divergenze nella maggioranza

Sulla separazione delle carriere tra i magistrati il governo è separato in casa

Ermes Antonucci

Lega e Forza Italia, con il Terzo polo, rilanciano la proposta sulla separazione delle carriere tra giudici e pm, ma senza il consenso di Fratelli d'Italia e del Guardasigilli Nordio. Maschio (FdI) al Foglio: "Serve riforma complessiva"

Quattro proposte di legge costituzionali per rilanciare la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Sono state depositate nei giorni scorsi alla Camera, e presentate ieri in una conferenza stampa, da Lega, Forza Italia e Terzo polo (Azione e Italia Viva). Le proposte, che riprendono il testo di riforma costituzionale su cui nel 2017 l’Unione delle camere penali raccolse le firme di oltre 70 mila cittadini, rappresentano una netta accelerazione su uno dei temi più spinosi dell’organizzazione giudiziaria e da sempre fonte di tensioni tra politica e magistratura. Da qui l’attenzione sui due grandi assenti: il partito di maggioranza, cioè Fratelli d’Italia, che ha deciso di non unirsi all’iniziativa dei due alleati (nonostante la riforma sia citata nel programma di governo), e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che dopo le numerose parole spese nel corso degli anni, anche nelle sue linee programmatiche, in favore della separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, stavolta si è rinchiuso in un silenzio tombale.

 

Una timidezza da diverse settimane che si è estesa anche su altri fronti (come la riforme delle intercettazioni e quella dell’abuso d’ufficio, sparite dai radar del governo), spiegabile solo con il timore di generare i soliti scontri con la magistratura associata. Un timore fondato. Basti pensare che ieri, appena conclusasi la conferenza stampa, l’Associazione nazionale magistrati twittava sul proprio profilo un messaggio dai toni piuttosto chiari: “Negli ultimi mesi si sono intensificate le proposte di riforma sulla separazione delle carriere per dare attuazione ad un progetto che minerebbe alle fondamenta l’attuale assetto costituzionale della magistratura italiana”. Il tweet rimanda alla mozione approvata pochi giorni fa dal comitato direttivo centrale dell’Anm, in cui si afferma che la separazione delle carriere (che prevede due concorsi separati per il reclutamento, due carriere separate e due Consigli superiori diversi, uno per i giudici e uno per i pm) metterebbe a rischio “i diritti costituzionali” e piegherebbe il pm “ai desiderata del potere politico”.

 

Se il timore del governo di determinare dure reazioni dall’Anm è fondato, ciò non vuol dire però che la soluzione debba essere, come al solito, la fuga dalle promesse (e dalle toghe). Soprattutto quando gli alleati tentano di accelerare il passo, definendo la separazione delle carriere una riforma “assolutamente necessaria” (Forza Italia) e “ineludibile” (Lega).

 

Intervistato dal Foglio, Ciro Maschio, presidente di FdI della commissione Giustizia alla Camera, nega tensioni tra i partiti di maggioranza: “Bene ogni iniziativa che va verso la separazione delle carriere, tema che è nel nostro programma di governo. FdI non ha ancora presentato una proposta di legge ‘copia e incolla’ identica alle altre su separazione delle carriere perché stiamo lavorando anche a una proposta che possa adeguare il processo penale alla riforma costituzionale”. La separazione delle carriere, essendo riforma costituzionale, tuttavia, ha bisogno di tempi diversi da quelli necessari per la riforma del processo. Su questo Maschio replica: “Ovvio che le due proposte potrebbero avere iter paralleli ma necessariamente andrebbero coordinati anche perché la prima per essere applicata concretamente necessita della seconda”.

 

Insomma, l’impressione è che anche su questo tema, come sugli altri, FdI e Nordio non vogliano forzare la mano, che tradotto significa rischio di immobilismo. “Mi risulta che il ministro Nordio sia al lavoro su tutti i temi e quindi sarà lui a comunicare man mano il cronoprogramma”, replica Maschio.

 

Dall’opposizione, Enrico Costa (Azione-Iv) prova a smuovere le acque: “Sono convinto che oggi ci siano le condizioni politiche, a differenza di quanto accadde nella scorsa legislatura, per procedere a una riforma così importante come quella che riguarda la separazione delle carriere in magistratura. Ritengo che anche FdI, partito di maggioranza relativa, possa contribuire a conseguire questo fondamentale risultato entro il 2025”.