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“Più toghe fuori ruolo”. La retromarcia di Nordio e della maggioranza

Ermes Antonucci

Rischia di saltare il già piuttosto ridicolo taglio di sole venti unità (da 200 a 180) del numero di magistrati collocabili fuori ruolo. Colpa di un inatteso dietrofront del ministro della Giustizia e dei partiti di governo

Rischia di saltare il già piuttosto ridicolo taglio di sole venti unità (da 200 a 180) del numero di magistrati collocabili fuori ruolo, previsto dalla bozza di decreto legislativo predisposto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, in attuazione della riforma Cartabia. La commissione Giustizia della Camera oggi discuterà e approverà il parere (non vincolante) sul testo e, secondo quanto confermato al Foglio da diverse fonti ministeriali e parlamentari, i partiti di maggioranza sarebbero intenzionati a chiedere il ritorno al limite massimo di 200 magistrati collocabili fuori ruolo. Dietro la richiesta della maggioranza ci sarebbe un cortocircuito che nell’ultimo periodo ha coinvolto Via Arenula, gli altri ministeri e i presidenti di alcune commissioni parlamentari. 

 

Nelle ultime settimane, infatti, i titolari dei ministeri degli Esteri (Antonio Tajani), del Lavoro (Marina Calderone), e delle Imprese e del made in Italy (Adolfo Urso) hanno chiesto al ministero della Giustizia di poter godere dell’operato di alcuni magistrati addetti all’ufficio legislativo di Via Arenula. Medesime richieste sono giunte dai presidenti di alcune commissioni parlamentari, in particolare quelle bicamerali d’inchiesta (come quella sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti). Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto in maniera negativa a tutte queste richieste, sostenendo che il numero dei magistrati in servizio al proprio dicastero è già fin troppo contenuto, e dunque sarebbe impossibile privarsi di validi togati addetti all’ufficio legislativo, che altrimenti rimarrebbe sguarnito. Da qui nasce l’idea della maggioranza di proporre la cancellazione del già risibile taglio di venti unità del numero di toghe collocabili fuori ruolo. La proposta potrebbe essere formalizzata oggi con l’approvazione del parere al decreto legislativo predisposto dal governo. 

 

Lo scenario appare paradossale da qualunque punto di vista lo si guardi. In primo luogo sorprende il “no” di Nordio al trasferimento di alcuni magistrati in servizio a Via Arenula verso altri ministeri. Da sempre, infatti, il Guardasigilli è sostenitore del taglio del numero delle toghe fuori ruolo. “Sono favorevole a una forte riduzione dei magistrati fuori-ruolo: credo che dei 200 attualmente distaccati ne basti solo il 10 per cento, gli altri dovrebbero tornare a lavorare nei tribunali”, disse Nordio in un’intervista il 15 febbraio 2022. Nonostante ciò, Nordio non solo nel decreto legislativo  ha previsto una riduzione di soltanto venti unità del limite massimo di magistrati ordinari collocabili fuori ruolo (da 200 a 180), ma sta anche respingendo tutte le richieste provenienti dagli altri ministeri di disporre di alcuni magistrati in servizio a Via Arenula. 

 

Il secondo aspetto paradossale riguarda il comportamento della maggioranza di centrodestra, anch’essa da sempre sostenitrice della necessità di ridurre il numero dei magistrati fuori ruolo, e in questo modo i condizionamenti esercitati dalle toghe all’interno delle strutture vitali del potere legislativo. A dispetto di questi proclami liberali, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sarebbero pronti ad avallare la richiesta proveniente dai vari ministeri e dalle commissioni parlamentari di tornare al numero massimo di 200 magistrati collocabili fuori ruolo, in questo modo svuotando la legge delega approvata ai tempi della Guardasigilli Marta Cartabia.

 

Io presiedo la giunta per le autorizzazioni della Camera, uno dei massimi organismi giuridici del Parlamento, ma non mi avvalgo di un magistrato. Ho un funzionario della Camera che fa l’avvocato ed è bravissimo”, dice al Foglio il deputato Enrico Costa (Azione), che si oppone all’ipotesi di cancellare la già misera riduzione del numero di toghe fuori ruolo.  “Non è obbligatorio avere una figura esterna – ribadisce Costa – All’interno del Parlamento c’è un grande patrimonio di conoscenza, ci sono bravissimi funzionari. Che i presidenti delle commissioni debbano andare a prendersi un magistrato da fuori lo ritengo incredibile”, conclude. Vedremo se il paradosso del centrodestra si compirà. 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]