Le mille tensioni di Nordio con la procura europea ed Eurojust

Ermes Antonucci

Non c’è pace per il Guardasigilli, al centro di critiche e malumori da parte della magistratura che ora scavalcano persino i confini nazionali

Non c’è pace per Nordio, al centro di critiche e malumori da parte della magistratura che ora scavalcano persino i confini nazionali. Il primo fronte riguarda la nomina del nuovo componente italiano della procura europea (Eppo), organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio reati che ledono gli interessi finanziari dell’Ue, come frodi, corruzione e riciclaggio. Oggi nel collegio dei procuratori l’Italia è rappresentata da Danilo Ceccarelli, che è anche vicecapo del collegio, presieduto dalla procuratrice rumena Laura Codruta Kovesi. La notizia sta nel fatto che Nordio avrebbe indicato come successore di Ceccarelli il nome di Andrea Venegoni, oggi sostituto procuratore generale in Cassazione. Il problema è che Venegoni avrebbe ottenuto una valutazione comparativa inferiore ad altri due candidati esaminati da un panel di tecnici nominato dal Consiglio su proposta della Commissione europea: il panel avrebbe infatti suggerito come primo nome Stefano Castellani, attualmente procuratore europeo delegato a Torino, seguito da Francesco Testa, collega a Roma.

 

La scelta di Nordio ha generato la protesta di tutti i quattordici procuratori europei delegati in Italia, che hanno vergato una lettera indirizzata a Kovesi dai toni allarmati, in cui si sostiene che con il mancato rispetto della graduatoria Nordio sta “minando in radice l’indipendenza del procuratore europeo italiano che con tale metodo dovesse essere nominato”. “Come magistrati italiani e procuratori europei delegati – continua la lettera – avuto riguardo allo statuto d’indipendenza e autonomia che la nostra Costituzione e le norme europee ci garantiscono, consapevoli del tuo ruolo di garante della funzionalità della procura europea, ti preghiamo di tener presente che tali valori sono per noi irrinunciabili per poter svolgere correttamente le nostre funzioni”. 

 

Quello dell’Eppo non è l’unico fronte caldo. Un piccolo caso è emerso anche attorno a Eurojust, l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale. Il ministro Nordio ha infatti presentato uno schema di decreto legislativo per l’attuazione del regolamento Ue che nel 2018 ha ridisegnato la struttura di Eurojust. Nel provvedimento si stabilisce che la nomina dei magistrati a Eurojust spetta al Consiglio superiore della magistratura, ma il ministro della Giustizia può indicare un candidato diverso da quello proposto dal Consiglio superiore, che in questo caso è tenuto a motivare “specificamente” perché fa una scelta che se ne discosta.

 

Di fronte a questa proposta di modifica è arrivato subito l’altolà del plenum del Csm, che ha approvato un parere a larga maggioranza, con l’astensione di quattro componenti laici (Enrico Aimi, Enrico Carbone, Isabella Bertolini e Rosanna Natoli). “Non appare coerente” con “gli aspetti di novità” del regolamento, “la scelta di confermare il coinvolgimento del ministro della Giustizia nella procedura di selezione dei magistrati nominati presso Eurojust in misura pregnante”, avvertono i consiglieri nel parere. Il fatto che il ministro possa proporre un candidato alternativo a quello del Csm comporterebbe più di un rischio: si “potrebbe determinare una possibile divergenza istituzionale”, cioè aprire un conflitto tra Via Arenula e Palazzo dei Marescialli.

 

Non solo: una tale previsione potrebbe “esporre la procedura di nomina a contenziosi giurisdizionali basati direttamente sulla contrapposte valutazioni dei due organi”, vale a dire portare a montagne di ricorsi davanti alla giustizia amministrativa, Tar e Consiglio di stato. Come uscire da questa situazione? Per il Csm la risposta è semplice: limitando il ruolo del ministro all’espressione di un parere sui candidati individuati dal Csm. Bisognerà vedere se Nordio sarà d’accordo. In caso contrario, rischia di aprirsi uno scontro istituzionale tra il ministero della Giustizia e il Csm. 

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