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Questo governo ci rallenta. Fontana cerca una holding per Trenord

Daniele Bonecchi

Visto l’andazzo del governo, il presidente della Lombardia sta vagliando progetti alternativi per far marciare il servizio ferroviario regionale

Può essere la nuova istantanea scattata dal governo gialloverde dopo l’incontro tra Fontana e Toninelli: le regioni del Nord, probabilmente, dovranno provvedere alle grandi opere, perché il governo volta loro le spalle. Succede a Torino, dove Chiamparino annuncia di voler fare da solo la Tav, succederà a Zaia, che per completare la sua Pedemontana dovrà ricorrere a risorse straordinarie, è certificato in Lombardia, dove Fontana, visto l’andazzo, pensa a una holding con Trenitalia molto defilata, per far marciare il servizio ferroviario regionale. Fatte salve le promesse e le dichiarazioni spumeggianti dell’ultima ora. Mentre Danilo Toninelli annuncia che “in Trenord le cose stanno cambiando davvero”, perché “venerdì prossimo si terrà l’assemblea dei soci che consentirà di nominare il nuovo cda dell’operatore ferroviario”, l’unica cosa certa è il nome indicato dal ministro pentastellato nel cda: Andrea Franzoso, il funzionario, già nell’auditing di Trenord, che ha denunciato l’allegra gestione dell’ex presidente Norberto Achille e che ora potrebbe entrare nei panni “dell’agente provocatore” che sta tanto a cuore del M5s.

 

Per il resto, risorse, treni, ammodernamento degli impianti: nebbia fitta. Ma alzare bandiera bianca non è la cifra di Attilio Fontana, pragmatico governatore della Lombardia. Le parole spese in Consiglio regionale per tratteggiare la profonda crisi del servizio ferroviario regionale – proprio alla vigilia dell’incontro col ministro Toninelli – hanno fatto capire quanto sia presente la minaccia di “non disturbare il manovratore” (il governo). Perché spiegare ai pendolari che le cose cambieranno solo a fine legislatura, tra cinque anni, è come buttare una cicca di sigaretta accanto a una pompa di benzina. E infatti, proprio mentre Fontana tentava lo slalom tra i tanti problemi dei treni lombardi, sindaci e pendolari manifestavano davanti al Pirellone per respingere l’idea – ventilata dal nuovo dg di Trenord, Marco Piuri – di sostituire i treni sgangherati con qualche autobus. Fontana non ha nascosto la mano che ha lanciato il sasso: “Il servizio ferroviario in Lombardia versa in condizioni non degne della nostra regione: lo abbiamo pubblicamente riconosciuto fin dal nostro insediamento. Lo dico a chiare lettere: non vogliamo chiudere questa legislatura lasciando il servizio di trasporto ferroviario nelle stesse condizioni in cui lo abbiamo trovato”. Meno diplomatico l’assessore a Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile, Claudia Maria Terzi, che, avendo i pendolari sul pianerottolo di casa ha spiegato: “La Regione Lombardia non eroga il servizio, ma interviene esclusivamente su Fnm che, a sua volta, agisce su Trenord di cui è socia al 50 per cento. L’altro socio paritario è Trenitalia che, a fronte dei 3 miliardi di euro investiti dalla Regione, ha messo sul piatto solo treni vecchi e un valore non superiore ai 170 milioni di euro. Questo ha comportato che la flotta conferita da Trenitalia a Trenord abbia un’età media di 32 anni, mentre i treni acquistati dalla Regione non superano i 9 anni. Treni vecchi non consentono di erogare un servizio adeguato”. Parole chiare. Dal fronte sindacale l’attenzione è alta perché Trenord, con Atm, rappresenta la spina dorsale del trasporto pubblico locale. “La riduzione del numero di treni (sostituiti dai bus) può reggere se ci aiuta ad affrontare l’emergenza – spiega Stefano Malorgio, segretario regionale della Filt Cgil – ma non può essere la risposta, perché non possiamo dire di non essere in grado di garantire il servizio. Noi siamo contrari alla divisione di Trenord (ventilata dalla passata amministrazione) perché è un’azienda come le altre e deve saper risolvere i suoi problemi: deve avere il materiale per fare servizio, deve fare la manutenzione”. Una soluzione può essere la scelta di mettere a gara il servizio ferroviario regionale, “già tempo fa abbiamo detto che era necessaria una gara per Trenord, con garanzie molto chiare per i lavoratori, una gara che tenesse assieme servizio Rfi e Trenord, che avesse durata lunga in grado di sviluppare nel modo giusto l’attività”. Ma al di là delle dichiarazioni di rito, dopo l’incontro al ministero, ciò che vale per Fontana sono i propositi concreti: “Se le ferrovie (FS ndr) non investono siamo disposti a cercare altri partner per la gestione del servizio”. Anche perché, al di là delle pacche sulle spalle al ministero FS sono lanciate finanziariamente nell’operazione salvataggio-suicidio di Alitalia. I pendolari possono aspettare. L’ordine del giorno votato dal Consiglio regionale poche ore fa sembra tracciare la strada: “La Lombardia guarda a un futuro con un trasporto regionale gestito da una holding pubblica che controlli il servizio su ferro e gomma, ma valuta positivamente l’ipotesi di rinnovare il contratto di servizio a Trenord fino al 2026” ma l’attesa per i pendolari non sarà breve.

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