i fallimenti del pm

Arrestati, processati e assolti: continuano i flop di Nicola Gratteri

Ermes Antonucci

Crollano ancora le inchieste avviate a Catanzaro dal nuovo procuratore di Napoli. Al processo "Stige" assolti 26 imputati. Gratteri la definì "la più grande operazione degli ultimi 23 anni" e "un’indagine da portare nella scuola della magistratura"

Un mese fa Nicola Gratteri si è insediato come nuovo procuratore di Napoli, ma a far parlare per ora sono ancora i flop ottenuti dal magistrato durante i sette anni trascorsi alla guida della procura di Catanzaro. Martedì, per esempio, la corte d’appello di Catanzaro ha confermato l’assoluzione per l’ex presidente del consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso nell’ambito dell’inchiesta “Farmabusiness”, condotta nel novembre del 2020 dalla Dda di Catanzaro guidata proprio da Gratteri. La procura chiese e ottenne per Tallini l’applicazione degli arresti domiciliari, revocati dopo quindici giorni dal tribunale del Riesame per l’assenza di gravi indizi di colpevolezza e l’insussistenza di esigenze cautelari.

 

Nel frattempo, però, a causa dell’indagine, Tallini – esponente di Forza Italia – è stato costretto a dimettersi dall’incarico ai vertici del consiglio regionale calabrese. Secondo l’ipotesi dei pm, Tallini, nella sua qualità di assessore regionale al Personale all’epoca dei fatti contestati, aveva agevolato la cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri nei suoi interessi nel settore della distribuzione dei farmaci in cambio di appoggio elettorale nelle elezioni regionali del 2014. L’accusa era crollata già in primo grado, nel giudizio con rito abbreviato, conclusosi con l’assoluzione di Tallini con la formula “perché il fatto non sussiste”. Martedì l’impianto accusatorio è stato bocciato anche in appello, con la conferma dell’assoluzione per Tallini (e pensare che la procura generale aveva chiesto una condanna a 7 anni e 8 mesi di reclusione). 

 

L’assoluzione di Tallini giunge a pochi giorni di distanza dal crollo in appello, sempre a Catanzaro, della parte più significativa del processo denominato “Stige”, nato da un’inchiesta lanciata nel 2018 sempre dalla procura all’epoca guidata da Gratteri. L’indagine deflagrò il 9 gennaio 2018 con l’arresto di 169 persone. Al centro delle indagini le attività criminali della cosca Farao-Marincola, una delle più potenti della Calabria con ramificazioni anche nel nord e centro Italia. Gli inquirenti si spinsero ben oltre, arrivando a ipotizzare un vasto coinvolgimento della criminalità organizzata non solo nel settore imprenditoriale, ma anche e soprattutto nella sfera politica.

 

Vennero indagati e arrestati diversi amministratori locali tra sindaci, vicesindaci, assessori e presidenti dei consigli comunali. Nicodemo Parrilla, sindaco di Cirò Marina e presidente della provincia di Crotone, venne accusato di associazione mafiosa, ritenuto dagli inquirenti il rappresentante della cosca nelle istituzioni locali. Oltre a Parrilla, furono arrestati anche il sindaco di Strongoli, Michele Laurenzano, e quello di Mandatoriccio, Angelo Donnici. I comuni interessati dall’inchiesta vennero sciolti per i presunti condizionamenti mafiosi. 

 

Gratteri non nascose la sua soddisfazione, definendo l’indagine “la più grande operazione fatta negli ultimi ventitré anni”. Non solo, l’allora procuratore di Catanzaro aggiunse: “E’ un’indagine da portare nelle scuole di polizia giudiziaria e in quella della magistratura anche perché riguarda soprattutto la parte economica e con la ‘ndrangheta che ha messo i suoi uomini direttamente nella gestione del potere”. 

 

L’indagine che avrebbe dovuto fare scuola è mezza crollata venerdì scorso di fronte alla corte d’appello di Catanzaro, che ha assolto 26 imputati, condannandone 30. A pesare sono i nomi delle persone assolte. I sindaci di Cirò Marina, Nicodemo Parrilla, e di Strongoli, Michele Laurenzano, sono stati infatti entrambi assolti con formula piena dall’accusa di associazione mafiosa. In primo grado i due erano stati condannati a 13 e a 8 anni di reclusione. Assolti anche due ex consigliere comunali, ma soprattutto anche gli imprenditori che secondo i pm si erano messi al servizio della ‘ndrangheta, e che in primo grado erano stati condannati a pene severe. Insomma, la parte politica ed economica dell’inchiesta è stata azzerata. 

 

Non il miglior biglietto da visita per cominciare l’esperienza da procuratore a Napoli.