Al campus! Il rettore Vago spiega il trasferimento di Città Studi

Daniele Bonecchi

Lo sbarco del campus della Statale sull’area ex Expo: "Un cambiamento non solo logistico ma organizzativo e culturale”

Nella città delle università e della ricerca, dove la sussidiarietà ha aperto le porte ad una collaborazione pubblico privato per nulla di facciata e dove la Bocconi sta realizzando un nuovo ambizioso campus sull’area che fu della Centrale del latte (una torre di dieci piani e quattro edifici con una residenza, un centro sportivo e un’area verde), a lanciare il ruggito del leone, una volta tanto, è la più pubblica delle istituzioni milanesi: l’Università Statale. Oggi è il rettore Gianluca Vago a dare la zampata, a gettare il cuore oltre gli ostacoli politici (pochi) e finanziari (molti, ma risolti grazie all’impegno del gruppo australiano Lendlease) e a varare, dopo un voto finalmente convinto del Senato accademico, lo sbarco del campus della Statale sull’area ex Expo. Un risultato notevole per la Statale e per Milano, “ci aspettiamo che la realizzazione del Campus modifichi in modo radicale l’attrattività complessiva della Statale, aspettativa legata alla disponibilità di ambienti e infrastrutture impossibili da garantire a Città studi”, spiega Vago. “Un luogo unico, funzionale, capace di condizionare in senso positivo gli scambi tra studenti, ricercatori, gli altri attori presenti nell’area, imprese, enti di ricerca. Un uso degli spazi non solo più razionale, ma che comporti una organizzazione delle attività didattiche e di ricerca completamente diversa dall’attuale separazione, quasi fordista, delle attività e degli spazi. Uno spazio non diverso, e speriamo per certi aspetti più innovativo, di quello che troverebbero nei migliori centri universitari d’Europa e del mondo. Un cambiamento non solo logistico ma organizzativo e culturale”.

 

Una scelta indispensabile alla realizzazione, con Humane Tecnopol, del più grande polo della scienza e della ricerca dedicata all’uomo. Senza dimenticare il problema dell’ospitalità delle migliaia di studenti che dovranno gravitare attorno al polo universitario. “Il masterplan approvato e proposto da Lendlease prevede una palazzina interamente dedicata all’ospitalità studentesca, di fronte alla sede universitaria”, prosegue il rettore. “Era stata da noi richiesta come requisito non rinunciabile. Così come, immediatamente attorno agli edifici universitari, è prevista un’area a verde che ospiterà gli impianti sportivi richiesti per le attività dei corsi di scienze motorie, ma utilizzabili da tutti. Il piano terreno delle palazzine universitarie, nella proposta di Lendlease, svolgerebbe interamente una funzione di tipo aggregativo, a disposizioni di tutti. L’intera area dovrà, di necessità, garantire al meglio le caratteristiche di ospitalità che un progetto così impegnativo – l’area ospiterà 40-50.000 persone – non può non avere. Onestamente, non avremmo potuto immaginare niente di meglio, quando tre anni fa abbiamo per la prima volta proposto l’idea del Campus”.

 

Il progetto presenta numeri eccellenti: una superficie di 150 mila mq, dei quali 47 mila destinati alla didattica, un sistema bibliotecario da 2.000 posti studio. Spazi verdi e attrezzati per 56.200 mq. Resta aperto il futuro di Città Studi, costato una micro contestazione sotto gli uffici del rettorato, con relativi tafferugli. Ma anche su questo Vago ha le idee chiare: “Nella discussione aperta dal Comune di Milano, e nei lavori di istruttoria coordinati dal professor Balducci, che dovrebbero costituire il nucleo dell’accordi di programma su Città Studi, l’area demaniale che si affaccia su Via Celoria, compresa tra via Ponzio, via Mangiagalli e via Colombo, rimarrà a vocazione universitaria, e condivisa tra noi, Politecnico e Bicocca. Noi sposteremo lì le attività del dipartimento di Beni culturali, da subito e, con ogni probabilità, dell’area di economia e scienze politiche, che soffre di cronica carenza di spazi nella sede storica di Via Conservatorio. Per l’area di più recente edificazione –beninteso, per la gran parte risale a 50 anni fa – compresa tra Istituto Tumori e Istituto Besta, che si sposteranno entrambi a Sesto, abbiamo ricevuto una manifestazione di interesse da parte del Demanio, che sposterebbe lì diverse funzioni amministrative ora distribuite in città. Per il resto, le nostre proprietà sono di edifici a diversa distanza da questo nucleo storico. Io non sono un urbanista, non sono in grado di dire quale sia la soluzione migliore per questa parte di Città Studi. L’impressione, vista l’attuale situazione – dopo le sette di sera la zona è praticamente deserta – è che forse uno sviluppo non esclusivamente universitario potrebbe paradossalmente meglio rivitalizzare il quartiere”, conclude Vago. Dunque l’area exExpo si prepara ad accogliere 18.000 studenti, di cui quasi 700 stranieri. A questi si aggiungeranno circa 1.800 ricercatori, e poco meno di 500 tra tecnici e amministrativi: oltre 20.000 persone, una città nella città. Il futuro di Milano.

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