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Manzoni e le pesti. Storia universale di morbi e libri. Brera celebra 150 anni dalla morte

Francesca Amé

A un secolo e mezzo dalla morte, Milano festeggia l'autore dei "Promessi Sposi" con un'esposizione di oltre cento opere tra libri, disegni e ricordi legati alla sua figura. Presente anche il ministro Sangiuliano, che promette di vigilare sul raddoppio della Pinacoteca

Ei fu, ma per nulla immobile. A centocinquant’anni dalla morte (il 22 maggio del 1873) Alessandro Manzoni riesce nel miracolo di paracadutare in città il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano e di strappargli – tra le sale della Biblioteca Braidense, depositaria fin dal 1886 del ricco Fondo Manzoniano – una promessa: l’11 maggio riaprirà il tormentato e infinito cantiere di Palazzo Citterio, destinato a ospitare il raddoppio della Pinacoteca (Brera Modern, che nelle intenzioni del direttore James Bradburne sarà dedicata all’arte dell’Otto e del Novecento). “L’ampliamento di Brera è un progetto su cui punto e per dargli impulso tornerò ogni mese a controllare lo stato dai lavori”, annuncia il ministro che ieri ha visitato le sale di Palazzo Citterio, appena due civici più in là di Brera, ancora in attesa dei lavori correttivi necessari per trasferire in sicurezza parte della collezione di opere d’arte. Sangiuliano promette anche (non gli abbiamo strappato la data: vigileremo sulla Gazzetta ufficiale) imminenti concorsi pubblici per immettere nuova linfa nel personale ormai prosciugato dei musei statali, Brera e Braidense incluse.

 

Per il resto, nell’elegante Sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense il buon Manzoni – quello bistrattato dai ricordi liceali e accusato di eccessivo conservatorismo – ieri è stato rispolverato in tutta la sua attualità: “Chissà quanti don Abbondio abbiamo incontrato nella vita”, si lascia scappare il ministro per poi aggiungere “che Manzoni non è mai vecchio, è contemporaneo e universale”. Don Lisander è a buon diritto contemporaneo anche per il sindaco Beppe Sala, quando ricorda che, in un parallelo tra la peste il Covid, “la storia di Milano è quella di una città che soffre, che resiste e che rinasce”.  Milano chiama Roma (“Milano c’è con il governo per fare al meglio per tutti”, dice il primo cittadino) e Roma risponde: “Lo scambio con il sindaco è ottimo, c’è reciproca stima, stiamo lavorando su tanti elementi anche nella consapevolezza che Milano, città in cui ho vissuto tanti anni fa, è non soltanto la capitale economica della nazione ma anche una città importantissima dal punto di vista culturale”, dice Sangiuliano che però non si sbottona sulle nuove nomine scaligere. 

 

Di certo ha lavorato moltissimo e bene Marzia Pontone, direttrice scientifica della Braidense, per concepire “Manzoni, 1873-2023. La peste orribile flagello tra vivere e scrivere”, una mostra di oltre cento opere tra libri, disegni e incisioni che ripercorre in modo originale la figura di Manzoni soffermandosi sui celeberrimi Promessi Sposi e sulla Storia della Colonna Infame. Collaborano all’esposizione celebrativa l’Archivio Ricordi e la Casa del Manzoni (che è sì visitata dalle scolaresche, come ha ricordato l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, ma resta ancora poco attrattiva per il grande pubblico).

 

In Braidense tra xilografie, acqueforti, litografie e incisioni si parte dal tema del morbo che colpisce nell’Iliade gli Achei alle porte di Troia, evocati nelle versioni di Ugo Foscolo e Vincenzo Monti, per arrivare alle “carte manzoniane”, tra cui la versione ventisettana e quarantana dei Promessi Sposi, affiancate dalle suggestive incisioni di Francesco Corsi e dai disegni di Gallo Gallina. Tra le chicche, una copia della prima stesura con correzioni autografe della Colonna Infame, i bozzetti di Francesco Gonin per il frontespizio e le lettere e i bigliettini dello stesso Manzoni, in fondo uomo debole (o forse troppo sensibile) davanti ai piccoli e grandi drammi dell’esistenza. E così, se qualcosa deve restare di questo “maggio manzoniano” punteggiato di celebrazioni più o meno riuscite (la Pinacoteca Ambrosiana ha appena aperto una mostra sulla biblioteca di don Ferrante, la Veneranda Fabbrica del Duomo per tutto il mese apparecchia letture manzoniane in cattedrale e il 22 ospiterà il Requiem verdiano dell’Orchestra Sinfonica di Milano) forse la suggestione più attuale di tutte sta nella ricerca di un senso alla nostra comune fragilità.