In Lombardia i grillini fermano anche i treni. La zeppa di Toninelli dentro a Trenord

 Mario Carini

I lombardi chiedevano treni e puntualità per raggiungere il posto di lavoro riceveranno un whistleblower, un infiltrato speciale, in grado di tutelare legalità e buon nome dell’azienda

S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche, diceva (così pare) Maria Antonietta al popolo affamato. Ecco, anche i pendolari lombardi potrebbero sentirsi dire la stessa cosa. Chiedevano treni e puntualità per raggiungere il posto di lavoro o la scuola, senza l’angoscia dei ritardi Trenord, riceveranno brioche, o meglio un whistleblower, un infiltrato speciale, in grado di tutelare legalità e buon nome dell’azienda: Andrea Franzoso. Sembra infatti prendere questa mediocre china grillina la grande riforma del servizio ferroviario regionale, caldeggiata da Attilio Fontana (dopo le sue scuse formali ai pendolari, per i continui ritardi e le soppressioni) e l’impegno a cambiare rotta.

 

Fontana, pragmatico e concreto, non aveva fatto ancora i conti col governo carioca e in particolare col ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli.

 

L’orologio riformista si era fermato con l’uscita di scena prima di Roberto Maroni e poi di Renato Mazzoncini, pirotecnico ad delle Ferrovie dello stato. Maroni aveva negoziato l’arrivo di 130 nuovi treni per le sgangherate Trenord in cambio del controllo (leasing triennale) di Fs dell’azienda lombarda. Poi doccia gelata per Fontana che, con l’arrivo di Gianfranco Battisti sulla tolda di comando delle Ferrovie nazionali aveva visto svanire come neve al sole i suoi 130 treni in cambio di una cura al contagocce, con soli 9 convogli e nemmeno tanto nuovi. Fontana non si è dato per vinto e – dopo aver sostituito ai vertici di Trenord Cinzia Farisè, responsabile del “disastro” e grande nemica dei pendolari, con Marco Piuri, coriaceo dirigente esperto del settore e con Giuseppe Bonomi come punta di diamante di Fnm – era tornato alla carica per risolvere l’annosa vicenda delle ferrovie lombarde. La strategia però c’è, anche se costringerà Trenord ad affrontare il generale inverno (al netto delle solite soppressioni) solo coi 9 treni promessi da Fs. Ma gli uomini chiamati a disegnare le strategie ferroviarie da Fontana hanno già nel paniere nuovi patti para-sociali per rafforzare Fnm e forti investimenti nel biennio 2019-2020, con treni e strutture nuove. Però l’allegra compagine targata M5s non ha nessuna intenzione di facilitare la vita al governatore lombardo, reo di guidare la più ricca regione italiana col centrodestra, e così Toninelli, a bordo del mitico Enola Gay, ha sganciato un ordigno da due megatoni sulle malandate ferrovie lombarde: la nomina nel cda di Andrea Franzoso, il funzionario dell’audit Trenord che aveva denunciato le spese pazze del presidente Fnm Norberto Achille, poi condannato a due anni e otto mesi di carcere per peculato e truffa dal gup Roberto Arnaldi nel processo abbreviato. Franzoso, uscito poi dall’azienda, è diventato una vera e propria star anti malversazioni, protagonista di un serial infinito su “Striscia la notizia”, ha scritto un libro intitolato “Il disobbediente”, edito da Paperfirst, diventato un best seller nel movimento di Beppe Grillo, dove il giustizialismo è una religione. Il processo di beatificazione di Franzoso prosegue sulla carta stampata, grazie al Fatto Quotidiano che lo sponsorizza quotidianamente, mentre il settimanale Oggi titola “Che fatica fare l’eroe” e recita: “I vertici aziendali insabbiarono tutto, e allora Franzoso presentò un esposto con nome e cognome”. “Perché lo firmi? Può anche essere anonimo, non fare l’eroe”, lo avvertì il maggiore dei Carabinieri che accolse la denuncia. “Hai una vita davanti, non puoi rovinarti così. Se perdi il lavoro non ne trovi un altro, con la nomea che ti porti addosso”, gli disse suo padre. Dalla rete grillina arrivano applausi a scena aperta.

 

Fatto salvo qualche curiosone che va a frugare nel suo curriculum per capire come sia arrivato in Trenord. Ma lui va fino in fondo e grazie al governo del popolo ora siede sulla poltrona del cda Trenord. E infatti proprio grazie all’interessamento del ministro Toninelli il M5s indica Franzoso per il nuovo consiglio d’amministrazione della società ferroviaria lombarda partecipata al 50% da Ferrovie Nord Milano (FNM), controllata dalla Regione, e al 50% da Trenitalia, a sua volta controllata dalle Fs. Franzoso, dopo aver preso posto nella stanza dei bottoni dell’azienda, potrà fare le pulci al nuovo cda e al management che certo non l’ha amato. E i pendolari? Puntano le loro carte sulla determinazione di Fontana, aspettando il loro turno.

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