Mazzate in periferia a Milano. Dove la sinistra soffre e c'è molto da lavorare

Daniele Bonecchi

Se “le periferie sono la grande scommessa delle città” il Pd la sta perdendo

Il buco nero si chiama periferie. E rischia di inghiottire il Pd. C’era una volta, tanto tempo fa, il partito della classe operaia: il Pci. Oggi il Pd, fusione a freddo tra le due forze popolari per eccellenza, Pci e Dc, esce dalla competizione elettorale con le ossa rotte in tutto il paese ma alza la bandiera di Milano come fosse la fortezza Bastiani del “Deserto dei Tartari”. La forza dei numeri fa pensare. Un anno e mezzo fa il sindaco Beppe Sala vinse a Milano col 51,7% dei voti a un soffio da Stefano Parisi fermo al 48,3%. Domenica scorsa Attilio Fontana ha vinto col 54,9% dei consensi contro Giorgio Gori congelato sul 28,8%. Ma intanto a Milano finiva 41,12% contro il 40,16% a favore di Gori. Una vittoria con risvolti simbolici, ma troppo poco però per mettere al sicuro il secondo giro di Beppe Sala. La zona della città in cui è stato votato di più il Partito democratico è la 1, il centro storico (oltre il 28%), nelle periferie il dato è sceso al 24%. E infatti gli unici parlamentari eletti, 4 su 55, sono lì, a un passo dal Duomo. Il campanello d’allarme era già suonato alle amministrative, quando a Baggio e San Siro, periferie degradate, Parisi aveva battuto Sala. Al punto che il sindaco, appena insediato, aveva parlato delle periferie come una sua personale “fobia”ossessione”, il problema dei problemi. Intendiamoci: si era già cimentato il centrodestra, a risolvere i problemi, senza risultati apparenti. Poi a cascata un nuovo incarico all’archistar Renzo Piano per riformare il Giambellino-Lorenteggio. Perché “le periferie sono la grande scommessa delle città”, aveva sentenziato il senatore a vita. Alla fine del 2016 Sala in visita a Quarto Oggiaro aveva lanciato un appello: per garantire maggiore sicurezza, “servono i militari per le strade”, aveva detto. Periferia fa rima con degrado e insicurezza, e il sindaco l’ha capito. Pochi mesi fa anche un appello del primo cittadino alle grandi famiglie milanesi per favorire un nuovo mecenatismo perché “chi ha di più aiuti chi ha meno”.

 

Carmela Rozza, oggi consigliere regionale del Pd, già assessore alla Sicurezza del Comune ma a lungo capo del sindacato inquilini (Sunia) conosce bene le case popolari di Milano e ha lavorato gomito a gomito con Sala per riformare i quartieri popolari. “Occorre affrontare radicalmente il tema della rigenerazione urbana, ed è una battaglia da fare in Regione, occorre una scelta di merito. Ma dall’altra parte, per garantire una gestione delle case comunali accettabile, serve una nuova socialità nei quartieri. E’ fondamentale la legalità ma contemporaneamente occorre creare un nuovo paradigma di relazioni. Con Sala abbiamo iniziato a lavorare con la presenza della polizia locale nei quartieri, per dare sicurezza ma anche per essere più vicini ai cittadini. Poi c’è il ruolo dei comitati di quartiere coi servizi di prossimità, il portierato sociale, l’infermiere di quartiere per gli anziani. Perché occorre lavorare assieme, far incontrare le persone”, spiega Rozza. Per Angelo Sala, presidente dell’Aler di Milano (Regione), pragmatico e concreto, “il risultato della Lega e del centrodestra nei quartieri popolari di Milano, oltre al buon lavoro di Salvini e Fontana, è anche merito dell’impegno che abbiamo messo per invertire la tendenza negativa nelle case popolari. I primi risultati si vedono, anche perché permettere ai cittadini di tornare in possesso del proprio quartiere è uno degli obiettivi che ci siamo dati: la sicurezza è la grande partita da vincere, perchè la gente sente che lo Stato è assente”. Sul lavoro da fare Sala si mostra ottimista: “Mi sembra che il governatore Fontana vada nella direzione giusta, quella di un assessorato in grado di rispondere ai problemi delle persone e delle famiglie più deboli, con una delega che tenga assieme la casa e parte del welfare”.

 

Soddisfazione nel centrodestra, forte preoccupazione a sinistra. Il problema, anche nella “vittoriosa” Milano”, per la sinistra è lì: nelle periferie in quanto luogo fisico, e anche in quanto luogo politico e sociale. E sulla distanza tra Pd e quartieri popolari Carmela Rozza ha ancora qualcosa da dire: “Non basta denunciare le responsabilità della Regione, perché ai cittadini interessa risolvere i problemi. C’è un Pd che vive di ideologia, troppo distante dai problemi reali. Su antifascismo e razzismo ci strappiamo le vesti poi non affrontiamo i problemi veri dell’integrazione. Perché occorre tenere assieme accoglienza e legalità”. L’analisi è impietosa: “Vivere solo un’identità costruita su questioni di principio, senza saper compiere scelte concrete aumenta la distanza dai cittadini… L’immagine plastica ce l’ha data la reazione della sinistra dopo i fatti di Macerata: nessuna manifestazione per condannare il sacrificio di una donna massacrata e barbaramente uccisa”.

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