l'intervista

La verità sul voto sulla direttiva europea contro la corruzione

Ermes Antonucci

“La proposta di direttiva europea contro la corruzione è in contrasto con il principio di sussidiarietà e di proporzionalità”, spiega al Foglio Antonio Giordano, deputato di Fratelli d’Italia relatore del parere votato mercoledì

"Il centrodestra boccia la direttiva europea contro la corruzione e l’abuso d’ufficio". E’ questo il messaggio che gran parte dell’informazione e dei partiti di opposizione hanno fatto passare dopo il voto espresso mercoledì dalla commissione affari europei della Camera sul parere relativo alla direttiva proposta da Parlamento europeo e Consiglio Ue sulla lotta contro la corruzione. Come spesso accade, le cose stanno diversamente e sono più complesse di come appaiono. “La proposta di direttiva europea contro la corruzione è in contrasto con il principio di sussidiarietà e di proporzionalità”, spiega al Foglio Antonio Giordano, deputato di Fratelli d’Italia relatore del parere votato mercoledì. 

 

“La direttiva detta, senza che sia dimostrata la necessità e il valore aggiunto dell’intervento a livello unionale – aggiunge Giordano – una disciplina pervasiva che incide profondamente su normative, quali quelle contenute nei codici penali e di procedura penale, che tengono conto delle specificità dei sistemi, dei dati statistici e delle culture giuridiche, economiche e sociali, nonché dell’ordinamento costituzionale e delle Pubbliche amministrazioni di ciascuno stato membro”. “Una cosa folle”, prosegue Giordano, spiegando che la direttiva si spinge a individuare fattispecie di reato, a definirne le pene minime, persino i termini di prescrizione. 
“Ci sono dei reati per i quali sono stati previsti termini di prescrizione di 22 anni. Come si sposa questo con l’efficienza della giustizia?”, si chiede il deputato FdI.

 

“Siamo sicuri che la lotta alla corruzione si faccia meglio con questa azione devastante, della quale non sono indicati i costi e i benefici, anziché continuando con la strada che abbiamo intrapreso?”, si domanda ancora Giordano, ricordando che “l’Italia ha già aderito alla procura europea e si è dotata di una autorità indipendente anticorruzione, l’Anac”. “Faccio notare peraltro – continua Giordano – che anche la Svezia ha eccepito il mancato rispetto della sussidiarietà da parte della direttiva, in quanto prevede l’incandidabilità dell’incriminato per corruzione, il che vuol dire incidere sui sistemi di elettorato passivo di tutti gli stati”.

 

Anche Azione mercoledì ha deciso di votare il parere elaborato dalla maggioranza. La proposta di direttiva è stata definita “una follia pura” da Enrico Costa, vicesegretario di Azione, perché “arriva al punto di prevedere sanzioni penali non solo per l’abuso d'ufficio nel settore pubblico, ma anche per il settore privato in caso di ‘esecuzione’ o ‘omissione di un atto, in violazione di un dovere, da parte di una persona che svolge a qualsiasi titolo funzioni direttive o lavorative per un’entità del settore privato nell'ambito di attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o commerciali al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per un terzo’”. “Ciò determina un’implementazione del controllo delle procure nella vita interna delle imprese, quando per i casi più gravi già sono presenti ipotesi di reato, dalla truffa all’appropriazione indebita”, ha concluso Costa.

 

Per queste ragioni, Costa ha annunciato di aver chiesto formalmente al presidente della commissione Giustizia, Ciro Maschio, un esame di merito della proposta di direttiva  sulla corruzione: “Potranno essere ulteriormente dettagliate dal punto di vista giuridico le criticità del testo già emerse dal parere della commissione Politiche Ue e ciò sarà utile anche a fornire al governo tutti gli elementi per sostenere la sua posizione in sede negoziale”. “Il nostro Parlamento, infatti, non è un notaio che deve solo recepire acriticamente le volontà dell’Ue – ha aggiunto Costa – Si tratta di ricercare un equilibrio che nella proposta della direttiva europea contro la corruzione era del tutto assente, e ciò è rafforzato dal fatto che essa contrasta con il disposto della Convenzione di Merida”.