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Recensione critica del blitz in streaming in Stazione Centrale a Milano

Giulia Pompili

Martedì trecento uomini della Polizia di stato – compresi i cinofili, i cavalli e perfino un elicottero – alle 14 e 30 hanno eseguito un blitz antidegrado

Capita pure alla Stazione Termini di Roma. Capita di venire importunati su via Giolitti (c’hai ’na sigaretta?, come ti chiami bionda?) e cinquanta metri dopo essere fermati dalla polizia per un controllo ordinario (patente, libretto, dove andate?). Via Giolitti, una terra di nessuno dove a comandare è l’equilibrio instabile tra nordafricani, cinesi e Forze dell’ordine, la notte si trasforma in una distesa lunga cento metri di senza tetto, tutti ordinatamente schierati, avvolti nelle coperte della Caritas. Ma la Stazione Termini è a Roma e non è un caso se la cosa più bella della Roma grillina è il treno per Milano.

 

Poi però, appunto, c’è Milano. E c’è la Stazione Centrale, dove l’altro ieri trecento uomini della Polizia di stato – compresi i cinofili, i cavalli, perfino un elicottero – alle 14 e 30 hanno eseguito un blitz antidegrado. Così l’ha definito la questura: blitz antidegrado. Ma dato il dispiegamento di forze, chiunque per un attimo ha pensato pure alla guerra batteriologica, a Igor il Serbo, ad Abu Bakr al Baghdadi in persona beccato sulle scalette del metrò Centrale. E invece no, perché a un certo punto è arrivato Matteo Salvini, che ha arringato la folla su Facebook mentre il Corriere, forte dei suoi segugi antidegrado sparpagliati per la capitale morale d’Italia, riprendeva tutto in una diretta streaming hollywoodiana, e chissenefrega per una volta della privacy e delle norme di sicurezza. Ma qui non è Hollywood, come direbbe Pau dei Negrita (sempre sia lodato). In zona la tensione era alta sin dal 22 aprile scorso, quando un senegalese aveva aggredito due soldati di Strade sicure. Poi la cosa era degenerata, gli agenti accorsi in aiuto delle Forze dell’ordine erano stati circondati da un centinaio di persone e non è finita male per un soffio. Però l’altro ieri i poliziotti a caccia di degrado, alla fine del blitz, hanno portato in questura cinquantadue persone – selezionate, probabilmente, a seconda del grado di degradabilità. Ventisei di loro sono in attesa della decisione sulla loro espulsione o sul trasferimento nei centri di permanenza. Erano senza documenti, come parecchi dei migranti che lo stato è incapace di gestire. Denunciati? Nessuno. Ma allora, si domanda il cittadino medio che pure sarebbe contrario al degrado tout-court, l’elicottero sarà stato davvero per Baghdadi?

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.