Santo Minniti (foto da Facebook)

Gran Milano

Il Pd in Lombardia prova già a pensare al futuro

Fabio Massa

Santo Minniti sfida per la segreteria il correntone Majorino-Schlein. Franco Mirabelli, grande saggio e capo di Area dem, contro il mancato supporto alla candidatura unitaria su Capelli: "Persa un'occasione per dare un segno di unità"

Il Partito democratico guarda avanti. O almeno al suo proprio futuro. Così, succede che in questa settimana agostana di deserto cittadino e politico escano però, da una parte, un’interessante intervista di Emilio Del Bono al Corriere della Sera, nella quale annuncia di voler intraprendere un percorso per provare a conquistare (una benedetta volta!) la presidenza di Regione Lombardia tra cinque anni; e dall’altra parte tutta una serie di prese di posizione sul congresso metropolitano dei dem. Roba da addetti ai lavori? Fino a un certo punto. Perché il nuovo segretario del partito sarà quello che dovrà individuare il percorso, quando sarà il tempo, per la successione a Beppe Sala e per impedire che Milano torni a destra (cosa possibile, dopo un ciclo di ben 15 anni: ammesso e non concesso che trovino almeno un candidato, diversamente dalla volta scorsa). Dunque la carica del segretario è importante e appetibile. 

In un primo tempo, per svariate settimane, si supponeva che la candidatura sarebbe stata “unitaria”. Spiegazione: unitaria nel Pd vuol dire “unica”, poiché unisce tutte le anime del partito e quindi non si fa avanti nessuno. Candidatura unitaria su Alessandro Capelli, sarebbe dovuta essere. E invece no: sarà sfida a due perché in campo ora c’è anche Santo Minniti. Chi sono costoro? Entrambi sono ben conosciuti sotto la Madonnina. Capelli è un arancione della prima ora, 38 anni, docente di Sociologia della comunicazione allo Ied e capo della campagna di Pierfrancesco Majorino. Un passato in Sel, poi arrivato nel Pd. Figlio d’arte, anche: il papà è il presidente della Casa della cultura e ha un passato da dirigente del Pci. “Voglio impegnarmi per una Politica capace di accogliere le fragilità e trasformarle in riscatto, ascoltare i bisogni e mettere a sistema le risorse che ciascuno può dare: per una Politica che sappia dare concretezza a quel diritto alla felicità cui ognuno aspira”, ha scritto in un post il 7 agosto. Santo Minniti invece è nel Pd praticamente da sempre. Anche lui è un under 40 (39), presidente al secondo mandato al Municipio 6.

 

La candidatura di Minniti fin dal primo istante si pone in contrasto con l’idea di un nome unico. “Mi candido perché voglio che il destino del nostro partito non sia scritto dagli accordi tra le correnti”, spara forte fin dall’inizio. Poi, in una intervista, rincara: “Non ho mai fatto parte di una corrente in 15 anni di militanza. Ho voluto credere nel fatto che questo partito sia ‘scalabile’ davvero, senza necessità di avere altre appartenenze se non quella al Pd. In questi mesi non ho fatto trattative, non ho offerto posti a nessuno ma ho tenuto il confronto sulla direzione e il metodo che il Pd dovrebbe a mio avviso darsi”. L’altro punto su cui attacca Minniti è la “giovane” militanza di Capelli, arrivato appunto da Sel: “Alessandro è arrivato da Sel un paio di anni fa ottenendo praticamente da subito un ruolo da vicesegretario del Pd. Credo che chi guida una comunità debba conoscerla profondamente e magari aver contribuito a costruirla”.

 

Risponde per le rime Franco Mirabelli, grande saggio prima dei Ds e ora del Pd e capo di Area dem: “A chi sostiene la candidatura di Minniti dico che si è persa l’occasione per dare un segno di confronto nell’unità del Partito democratico. Non credo che abbiamo bisogno di divisioni fondate su vicende più personali che politiche”. Tra i supporter di Minniti emerge un ventenne sostenitore di Schlein (teoricamente schierata con Capelli), Jacopo Marchesi della segreteria dei Giovani democratici: “La storia che è il candidato unitario è solo appunto una storia: gli iscritti non hanno discusso né votato, chi ha deciso che Capelli è veramente unitario? Si torna alle solite questioni, poche persone che parlano a nome di tanti iscritti”. Per ora Alessandro Capelli tace. Pare che non voglia dare la stura alle polemiche, e che il momento giusto sarà dopo la presentazione delle firme, prevista per il 26 agosto. A settembre però sarà battaglia vera, e già si scaldano i big che vogliono entrare nel dibattito cittadino.

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