l'intervista

“È emergenza suicidi in carcere. Ecco le misure del governo”. Parla il viceministro Sisto

Ermes Antonucci

Il viceministro della Giustizia annuncia che “sarà prossimamente costituito un tavolo di lavoro per l’emergenza carceraria” per affrontare un aumento dei suicidi negli istituti di pena che “è oggettivamente insostenibile"

Il governo cerca di trovare una soluzione al problema delle carceri e lo fa innanzitutto riconoscendo per la prima volta l’esistenza di una “emergenza”, per bocca del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto. Intervistato dal Foglio, Sisto annuncia infatti che “sarà prossimamente costituito un tavolo di lavoro per l’emergenza carceraria” per facilitare il compito del Dap di fronte a un aumento dei suicidi negli istituti di pena che “è oggettivamente insostenibile”. Da inizio anno 18 detenuti si sono tolti la vita (l’ultimo ieri), un record. “Il ministro Nordio li ha definiti ‘un fardello di dolore’. Effettivamente le prime settimane del 2024 sono state drammatiche, dopo il miglioramento dei numeri del 2023”, dice Sisto.

 

“Confidiamo in una inversione della tendenza nei prossimi mesi – dichiara Sisto – anche per le specifiche terapie che il ministero sta ponendo in essere, al di là del generale endemico problema del sovraffollamento carcerario, possibile e rilevante concausa di quanto sta accadendo”. 

 

Pochi giorni fa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto incontrare il capo del Dap Giovanni Russo, segno della preoccupazione del Colle per ciò che sta accadendo nelle carceri. “La preoccupazione del presidente Mattarella è la nostra preoccupazione e non può che sfociare in interventi tesi a contrastare il fenomeno”, risponde Sisto, spiegando quali sono le misure che il governo sta attuando: “Innanzitutto è stato ritenuto necessario monitorare il fenomeno e intervenire negli specifici luoghi dove si sono verificati i suicidi. Abbiamo così intensificato i rapporti con le autorità sanitarie del posto, con gli enti locali, in modo da provare a intercettare con largo anticipo le situazioni problematiche della persona, che possano poi evolversi negativamente”.

 

Abbiamo poi fornito precise e perentorie istruzioni ai provveditori regionali e ai direttori degli istituti penitenziari per avviare e completare rapidamente la verifica di situazioni di disagio psicologico all’interno degli istituti”, aggiunge il viceministro, ricordando anche “i piani regionali di prevenzione, la collaborazione con gli ordini forensi, la capacità di intervento che avrà il nuovo collegio dei garanti dei detenuti e il protocollo di intesa con l’ordine degli psicologi, che comporterà il loro coinvolgimento nell’osservazione dei soggetti a rischio”. Quanto alle assunzioni, sono in arrivo 200 funzionari giuridico-pedagogici. A questi si aggiungeranno oltre 2.000 nuovi agenti penitenziari.

  

Per quanto riguarda le infrastrutture, Sisto chiarisce che la risoluzione dell’emergenza da sovraffollamento carcerario ha una doppia prospettiva: una di medio-lungo periodo, un’altra di breve periodo. La prima “riguarda l’utilizzo di caserme dismesse e la costruzione di nuovi istituti penitenziari, recentemente oggetto di finanziamento da oltre 160 milioni di euro”. Si tratta della direzione più volte indicata dalla premier Meloni e dal ministro Nordio. La seconda prospettiva passa invece per l’architettura penitenziaria, cioè “la redistribuzione e il recupero degli spazi esistenti”: “Secondo i nostri programmi, entro il 2025 avremo oltre 2.000 posti in più negli istituti di pena”, dice Sisto. 

  

Questi, tuttavia, non basteranno a risolvere il problema del sovraffollamento (attualmente le carceri ospitano 60 mila detenuti a fronte di una capienza di 51 mila posti). Ecco dunque che si rende necessario rafforzare l’area delle pene sostitutive al carcere. “La cultura di Forza Italia, come ribadito da Antonio Tajani alle Camere, è notoriamente ispirata al garantismo, inteso quale rigoroso rispetto dei princìpi della Costituzione – afferma Sisto –. È evidente che, se è vero che la pena non può essere contraria al senso di umanità e deve tendere alla rieducazione del condannato come sancito dall’articolo 27, non possiamo che ritenere necessario innalzare il livello di sensibilità e controllo nel rapporto fra l’ambiente carcerario e il ‘detenuto-persona’. Continuare a investire sulle pene sostitutive di recente conio, ricorrere fiduciosamente alle misure alternative, ridurre –  anche oltre gli obiettivi del Pnrr – la durata dei processi, possono essere importanti componenti per dare impulso a una dimensione extracarceraria, pure sempre sanzionatoria, della pena”. 

 

“In altri termini – spiega il viceministro della Giustizia – è bene che dietro le sbarre ci sia solo chi effettivamente merita la custodia inframuraria, con una nuova, più costituzionale apertura di credito verso chi dia concreti e inequivocabili segnali di adesione ai percorsi riabilitativi. Severi con chi ha sbagliato e continua a sbagliare, ma disponibili alla speranza nei confronti di chi dimostra di aver definitivamente dimenticato il crimine”. “Questo il fil-rouge costituzionale che lega le riforme in corso: per citare l’immancabile Montesquieu, un ‘esprit des lois’ che, partendo dalla presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva di condanna, riconosca nella funzione rieducativa della pena l’auspicabile ‘happy end’ della – giusta – fase retributiva della stessa sanzione penale”, conclude Sisto.

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]