il caso

Nordio contro la giudice no vax di Firenze

Ermes Antonucci

Il ministro della Giustizia ha preso in esame il caso della giudice no vax Susanna Zanda, denunciato sul Foglio: "Toni non compatibili con il dovere di equilibrio e riserbo". Sul reintegro della psicologa non vaccinata: "Grave e inescusabile violazione di legge"

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha preso in esame il caso della giudice no vax di Firenze, Susanna Zanda, denunciato sul Foglio lo scorso 21 marzo. Il magistrato si era rivolta al Csm per sapere se sarebbe andata incontro a una sanzione disciplinare qualora si fosse recata al lavoro senza green pass, utilizzando un linguaggio degno del peggior complottismo internettiano (i vaccini contro il Covid-19 venivano definiti “sieri sperimentali, causa di moltissimi decessi”, e il green pass uno “strumento eversivo”). La giudice era già nota per aver reintegrato – contro le pronunce della Corte costituzionale – una psicologa sospesa perché non in regola con l’obbligo vaccinale, sostenendo che i vaccini contro il Covid-19 “alterano il Dna” e hanno causato “migliaia di decessi”.

 

Interpellato da un’interrogazione del senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, Nordio ha risposto sottolineando la “gravità” delle dichiarazioni effettuate dalla giudice Zanda. Per il Guardasigilli i “toni di esacerbato dissenso” usati da Zanda sono “non compatibili con il dovere di equilibrio e riserbo cui ogni magistrato è tenuto nell’esercizio delle proprie funzioni”, mentre i contenuti di alcune affermazioni “paiono aderire alle più radicali teorie complottiste elaborate nel corso della pandemia da Covid-19”. Le dichiarazioni del magistrato sono considerate “idonee a minare la fiducia e l’affidamento che ciascun membro della collettività deve potere riporre negli appartenenti all’ordine giudiziario”.

 

Ancora più grave viene definito il provvedimento con cui la giudice Zanda ha reintegrato una psicologa sospesa perché non vaccinata: “La disapplicazione della normativa interna, che aveva superato in due distinte occasioni il vaglio di legittimità costituzionale, nonché la reintegrazione immediata al lavoro di personale sanitario che non aveva completato il ciclo vaccinale appaiono idonee a configurare una grave e inescusabile violazione di legge”. Resta ora da vedere se, come la logica vorrebbe, il ministro deciderà di promuovere un’azione disciplinare nei confronti del magistrato. 

Di più su questi argomenti: